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28 nov 2019
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Cavalli passa a Dico Group (Damac) del miliardario Hussain Sajwani

Pubblicato il
28 nov 2019

Roberto Cavalli ha ufficialmente un nuovo proprietario. La società d’investimento del presidente di Damac, Hussain Sajwani, ha annunciato di aver completato l’acquisizione del gruppo italiano di moda. La transazione riguarda la totalità delle azioni della Roberto Cavalli SpA, fino a ieri (oltre il 90%) nelle mani del fondo Clessidra. 

Roberto Cavalli


“Siamo entusiasti di portare avanti l’incredibile storia del brand Roberto Cavalli. Dico vanta una lunga e fruttuosa collaborazione con Roberto Cavalli, e credo che il brand sposi perfettamente la nostra idea di lusso”, ha commentato Hussain Sajwani, fondatore, nel 2002, della società di sviluppo immobiliare Damac Properties.
 
“Sono lieto di annunciare che la transazione si è svolta senza intoppi e che assicureremo la stabilità del management”, ha concluso l’imprenditore, che figura al 962° posto nella classifica Forbes Billionaires 2019 ed è considerato uno degli uomini più ricchi degli Emirati Arabi.

L’acquisizione è avvenuta attraverso il veicolo d’investimento privato Vision Investments, parte di Dico Group. Roberto Cavalli ha siglato nel 2017 una collaborazione con il gruppo di Hussain Sajwani per lo sviluppo dell'interior design del primo Aykon Hotel sulla Dubai Marina.

Fondato nel 1992, Dico è il braccio d’investimento di Hussain Sajwani. L’operazione Cavalli rappresenta la sua prima incursione nel mondo moda. Dico ha interessi diversificati in tutto il mondo e stima di investire circa 3 miliardi di dollari nei prossimi anni in mercati chiave, come Europa e USA.

Hussain Sajwani - DR


Il magnate arabo ha avuto la meglio nella corsa all’acquisto della griffe, seminando gli altri concorrenti, tra cui OTB di Renzo Rosso e l’americana Bluestar Alliance. Il fondo Clessidra ha messo in vendita la società dopo numerosi tentativi di rilancio. Il ruolo dell’AD Gian Giacomo Ferraris, giunto al capezzale della società nel 2016 per risanarne i conti, sembra al momento blindato.
 
La casa di moda (in rosso nel 2017 per 33,7 milioni) è reduce da un piano di razionalizzazione ‘lacrime e sangue’, con tagli allo stile, al marketing e alla rete vendita. Al momento, dopo l’uscita di Paul Surridge, è orfana di direttore creativo e ha cessato (in aprile) le attività della sua filiale americana.

Il piano di risanamento presentato dalla società, sostenuta dalla nuova proprietà araba, ha convinto il Tribunale di Milano, che ha considerato i “tempi della ristrutturazione particolarmente contenuti e credibili”, certo della “capacità di saldare i creditori nei termini dell'accordo”. Ad oggi, rimane il nodo sul mantenimento dei livelli occupazionali dei suoi stabilimenti in Italia e della sede di Osmannoro.

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