Adnkronos
24 nov 2020
Capasa (Cnmi): “Moda industria strategica, ma non considerata dal Governo”
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24 nov 2020
"Voglio fare un appello: l'Italia è il Paese della moda, ma la moda viene considerata la seconda industria? Quando parliamo di moda siamo considerati un'industria strategica? Non mi sembra, anzi, qualcuno dice che siamo un'industria futile, non necessaria. Quando vengono fatte le misure vengono fatte in maniera orizzontale e questo svantaggia il nostro settore, perché rimangono tagliati fuori quelli troppo piccoli o troppo grandi". Lo racconta Carlo Capasa, presidente di Camera Nazionale della Moda Italiana, intervenendo al 'Milano Fashion Global Summit 2020' promosso da Class Editori in partnership con la Cnmi, The Wall Street Journal e Intesa Sanpaolo.
"In Italia”, sostiene Capasa, “non abbiamo mai favorito la creazione di un polo del lusso, è incredibile che da noi, il Paese della moda, non ci sia un polo del lusso e che non ci sia neanche un museo della moda a Milano. Diciamo di essere il Paese della moda ma non lo siamo, perché i nostri governanti e le associazioni non gli danno valore''.
Il numero uno di Cnmi ha ricordato inoltre come l'Italia sia prima in Europa per la produzione (41% rispetto alla Francia, che fa l'8%, e alla Germania che si ferma all'11%). ''Se guardiamo alla moda intesa come industria”, dice Capasa, “ma anche come commercio e servizi diamo lavoro a 1,2 milioni di persone. Siamo un'industria al femminile, diamo accesso ai giovani, ma non siamo considerati dal governo come tali. Mi auguro che con il Recovery plan questo discorso possa essere affrontato in maniera diversa, faremo proposta strutturata per crescere nel digitale e nell'educazione''.
Capasa ha poi ricordato di aver presentato un documento all'esecutivo "ma nessuna richiesta è stata applicata, quello che è stato fatto è stato fatto in maniera orizzontale''. Quanto alla creazione di un polo del lusso ''lo fa la finanza di solito, non solo gli imprenditori”, rimarca Capasa, “in Italia questo progetto non è stato favorito. Chi ci ha provato non è stato messo nelle condizioni, per i francesi invece'' è andata diversamente. In Italia, osserva Capasa, ''paghiamo il prezzo del nostro individualismo, spesso i brand sono alla prima generazione, però ci sono anche condizioni non favorevoli''. Per il presidente di Cnmi ''vanno create le condizioni ma oggi per costruire un polo del lusso serio servono cifre molto alte, devono mettersi insieme non solo gli imprenditori ma anche la finanza''.
Nel 2020 perderemo circa il 30%, significa 30 miliardi persi, è tanta roba. Abbiamo i negozi chiusi, in Europa non si vende ma in Cina si sta crescendo nella seconda metà dell'anno. In Corea non va male e in Giappone si regge, in Usa la situazione non è tremenda ma l'Europa è il continente più penalizzato". ''Dietro questi numeri”, prosegue Capasa, “c'è il rischio che alcuni artigiani e brand medi possano chiudere, dobbiamo creare misure ad hoc. Cdp può entrare nel capitale delle aziende da 50 milioni in su, facciamo misure anche per le altre aziende''.
Quanto alle previsioni per il prossimo anno, ''crediamo nel rimbalzo e nel revenge shopping dopo questa crisi”, conclude Capasa, “ci aspettiamo che nella seconda metà del 2021 si riprenda a ritmi alti. Le previsioni sono di avere un 2021 il 12% inferiore rispetto al 2019 ma nel 2023 dovremmo tornare ai fatturati" di prima.
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