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Adnkronos
Pubblicato il
3 mag 2011
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Buon gusto e voglia di viaggiare per il gemmaio, esperto di pietre preziose

Di
Adnkronos
Pubblicato il
3 mag 2011

Per lavorare ha bisogno di una materia prima molto speciale e di grande valore: è il gemmaio, la figura professionale che si occupa di pietre preziose a 360 gradi, dal taglio alla commercializzazione. Si tratta di un mestiere che in Italia svolgono molte persone, anche perché il nostro Paese è tra i leader mondiali della produzione di gioielli, che nascono appunto dalla combinazione di oro e pietre preziose. "Contribuiamo in maniera anonima allo sviluppo del settore del gioiello, in cui siamo comprimari ma non visibili", spiega a LabItalia Paolo Cesari, presidente di Assogemme, associazione aderente a Confindustria che riunisce 350 imprese della filiera delle pietre preziose, che occupano circa 2.000 addetti.



"Le aziende dove si lavorano diamanti, rubini, ma anche acquamarine e topazi spesso sono 'one company man', micro imprese -precisa Cesari, che fa il gemmaio da 30 anni a Rimini- che si occupano anche di cose piccole, che non hanno spazi molto grandi, eccetto alcune aziende che sostengono nel taglio, marchi prestigiosi come Pomellato, Gucci, Bulgari e Damiani che danno slancio e visibilità alla nostra attività. Ma la gran parte delle aziende di gioielleria (circa 10.000 in Italia) non ha un 'brand' specifico".



Ma quali sono le doti necessarie a un giovane che voglia intraprendere questa professione che offre a chi la svolge, tra le altre cose, anche molte opportunità di viaggiare? "Di base -spiega Cesari- occorre essere affascinato dal mondo delle pietre, ma occorre anche avere una certa capacità di reggere i rischi legati all'attività imprenditoriale e poi non deve mancare spirito di avventura che ti porti a trovare cose nuove in giro nel mondo". Queste caratteristiche devono ovviamente essere supportate da una buona conoscenza dei pregiati materiali che si trattano. "Si possono frequentare corsi di gemmologia -suggerisce Cesari- in Italia all'Istituto Gemmologico Italiano o a quello di Anversa o in America. A fare i tagliatori, invece, si impara in fabbrica. E le fabbriche che hanno i tagliatori sono concentrate per lo più dalle parti di Valenza, Arezzo, Rimini e Forlì, mentre le pietre vengono da tutto il mondo".


Paolo Cesari

Ci sono poi doti che non si imparano, ma che gli italiani, per fortuna, hanno nel DNA. "C'è una professionalità molto italiana -spiega Cesari- tutta legata al buon gusto e al senso delle proporzioni, due caratteristiche che hanno reso l'Italia leader nel campo dei gioielli. La nostra produzione è, infatti, universalmente riconosciuta di eccellenza per la scelta degli abbinamenti cromatici tra gemme e per la creatività e l'innovazione del taglio; peculiarità che vogliamo promuovere e tutelare".

E, anche in tempi di crisi, il futuro del gemmaio sembra assicurato. "Con la crisi è stato perso il 30% -ricorda il presidente di Assogemme- ma nell'ultimo anno si sta riprendendo il 15% riportando il valore del fatturato vicino ai livelli del 2006. Le pietre preziose, infatti, sono anche un 'bene rifugio' e si stanno rivalutando molto, soprattutto i diamanti. Sono investimenti che non fanno scherzi -conclude Cesari- e non danno brutte sorprese".

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