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Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
2 dic 2022
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Chanel rileva FashionArt, esperto padovano di denim d’alta gamma

Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
2 dic 2022

Chanel investe ancora una volta nel Made in Italy, e per la prima volta nel campo del denim. La griffe francese di moda e lusso ha messo gli occhi su FashionArt SpA, suo fornitore storico, specializzato nella produzione di jeans e abbigliamento in denim d’alta gamma, che lavora anche nei tessuti per borse e scarpe, ci ha confermato Chanel, senza comunicare l'importo esatto speso per l'operazione. Il marchio parigino ha acquisito una partecipazione del 60% nella società italiana.

Un modello Chanel in pizzo denim realizzato da FashionArt per l'estate 2019 - © PixelFormula


Da quindici anni, Chanel fa realizzare i suoi capi in denim da questa manifattura veneta, che ha sede a Limena, vicino a Padova. Rinomata per l’approccio innovativo e la competenza nel tessuto denim, FashionArt annovera tra i suoi clienti, oltre alla griffe francese, i principali nomi del lusso, da Louis Vuitton a Burberry, ma anche giovani designer, che continuerà a fornire. È comunque con Chanel che il fondatore Andrea Rambaldi ha stretto i legami più intensi, poiché ha creato FashionArt proprio iniziando a lavorare per la maison di rue Cambon.
 
Ingegnere chimico, figlio di padre tintore e madre sarta, mentre lavorava nel commercio di lavatrici industriali incontra nel 2007 Karl Lagerfeld, al quale presenta alcuni campioni nati dalle sue personali sperimentazioni sulla tela blu. Il leggendario direttore artistico di Chanel lo mette alla prova chiedendogli di concepire dei pantaloni in denim “che richiamino i colori della nebbia mattutina inglese” per la collezione Métiers d'art 2007/08 Paris-Londres. “FashionArt è nato con questo primo pezzo délavé, realizzato a colpi di pennellate nebbiose fatte a mano”, spiega l’azienda.

Fondata nel 2008, l'azienda impiega oggi 38 persone e si avvale della collaborazione di 15 partner altamente qualificati dislocati nel suo perimetro geografico, che gestiscono la produzione dei capi di abbigliamento, mentre assicura internamente l'intero ciclo di sviluppo, come la preparazione dei cartamodelli e la classificazione e la cucitura dei prototipi, in due stabilimenti di 2.500 mq.
 
Apprezzata per la sua grande perizia nel denim e la sua continua innovazione, FashionArt ha investito molto nella ricerca tecnologica e nello sviluppo sostenibile, il che le consente di garantire l'intero processo creativo nel rispetto dei più elevati standard qualitativi. È infatti certificata dall'etichetta GOTS (Global Organic Textile Standard), così come tutta la sua filiera produttiva esterna.

Un altro modello realizzato da FashionArt per la collezione Chanel dell'estate 2020 - © PixelFormula


Come spiega Chanel, per descrivere il know-how della manifattura, “piuttosto che il metodo tradizionale, che consiste nel partire dalla stampa del tessuto, gli artigiani di FashionArt prima realizzano il capo. In seguito esso viene scucito, poi passato, a seconda degli effetti desiderati, attraverso l’abrasione a base di polvere, il taglio laser, la stampa 3D dei motivi, la lavorazione di un jacquard, l’aggiunta di ricami o inserti di tweed. L'ultimo passaggio è riassemblare minuziosamente il capo in modo identico.
 
Il numero di aziende, laboratori e manifatture di raffinato artigianato artistico acquisite dal gruppo transalpino del lusso dal 1985 a oggi è ora di 42, con 12 case di métiers d’art e 30 produttori. FashionArt è la decima azienda italiana ad entrare nel suo ovile. Infatti, il colosso parigino controlla nella Penisola i tre produttori calzaturieri Roveda, Gensi e Nillab Manifatture (Calzaturificio Ballin), il produttore piemontese di filati fantasia e tessuti Vimar 1991, i due pellettieri Mabi International e Renato Corti, le due concerie Samanta e Conceria Gaiera Giovanni, oltre alla maglieria Paima.

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