Chanel ha portato al Grand Palais il 31 di rue Cambon
Dopo essere transitato per Amburgo e New York, il défilé dei Métiers d'art di Chanel torna alle proprie origini parigine. Questa proposta di prêt-à-porter si svolge tradizionalmente a margine del calendario delle sfilate ed è incentrata sul savoir-faire artigianale delle case con le quali il marchio collabora. Il 4 dicembre, l'appartamento di Gabrielle Chanel del 31 di rue Cambon è stato ricreato per una serata nello spazio feticcio della maison parigina, il Grand Palais. È stata la prima collezione Métiers d'art firmata da Virginie Viard.

Un'enorme scala Art Decò circondata da specchi domina lo spazio centrale del Grand Palais, decorato con quattro enormi lampadari di cristallo e attorniato da salotti intimi, con divani beige, oggetti personali e molti libri. È il nido di Mademoiselle Chanel in rue Cambon 31: un appartamento ancorato ai suoi tempi, tra il primo piano dei mitici saloni di Haute Couture e il terzo, dedicato allo studio creativo. Uno spazio che, nel 2002, ha ospitato la prima sfilata Métiers d'art, e che oggi è stato reinterpretato su vasta scala per segnare un ritorno ai codici storici del marchio, con un occhio alla contemporaneità.
In netto contrasto con i gradini delle scale di moquette beige da cui scendevano le modelle, la sobrietà è stata la protagonista. La Viard tinge le prime sagome di nero con cappotti di cashmere illuminati da cinturoni dorati. Al ritmo di “To turn you on”, dei Roxy Music, l'atmosfera scura lascia gradualmente spazio a toni bicolori, tonalità calde e pastello, malva, colori metallici. Il tutto declinato in giacche da tailleur corte, abbinate a gonne a matita a vita bassa, cinture di perle e catene. Tweed classico su abiti e completi con la gonna, in un'interpretazione tanto femminile quanto sensuale, portata al parossismo su alcuni boleri con scollatura profonda, come quello indossato da un’esaltata Gigi Hadid.
Una collezione Métiers d'art 2019/20 fedele alla storia di Chanel, ma coraggiosa e con un’inclinazione più moderna, che dimostra come l’artigianato più lussuoso sia sempre d’attualità. Know-how diversi, che recentemente sono stati raccolti dal gruppo dei fratelli Wertheimer in un nuovo quartier generale chiamato 19M.

Silhouette ampie in abiti neri lunghi e infiniti con ricami e pizzi reinterpretati anche in una delicata tonalità champagne. Gonne a pieghe, abiti vaporosi e dettagli in piuma precedono una serie in raso bianco, dalla quale si distacca una borsa-bomboniera a forma di piccola gabbia dorata, ricordo evidente di ciò che si trovava nella casa di Mademoiselle. Questo non era l’unico accessorio della sfilata: la maison Massaro ne ha firmato le calzature, mentre le borse “Boy” (indossata dalla giovanissima Kaia Gerber) e “Gabrielle” si trasformano in miniature portate come gioielli. I ricami erano firmati dall’azienda Lesage e le camelie bianche di Lemarié ricoprivano il bomber che ha chiuso il défilé, stavolta con la musica punk-dance di LCD Soundsystem a fare da sfondo. Non c'è dubbio che Coco Chanel sarebbe stata sorpresa.
“C’è una forma di semplicità che ritorna nell'ABC di Chanel. Non avevamo bisogno di fare troppo”, confida Virginie Viard. “Non volevo i soliti grandi viaggi per le collezioni Métiers d'art, volevo rimanere a Parigi. Abbiamo quindi dovuto ripensare a un modo per farlo. E poi mi piace anche mescolare i codici inventati da Gabrielle Chanel e sublimati da Karl Lagerfeld. Amo l’idea del patchwork”, ci spiega la direttrice artistica, che ha preso il timone creativo di Chanel dopo la morte di Karl Lagerfeld lo scorso febbraio. “È il ritorno ai codici del marchio e al primo défilé Métiers d'art nel 2002, che si era proprio svolto nelle sale di rue Cambon 31. Le modelle fumavano sigarette mentre ascoltavano Lou Reed. Si trattava più di un atteggiamento che di una tematica”, ha aggiunto a proposito dell’ispirazione e dell’arredamento, realizzato con la cineasta Sofia Coppola, che dopo la sfilata ha dichiarato, parlando di Virginie Viard: “Mi piace il suo stile, la forma con la quale combina i diversi elementi. Ammiro il suo modo di lavorare, e la sua capacità di creare abiti che fanno sentire a proprio agio, pur mantenendo lo stile Chanel”.

Ambientazione hollywoodiana, grazie alla presenza di stelle come Kristen Stewart, Vanessa Paradis, Lily-Rose Depp, Margaret Qualley, Carole Bouquet o Marion Cotillard. Quest’ultima nella collezione ha visto “una commovente poesia”, indicando di aver preferito “i dettagli di ogni giacca e le cinture di perle”. Mentre la testimonial spagnola della casa di moda, Penélope Cruz, era entusiasta e sorridente dopo la sfilata: “Mi è sembrata meravigliosa, un omaggio. Vi abbiamo visto tutta la storia di Chanel eppure è molto moderno quello che fa. Lei ha il suo tocco personale, ma si coglie un po’ di Chanel in ogni capo”, ha affermato l’attrice premio Oscar a proposito del lavoro di Virgine Viard.
Una sfilata molto ben accolta, con gli ospiti che hanno applaudito in piedi la discreta direttrice artistica della casa francese. “Era questione di tempo... Ora sì, possiamo essere contente di Virginie Viard”, hanno detto all’uscita dalla sfilata alcune buyer francesi ammirando il lavoro ben fatto dalla stilista. Da parte sua, Virginie Viard ha riflettuto sul percorso che l'ha condotta a portare il 31 di rue Cambon al Grand Palais: “Mi pongo sempre la questione del contesto, che non ha più niente a che vedere con il modo di vivere di decenni prima: oggi, cosa piacerebbe a una donna? E come vorrebbe indossarlo?”. Con la sfilata Métiers d'art sembra che sia riuscita a rispondere perfettamente a queste domande.
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