14 giu 2019
Coin, a Pitti le prove generali per un sistema moda più coeso
14 giu 2019
La scelta di Coin di presenziare Pitti Uomo con uno proprio spazio espositivo è il frutto di una visionaria intuizione del suo presidente, Giorgio Rossi, ma anche sintomo di un’esigenza sempre più diffusa e impellente all’interno del settore: quella di costituire una filiera più corta, che sappia fare sistema, comunicare e sostenersi per affrontare le future sfide del settore.
Al piano inferiore del padiglione centrale della Fortezza da Basso, circondata da una fitta selva di insegne di punta di abbigliamento maschile, si apre una rilassante area lounge, ritagliata nello Spazio Carra e arredata sulla falsa riga dei punti vendita Coin Excelsior. “Perché venire qui?”, si interroga il presidente, introducendo a FashionNetwork.com le ragioni che lo hanno spinto a programmare l'inaspettata partecipazione, la prima in assoluto per un department store al salone fiorentino.
“Ho telefonato personalmente al dott. Poletto (direttore generale di Pitti Immagine, ndr), racconta Rossi, “che ha subito accettato con entusiasmo la mia proposta”. “In un momento come questo”, prosegue il presidente, “di grande difficoltà e di macro-cambiamenti nell’universo moda e retail, occorre essere uniti e fare sistema. Qui abbiamo la possibilità di incontrare tutta la filiera, dai produttori agli agenti fino ai dettaglianti”.
Il parterre di Pitti Uomo è uno dei più ampi e selezionati grazie ai circa 1.200 marchi presenti in fiera. “Di questi, oltre 250 sono già distribuiti attraverso Coin e Coin Excelsior, mentre prevediamo almeno 70/80 nuovi ingressi di alto livello dal prossimo settembre (sugli 800 al momento presenti nella sua offerta, ndr)”, rivela Rossi, che vanta una lunga carriera a metà tra mondo moda e settore immobiliare.
Pitti diventa così il melting-pot del fashion system nostrano grazie alle eterogenee figure che lo popolano, a partire dagli stessi agenti, i quali “rivestono un ruolo chiave per la nostra azienda, distribuita su tutto il territorio nazionale in maniera molto disomogenea. I gusti di Milano sono diversi da quelli di Messina e ogni nostro punto vendita deve saper comunicare un’immagine ben definita attraverso un brand mix appositamente studiato”, ha spiegato il presidente.
Il gruppo punta a diventare sempre più piattaforma di riferimento anche per i retailer nazionali, specie quelli più piccoli. “Nei nostri punti vendita in Italia registriamo 35 milioni di passaggi e riusciamo a convertire un 30% di visitatori. Si tratta di 10/12 milioni di scontrini l’anno”, sottolinea Rossi.
Dimensione e frammentazione del commercio al dettaglio domestico penalizzano molto la competitività del settore, incapace di sostenere i necessari investimenti in innovazione e nuove tecnologie. “In Italia, un retailer occupa mediamente 3 dipendenti e fattura 300-400mila euro l’anno; in Francia impiega 6-7 addetti per un giro d’affari di 700-800mila euro, che supera il milione di euro oltremanica, dove gli occupati sono, in media, 12”, continua il presidente di Coin.
Rossi si è quindi soffermato sul ruolo del digitale e su come il suo avvento, in parte sottovalutato dai player del comparto in Italia, abbia rivoluzionato negli ultimi anni le dinamiche di acquisto del consumatore finale. “L’online deve svolgere una funzione di prima cernita per il cliente, per mostrargli cosa offriamo e per conoscerne i gusti, mentre la finalizzazione del processo di acquisto deve avvenire in negozio”.
Il gruppo opera anche attraverso il canale e-commerce, che rappresenta ancora una fetta marginale del suo fatturato complessivo. “La nomina del nuovo AD, Cristina Mollis (ex Value Team e H-Farm, ndr), nasce proprio dall’intenzione di voler recuperare terreno nel mondo digital in ottica omnicanale, favorendo l’integrazione dei nostri negozi fisici con l’online”.
Non solo web e Italia nei progetti di espansione del retailer veneto di lifestyle e home decore, che presidia il mercato domestico attraverso 39 store diretti a insegna Coin, una cinquantina a insegna Coin Casa e 3 destinazioni Coin Excelsior (Roma, Milano e Trieste). All’estero, dove già conta circa 50 negozi Coin Casa, dislocati nell’area Balcanica, e un luxury building a insegna Coin a Tirana, in Albania, ha in programma una nuova apertura, nella seconda metà del 2020, a Kiev, in Ucraina, con il full format di 2.000/3.000 mq.
Coin, ceduta a marzo 2018 dal fondo inglese Bc Partners all’italiana Centenary SpA per circa 70 milioni di euro, ha chiuso l’esercizio 2018, terminato il 31 gennaio scorso, con un fatturato intorno ai 450 milioni di euro, realizzato per il 60% attraverso l’offerta moda, e un Ebitda in linea con le aspettative a 12,5 milioni di euro. “Nei primi 5 mesi del 2019, le vendite hanno segnato una progressione del +0,5/0,6%, spinte dalla componente non tessile e dalla crescita a doppia cifra di Coin Casa”.
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