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Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
7 feb 2022
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CIFF: la moda sostenibile in stile scandinavo resiste alla pandemia con stile

Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
7 feb 2022

Il salone danese CIFF, terminato da pochi giorni, ha messo in luce la moda sostenibile e il particolarissimo senso di resilienza degli scandinavi per superare la pandemia.

Foto: CIFF


Nonostante il numero di visitatori sia stato ancora basso, a causa del Covid, la Copenhagen International Fashion Fair (CIFF) rimane la più importante fiera della moda in Scandinavia e un vero barometro dello stato del settore.
 
Questa stagione segna la 58a edizione del CIFF, nata come organizzazione di settore per promuovere Copenaghen nel panorama della moda, ma che ora è una struttura privata. Il CIFF lavora a stretto contatto con la Copenhagen Fashion Week e la sua stagione di passerelle, tanto che i due eventi si svolgono contemporaneamente.

Ma in una logica inversa piuttosto curiosa, e piuttosto contro-intuitiva, le collezioni e le mini sfilate viste al CIFF erano spesso più innovative e originali degli eventi in passerella che scandivano la Copenhagen Fashion Week.
 
Un ottimo esempio è costituito da Iso. Grazie al “poetismo” di Tobias Birk Nielsen, questo brand dallo stile fresco e primitivo presenta outfit outdoor sensazionali. Intelligente e concettuale, l'etichetta è piena di nuove idee. Tra le sue proposte, ecco felpe grigie invecchiate con grandi motivi incisi, voluminosi pantaloni dal taglio sapiente, tutti capi dotati di finiture infallibili. E accessori pieni di energia, come i berretti effetto cemento, e persino dei giubbotti di salvataggio.

 


Sebbene si collochi da qualche parte tra Rick Owens e Yohji Yamamoto, Tobias Birk Nielsen è davvero diverso da chiunque altro. E dopo 48 ore trascorse nella capitale danese, è l'unico brand che ci sembra avere il livello creativo per sfilare a Parigi. Il mese scorso, la sfilata di successo di Rains nella stagione maschile è stata la prima in assoluto di un marchio scandinavo ad entrare nel programma altamente selezionato della capitale francese.
 
“Durante la pandemia ci siamo dovuti domandare: c'è un futuro per le fiere? E la mia sensazione è sì. Dobbiamo solo migliorare, per fare meglio. Per andare avanti e creare più spettacolo, più esperienzialità. Non puoi fare affidamento sul fatto che le persone vengano a un salone professionale due volte l'anno. Prima, avevamo questa possibilità. Ora ci sono stagioni infinite. E la maggior parte delle operazioni vengono eseguite online, con New Order, Joor, o altre piattaforme di questo genere”, ha spiegato Christina Neustrup, direttrice generale del CIFF, che ha assunto questo incarico nell'ottobre 2020.
 
Il CIFF è suddiviso in più settori dedicati a segmenti specifici, tra i quali CIFF Sustain (Sostenibile, ndr.). Vi figurano concept come Copenhagen Cartel, che ha presentato una linea di raffinati costumi da bagno, realizzati in colori scelti sapientemente e con plastica riciclata raccolta dagli oceani. Un'altra iniziativa innovativa sono le comode T-shirt e felpe realizzate con un misto di cotone biologico e alghe islandesi. Un ottimo prodotto naturale, che non consuma acqua dolce poiché queste alghe crescono nel mare, e si rigenerano naturalmente. Ma Copenhagen Cartel raccoglie tali alghe solo ogni quattro anni, per lasciare alla natura tutte le sue opportunità di sviluppo.
 
Sebbene la maggior parte dei marchi provenga dalla Scandinavia, i loro nomi spesso prediligono l'inglese, come nei casi di Fine Chaos, Studio Stars o Care by Me. C'è persino un gigantesco spazio espositivo dedicato al conglomerato di moda danese DK Company, che include anche marchi come Lounge Nine, Part Two, Saint, Soaked o !Solid.
 
Il CIFF ha aggiunto anche una piccola sezione vintage, con 3AM Eternal Deluxe o Before Midnight, dove si possono trovare camicette Comme des Garçons o tailleur plissettati Issey Miyake.

Palm Angels per Mate - Photo: Mate


“Siamo un'industria del tocco, quindi le cose devono essere più coinvolgenti e penso che abbiamo bisogno di un maggiore scambio di conoscenze e saperi. Ci sono tante sfide da superare: digitale, problemi logistici in abbondanza e la questione dello sviluppo sostenibile. Abbiamo sempre coltivato il mistero, nella moda, abbiamo sempre paura che le persone ci rubino le idee migliori. Ora dovremo essere più collaborativi”, ha affermato Christina Neustrup.
 
Per tutta la durata dell’evento, varie conferenze e presentazioni video molto seguite hanno riunito esperti di moda in una location privilegiata.
 
Ma il CIFF va anche oltre la moda, come nel caso di Mate. Questo leader nelle bici elettriche aveva un proprio stand e persino un circuito di prova dove provarne gli ultimi modelli. Il player del segmento delle e-bike ha stretto una partnership con il marchio italiano che sta emergendo nella moda skate, Palm Angels. Il risultato: una bici dall’aria super cool che sembra un must have e che sviluppa un'accelerazione soprannaturale degna di una cabriolet non appena si preme sui pedali.
 
In questa stagione il CIFF ha riunito circa 500 espositori, molto meno di un'edizione normale, che ne avrebbe contati circa 1.500, ma l'atmosfera era tutt'altro che cupa, con vari grandi marchi internazionali che hanno beneficiato di spazi impressionanti.
 
Come Nobis, lo specialista canadese di piumini d’alta gamma, presente per la prima volta in questa manifestazione.
 
“Il mercato scandinavo sta crescendo molto bene per noi. Quindi ci sembrava un buon momento per venire al salone. E poi, essendo più tranquillo, siamo riusciti ad avere un'ottima posizione centrale. E non la lasceremo più!”, ha riso Robin Yates, fondatore e CEO di Nobis.

La capsule realizzata da Nobis per il Capodanno lunare - Foto: Nobis


Oltre il 70% dei marchi in fiera sono scandinavi, ma sono rappresentate molte aziende internazionali, in particolare asiatiche, italiane, francesi, olandesi e tedesche. Gli organizzatori si aspettavano tra gli 8.000 e i 10.000 visitatori, principalmente buyer, che rappresentano anche in questo caso circa il 60% della normale partecipazione. Fra questi si è recato all’evento la star della distribuzione Andreas Murkudis, proprietario del negozio di moda più trendy di Berlino, dove prevede di presentare tutta una serie di designer danesi in primavera.
 
Il salone chiede circa 2.000 corone danesi per metro quadrato di stand, o 125 dollari, pari a meno della metà del prezzo richiesto da Pitti a Firenze, per fare un confronto.
 
“Ma il prezzo al metro quadrato non è così importante. Quello che costa davvero è lo sviluppo dello stand”, avverte Maximilian Bock, amministratore delegato dell'azienda di famiglia Marco O'Polo, che ha esposto l'installazione più bella della fiera.
 
Sebbene Marc O'Polo sia stato fondato a Stoccolma e produca principalmente in Turchia e in Italia, l'azienda si rifornisce soprattutto in Italia. Il risultato è un irresistibile chic scandinavo e prezzi più che convenienti alla cassa. Tra i capi proposti c'erano alcune splendide camicie a quadri e diversi cappotti articolati, in lana pregiata recuperata, tagliuzzata e poi riciclata da Manteco, lo specialista tessile con sede a Prato, in Toscana.
 
Bella metafora per il CIFF, e per la moda in generale.

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