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APCOM
Pubblicato il
17 lug 2013
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Commercio estero: nel 2012 export Italia +3,7%, import -5,7%

Di
APCOM
Pubblicato il
17 lug 2013

Nel 2012, il commercio mondiale di beni è sostanzialmente stazionario rispetto al 2011 (+0,2%), mentre i volumi scambiati sono in espansione (+2,1%) in presenza di una contrazione dei valori medi unitari (-2,1%).

Foto Corbis


In questo quadro internazionale, l'Italia registra nel 2012 una crescita delle esportazioni di merci (+3,7%) e una diminuzione delle importazioni (-5,7%). Questa dinamica, condizionata anche dalla forte contrazione dei consumi e dei livelli di produzione industriale a livello nazionale, ha determinato un ampio avanzo commerciale (+11 miliardi di euro), il più elevato nel decennio 2003-2012. E' quanto sottolinea l'annuario statistico 'Commercio estero e attività internazionali delle imprese', frutto della collaborazione fra l'Istat e l'ICE.

Nel 2012, la quota di mercato dell'Italia sulle esportazioni mondiali di merci risulta pari al 2,74%, in flessione rispetto al 2011 (2,89%). Le esportazioni nazionali di servizi sono aumentate del 5,8% mentre le importazioni di servizi sono in lieve calo (-0,6%). I flussi di investimenti netti diretti all'estero sono invece diminuiti del 40%. Germania e Francia si confermano i principali mercati di sbocco delle esportazioni nazionali, con quote pari, rispettivamente, al 12,5% e all'11,1%; gli Stati Uniti si collocano al terzo posto tra i paesi partner, con una quota pari al 6,8%; seguono Svizzera e Regno Unito (rispettivamente 5,9% e 4,9%).

Per quanto riguarda i principali raggruppamenti di industrie, nel 2012 si registra un lieve ampliamento del deficit nell'interscambio di prodotti energetici (-63miliardi); rispetto al 2011 raddoppia invece l'avanzo nell'interscambio di beni di consumo (+11,6 miliardi per i beni di consumo durevoli e +5,6 miliardi per quelli non durevoli) e aumenta in misura significativa il surplus per i beni strumentali (+49,3 miliardi). T

ra i gruppi di prodotti manifatturieri in cui l'Italia detiene nel 2012 le più elevate quote sulle esportazioni mondiali di merci si segnalano: materiali da costruzioni in terracotta (21,9%); pietre tagliate, modellate e finite (14,5%); prodotti da forno e farinacei (14%); cuoio conciato e lavorato; articoli da viaggio, borse, pelletteria e selleria; pellicce preparate e tinte (13,3%), cisterne, serbatoi, radiatori e contenitori in metallo (11,2%) e articoli in pelle (escluso abbigliamento) e simili (11,%).

La provenienza territoriale delle vendite sui mercati esteri si conferma fortemente concentrata nelle regioni del Centro-Nord da cui proviene l'87,3% delle esportazioni nazionali, mentre il Mezzogiorno attiva solo l'11,4% delle vendite sui mercati internazionali. Nel 2012 la quota della Lombardia sulle esportazioni nazionali è pari al 27,7%, quella del Veneto al 13,4% e quella del Piemonte al 10,3%.

Lo scorso anno 207.920 operatori economici hanno effettuano vendite di beni all'estero. La distribuzione degli operatori per valore delle vendite all'estero conferma la presenza di un'elevata fascia di microesportatori: 128.765 operatori presentano un ammontare di fatturato all'esportazione molto limitato (fino a 75 mila euro), con un contributo al valore complessivo delle esportazioni nazionali pari allo 0,5%. D'altra parte, 3.800 operatori appartengono alle classi di fatturato superiori a 15 milioni di euro; questo segmento di imprese realizza il 70,8% delle vendite sui mercati esteri.


Il 43,3% degli operatori esporta merci verso un unico mercato, mentre il 15,1% opera su oltre dieci mercati. La presenza degli operatori nelle principali aree di scambio commerciale risulta comunque diffusa: nel 2012 si registrano 148.612 presenze di operatori commerciali italiani nell'area Ue27, 85.748 nei paesi europei non Ue, 40.173 in Asia orientale e 38.085 in America settentrionale.

Nel 2010 operano in Italia 13.741 affiliate di multinazionali a controllo estero. Queste imprese impiegano quasi 1,2 milioni di addetti e realizzano un fatturato di 468 miliardi di euro, con un contributo importante ai principali aggregati economici nazionali: il 6,8% degli addetti e il 16,1% del fatturato.

L'apporto del capitale estero al sistema produttivo italiano è rilevante anche per gli scambi di merci, con quote del 24,6% per le esportazioni e del 44,3% per le importazioni. In particolare, l'incidenza degli scambi intra-gruppo (intra-firm trade) sull'interscambio complessivo di merci delle imprese a controllo estero è risultata pari al 43% per le esportazioni e al 52% per le importazioni.

L'attività di queste imprese si concentra prevalentemente nei servizi, con 10.025 unità controllate rispetto alle 3.716 dell'industria. In termini di addetti, ai primi posti dei paesi controllanti si collocano gli Stati Uniti, paese cui fanno riferimento affiliate che occupano in Italia 257 mila addetti, la Francia (247 mila addetti in Italia) e la Germania (167 mila addetti).

Nel 2010 sono 22.081 le affiliate di multinazionali italiane residenti all'estero. Queste impiegano oltre 1,6 milioni di addetti, realizzando un fatturato di quasi 435 miliardi di euro. Il numero di affiliate italiane all'estero è più elevato nei servizi non finanziari (12.401 imprese) rispetto ai settori industriali (8.324). Tuttavia, le imprese industriali mostrano una maggiore rilevanza economica (214 miliardi di fatturato e circa 915 mila addetti nel complesso).

I principali paesi di localizzazione delle controllate italiane all'estero in termini di addetti sono: Stati Uniti (2.096 affiliate che impiegano oltre 157 mila addetti), Romania (3.331 affiliate, con quasi 116 mila addetti) e Germania (1.436 imprese che utilizzano quasi 112 mila addetti). Si segnala una significativa presenza italiana in Brasile (oltre 600 imprese con più di 115 mila addetti) e in Cina (923 affiliate che impiegano più di 100 mila addetti).

Fonte: APCOM