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Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
3 mar 2020
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Camaïeu chiuderà 135 punti vendita all’estero nel 2020

Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
3 mar 2020

Trovandosi a operare da due anni tra notevoli turbolenze di mercato, Camaïeu oggi sceglie di limitare il perimetro dell’attività che svolge al di fuori della Francia e di rifocalizzarsi sul proprio mercato interno. Il marchio di moda di Roubaix, fondato nel 1984, prevede di chiudere 135 punti vendita monomarca all’estero entro la fine dell'anno, vale a dire la metà dei negozi che possiede al di là della Francia. Informazioni pubblicate da LSA, che una fonte vicina al dossier ci ha confermato.

Camaïeu possiede circa 900 boutique nel mondo - DR


Camaïeu, che si presenta come il leader del prêt-à-porter femminile in Francia, vanta una flotta di 900 negozi in 21 Paesi, 650 dei quali si trovano in territorio francese, e non sarebbero toccati da questo piano. Tuttavia, il gruppo sta effettuando una decina di chiusure ogni anno in Francia per realizzare un’ottimizzazione del suo network di negozi.
 
I punti vendita all’estero (che dovranno abbassare le serrande entro la fine del 2020) si trovano in Italia, Repubblica Ceca, Polonia, Romania, Slovacchia ed Ungheria. Il numero dei posti di lavoro che saranno eliminati non è ancora stato reso noto. Inoltre, le boutique situate nel Benelux e in Svizzera non sono interessate da questi provvedimenti.

Questa razionalizzazione, e dunque la rifocalizzazione sull’attività in Francia, si caratterizza per essere la prima misura presa dal nuovo presidente di Camaïeu, Joannes Soënen, al timone dell’azienda francese dall’agosto 2019. Con un’esperienza di 30 anni nell’universo della distribuzione, Soënen ha già lavorato per Camaïeu in passato, all’inizio della sua carriera, prima di approdare nella catena di moda per bambini Tape à l'œil, di cui è stato direttore generale dal 2007 al 2018.

Joannes Soënen è il DG di Camaïeu dal 26 agosto 2019 - DR


Camaïeu, che afferma di realizzare 718 milioni di euro di vendite annue, concretizza oggi la prima fase di un piano di trasformazione basato su quattro pilastri e che riguarda anche la digitalizzazione del marchio. Una strategia presentata ai rappresentanti del personale la scorsa settimana, secondo le nostre informazioni.
 
Bisogna anche ricordare che nel dicembre del 2018, Modacin, la holding che possiede il brand, è passata nelle mani dei suoi creditori, dopo essere stata inserita in una procedura di salvaguardia alcuni mesi prima. Il suo debito di 459 milioni di euro era stato poi convertito in capitale.

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