Con entrate in caduta libera, la moda britannica deve ripensare le strategie
Secondo un nuovo studio sul settore della moda pubblicato dalla Confederazione dell’Industria Britannica (CBI), le vendite di abbigliamento continueranno a ristagnare. Ma lo scenario contemplato da Kantar Worldpanel potrebbe essere ancor più drammatico, se si avverasse.

Questa azienda specializzata nel decifrare il comportamento dei consumatori e nell’analisi dei dati ha pubblicato uno studio piuttosto allarmante riguardante il mercato britannico dell’abbigliamento. Secondo la società, il comparto potrebbe perdere fino a 350 milioni di sterline (396 milioni di euro) nei prossimi 12 mesi. Le cause sono il calo delle presenze nei negozi fisici e l’incapacità del settore di rinnovarsi e di immaginare delle strategie che vadano al di là dei tradizionali sconti, che fanno sempre più fatica ad essere considerati attraenti.
Il mercato della moda subisce questo impatto molto più del retail in generale. Le cifre del settore della vendita al dettaglio sono in crescita, aumentando di quasi un quarto di milione nell'anno chiuso il 3 giugno, ma il mercato della moda mostra un calo dello 0,4%.
Altro fatto da sottolineare: sono 2 anni che il mercato della moda non inanella due mesi consecutivi di crescita. È successo per l’ultima volta nel giugno del 2016. In seguito, i risultati del referendum europeo hanno condizionato la fiducia dei consumatori portandola a diminuire vertiginosamente, una caduta dalla quale non si è ancora ripresa.
Glen Tooke, il direttore del comportamento clienti di Kantar Worldpanel, sottolinea, tuttavia, che nonostante le attuali sfide da affrontare, “i clienti stanno ricominciando a comprare prodotti fashion, anche se al momento l’analisi può sembrare basata più sulla fiducia che su un'analisi scientifica”. L’analista aggiunge che: “Il numero di acquisti all'anno è diminuito di un'unità per consumatore, il che rappresenta una differenza significativa a livello della popolazione di un intero Paese”.
Se la situazione non cambia, le proiezioni dell'analista evocano lo scenario di “un calo delle vendite dell’1% entro un anno, il che equivarrebbe a una perdita di circa 350 milioni di sterline [396 milioni di euro]”.
Secondo Kantar, solo due terzi dei vestiti, delle calzature e degli accessori venduti lo scorso anno sono stati acquistati a prezzo pieno, e il valore di queste vendite è diminuito di 443 milioni di sterline (501 milioni di euro).
Ma i consumatori non comprano neanche più dei prodotti molto scontati per compensare, anche se elaborano con cura le loro strategie di acquisto. Gli articoli venduti a prezzo pieno e gli articoli in saldo hanno visto scendere il volume delle loro vendite. La vendita a prezzo pieno accusa una contrazione totale di un milione di prodotti. Gli articoli in saldo crescono di 303 milioni di sterline in valore, ma il numero di prodotti venduti diminuisce di 31 milioni. È chiaro che oggi i clienti riescono a resistere ai prezzi ribassati e preferiscono scegliere articoli più cari, ma di qualità, e di acquistarli una volta in svendita.
Glen Tooke aggiunge: “Per molto tempo i clienti sono stati abituati ad aspettare l’inizio dei saldi, e la strategia di sconti aggressivi praticata da molte catene di moda non sempre ha l’effetto atteso, né sul carrello medio, né sulle presenze. Oggi, i clienti comprano quando ne hanno bisogno e i distributori devono essere molto più flessibili nella loro strategia per soddisfarli. Il tempo atmosferico lo illustra bene. Questa settimana fa caldo ed è adesso che bisogna vendere. Quando il sole non ci sarà più la prossima settimana, sarà troppo tardi, e queste sono vendite che non si recuperano più”.
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