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Pubblicato il
23 nov 2018
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Carlo Capasa e Raffaello Napoleone: millennials e sostenibilità parole chiave per il futuro del menswear

Pubblicato il
23 nov 2018

In occasione dell'e-P Summit, organizzato il 20 e 21 novembre presso il Talent Garden Milano Calabiana da Pitti Immagine tramite la società di cui è comproprietario Fiera Digitale, Carlo Capasa, Presidente di Camera Nazionale della Moda Italiana, e Raffaello Napoleone, AD di Pitti Immagine, hanno parlato della crescita del menswear e delle strategie per continuare a sostenerla.

Carlo Capasa e Raffaello Napoleone tra Giampiero Baudo di "Esquire" (primo da sinistra) e Stefano Roncato di "MF Fashion" (primo da destra) - Fiera Digitale


“Il settore tessile è cresciuto del 2% nel terzo trimestre dell’anno, ma anche l’industria dell’abbigliamento, soprattutto con menswear e accessori, ha registrato un'ottima crescita nello stesso periodo”, indica Raffaello Napoleone. “Le prospettive per i restanti 3 mesi sono altrettanto positive, specialmente per il lusso (tanto più che comprenderanno i dati sul Black Friday)”.
 
“L’abbigliamento maschile crescerà di oltre il 3% nel 2018 e la donna di oltre il 2%, quindi avremo un menswear che performa meglio del womenswear, anche se quest'ultimo genera notoriamente volumi maggiori”, si è inserito Carlo Capasa, il quale ha ricordato che In Italia è concentrato il 30% della produzione d’abbigliamento maschile d’Europa, "ma se escludiamo gli articoli di workwear rappresentiamo il 46% della produzione, e se guardiamo al solo suiting l’Italia crea il 70% della produzione del Vecchio Continente. Siamo davvero i leader nella produzione di abbigliamento da uomo”, ha puntualizzato.

Napoleone ha continuato ricordando che in un Pitti Immagine Uomo da 1.230 espositori le offerte di sportswear e street style, tendenze che stanno rivoluzionando il mercato del menswear, rappresentano ormai attorno al 30% dell'offerta. "Le regole del vestirsi sono completamente cambiate: anche in contesti fino a pochi anni fa molto formali si accettano tenute più sportive e sono state sdoganate le sneaker per quasi ogni occasione".
 
“Uno studio inglese sul Regno Unito, realizzato nel 2018, mostra che i Millennials uomini consumano il 60% in più della generazione precedente. L’acquisto medio di un millennial è di 1.216 sterline l’anno contro le 860 sterline dei giovani precedenti”, informa il Presidente di CNMI. “Ciò significa che i giovani consumatori maschi di oggi comprano di più, e sono ragazzi che amano la moda e lo streetwear. Un cambiamento forte. Si pensi che circa il 54% dei millennials comprano Gucci, il 68% acquista Balenciaga. Potremmo dire che i millennials salveranno il menswear. Certo è che stanno influenzando tantissimo i consumi, insieme alla Cina e all'Estremo Oriente”.
 
Napoleone ha poi tenuto a ricordare come sia stato Pitti Immagine il primo nel settore a pensare di incrementare gli investimenti nel campo digitale e ad offrire, in anticipo sui tempi, due giorni dopo la conclusione di Pitti Uomo, Bimbo e Filati, la possibilità ai buyer di ri-entrare in fiera con la piattaforma e-Pitti, "per la quale creammo insieme a Francesco Bottigliero la società Fiera Digitale, di cui è il CEO. E ora stiamo studiando la fusione con Pitti Immagine, perchè pensiamo di diventare sempre più digitali ed omnichannel: per una fiera ciò costituisce una vera sfida, mentre con Fondazione Pitti e fiere come Taste cerchiamo poi di creare un circuito che metta in evidenza il valore delle eccellenze italiane anche nell’arte e nella gastronomia”.
 
La Camera della Moda si è invece dedicata ad organizzare la scorsa settimana un workshop riservato ai brand e volto a proporre ed organizzare la moda nel mondo digitale. "Penso che possiamo solo migliorare a livello digitale nei prossimi anni", ha affermato Capasa. “Si pensi che durante la Settimana della Moda dello scorso settembre ci sono state 17,3 milioni di interazioni che contenevano l’hashtag #MilanFashionWeek, il triplo della Fashion Week britannica, in quella maschile abbiamo registrato 14,5 milioni di impressioni sui 160 milioni registrati complessivamente in tutti i 20 giorni di FashionWeeks”.
 
“In Italia abbiamo il momento più importante per la moda uomo del mondo, che parte a Firenze e termina a Milano. Siamo riusciti a rendere queste due città più cool”, ha proseguito Capasa. “Nessun’altra nazione può offrire tanto in termini di customer experience o possibilità per creare relazioni commerciali, che coinvolgono oltre 300 brand. L’ultima stagione milanese è stata influenzata dall’aumentare degli show co-ed, che sono stati mostrati a febbraio nelle sfilate donna. Per la prossima Settimana della Moda Uomo di Milano, avendo meno marchi in sfilata, promuoveremo maggiormente i nuovi designer, e proporremo più eventi speciali e culturali”.
 
Senza dimenticare la sostenibilità, che sarà uno degli asset principali per la moda italiana nel futuro, ma per la quale “bisognerà stabilire delle regole che indichino cosa sia veramente sostenibile”, affermano all’unisono i due CEO. “Secondo una ricerca effettuata da un marchio inglese, l’Italia è in anticipo di 5 anni sull’Inghilterra e oltre 10 anni in vantaggio rispetto ad altre nazioni nella sostenibilità”, continua Capasa. “E io penso imperativamente che l’Italia dovrà essere IL Paese dell’abbigliamento bello, ben fatto e sostenibile. Credo altresì che la parola del futuro debba essere ‘consapevolezza’. Noi italiani dobbiamo essere consapevoli della nostra forza e della nostra capacità di saper creare cose speciali quando facciamo squadra”, ha chiosato Carlo Capasa.

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