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Versione italiana di
Laura Galbiati
Pubblicato il
17 lug 2019
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Chanel crea il nuovo ruolo di Direttore della diversità e dell’inclusione

Versione italiana di
Laura Galbiati
Pubblicato il
17 lug 2019

In un periodo in cui le maison di moda sono spesso al centro di polemiche su questioni di appropriazione culturale, razzismo o sessismo, Chanel ha arruolato Fiona Pargeter nel ruolo, creato ex novo, di Direttore della diversità e dell’inclusione, come rivelato da Business of Fashion..


Sfilata Haute Couture Chanel autunno/inverno 2019/20 - PixelFormula


Dal profilo Linkedin di Fiona Pargeter, sul quale lei stessa ha ufficializzato il suo arrivo in luglio nella maison di rue Cambon, si apprende che da cinque anni ricopriva a Londra la carica di Responsabile diversità e inclusione EMEA della banca svizzera UBS, dove è entrata nel 1999 come stagista, dopo gli studi in psicologia.
 
“Diversità e inclusione sono tematiche supervisionate da qualche anno dal nostro responsabile engagement e comunicazione, all’interno della divisione Risorse umane e organizzazione. Fiona Pargeter raggiunge Chanel come responsabile di diversità e inclusione con l’obiettivo di far evolvere il nostro approccio e continuare a sostenere il nostro impegno su questi temi”, ha dichiarato la maison a FashionNetwork.com.

La griffe del lusso, il cui headquarter ha sede nella capitale britannica dal 2017, sta creando oggi i suoi nuovi punti di riferimento dopo la scomparsa di colui che è stato il suo Direttore Artistico per 35 anni, Karl Lgerfeld, deceduto lo scorso febbraio. La sua sostituta allo stile, Virginie Viard, ha messo a segno una seconda sfilata di successo a inizio luglio durante la settimana della Haute Couture, mentre la società ha recentemente comunicato risultati annuali fiorenti.
 
Nel 2018, la maison indipendente fondata nel 1910 da Gabrielle Chanel ha visto il suo fatturato crescere del 10,5%, per raggiungere quota 11,12 miliardi di dollari (9,91 miliardi di euro). L’utile operativo è progredito dell’8%, a 2,99 miliardi di dollari (2,67 miliardi di euro), per un margine del 26,9%.
 
Chanel non è la prima azienda del lusso a concretizzare una riflessione sull’inclusione. Toccata da uno scandalo sui social network in seguito alla messa in vendita di un maglione nero che ricordava una “blackface”, Gucci ha annunciato lo scorso marzo un finanziamento di oltre 10 milioni di dollari per lanciare il programma “Gucci Changemakers”, con l’obiettivo di “dare una svolta al mondo della moda, rafforzando l’impatto sociale e il rapporto con le comunità sociali”. A inizio anno, Prada, da parte sua, ha annunciato la creazione di un comitato consultivo su diversità e inclusione.

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