Pubblicato il
17 gen 2011
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Brunello Cucinelli: un successo del lusso Made in Italy
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17 gen 2011
17 gen 2011
In certi casi i risultati parlano da soli. Ne è un esempio Brunello Cucinelli che, nonostante la crisi economica, ha registrato una crescita del 70% negli ultimi tre anni, con un fatturato di 200 milioni di euro nel 2010 (+28% rispetto al 2009) e con un utile netto di 15 milioni di euro (+83% rispetto al 2009). L’Italia pesa per il 30% su questi risultati, il 25% gli Stati Uniti seguiti dalla Germania con gli altri Paesi germanofoni (20%), mentre le altre nazioni pesano ognuna per circa il 4%.
Brunello Cucinelli e una parte della sua équipe allo stand in occasione di Pitti Uomo 79 - Foto di Filippo Lenzi - Immagini In Video |
“Penso che il successo del mio prodotto sia legato a vari fattori. Prima di tutto alla garanzia che si tratti di un Made in Italy al 100%, che della ricerca e della qualità fa sua caratteristica imprescindibile. Poi c'è il fatto che si tratta di un prodotto sportivo-chic che si può portare sempre, dai 25 ai 65 anni, ove la cura del particolare è sempre una regola. Lavoro un buon 60% del mio tempo alle collezioni e alla cura del dettaglio” ha spiegato Brunello Cucinelli, intervistato da FashionMag.com durante l’ultima edizione di Pitti Immagine Uomo.
Il fondatore della società ha anche sottolineato che, nel contesto attuale, è più che mai importante tutelare la mano d’opera italiana, aumentando ove possibile gli stipendi di coloro che sono alla base della riuscita di un prodotto che si distingue proprio per la cura del dettaglio e per il “fatto a mano”.
Stand Brunello Cucinelli a Pitti Uomo 79 - Foto di Filippo Lenzi - Immagini In Video |
Un dato molto significativo riguarda anche il peso che hanno assunto per il marchio i paesi emergenti (BRIC), mercati che non rappresentavano che il 3% del fatturato nel 2008 e sono arrivati invece a costituirne l’11% nel corso del 2010. Per il 2011, Cucinelli si attende che questa percentuale tocchi arrivi a quota 15-18%.
La Cina per esempio, che ha costituito finora una vera eldorado per le griffe del lusso europeo, è oggetto di molte attenzioni da parte di Cucinelli. L'azienda di Solomeo (PG) vi ha infatti appena aperto due boutique all'interno di centri commerciali di lusso, a Dalian e a Chengdu. Cinque altri punti vendita dovrebbero seguire quest'anno e altri 20 nei prossimi cinque anni in tutto il territorio cinese. Shanghai e Pechino avranno verosimilmente il loro flagship per la stagione autunno-inverno 2011/2012. Brunello Cucinelli si avvarrà in questa fase della collaborazione di un partner cinese, la società Lessin di Chengdu, diretta da Jacky Chen. Quest'ultimo, specialista nel commercio di beni di lusso, "è un fan dei nostri prodotti, che lui stesso indossa", sottolinea Brunello Cucinelli.
Modello autunno-inverno 2011/2012 |
Il 2011 sarà insomma un anno ancora una volta ricco di progetti sia in Italia che all’estero per il brand fondato nel 1978. Nel nostro paese due nuove boutique Brunello Cucinelli arriveranno a Forte dei Marmi e a Firenze. In Francia Cucinelli ha aperto l'anno scorso in settembre una boutique a Saint-Germain-des-Prés e ora sta preparando una seconda apertura al 54 del Faubourg Saint-Honoré. L’azienda è presente in franchising anche a Saint-Tropez e a Cannes. Saranno anche ingranditi i corner presenti al Bon Marché, sia per la proposta uomo che per la donna. Previsti anche un monomarca a Madrid, uno a Monaco di Baviera e uno a Mosca. Per quanto riguarda i paesi extra-europei, oltre ai 2 cinesi, saranno 4 i nuovi store negli USA (Houston, Boston, New York e Los Angeles), 2 ad Abu Dhabi, 1 a Città del Messico e 1 in Uzbekistan.
Brunello Cucinelli è quindi molto fiducioso di poter proseguire a questi ritmi il suo sviluppo. Quest'anno punta a crescere tra il 10% e il 15% ("Ma anche se facciamo il 5%, va già bene", sottolinea). Il marchio oggi è diffuso in 1000 negozi multimarca nel mondo, che valgono il 72% del giro d'affari totale e in 45 boutique a nome proprio (15 succursali e 30 franchising), che pesano per il 28%. L’obiettivo da qui a due-tre anni è di arrivare al 55% del volume d'affari proveniente dai multimarca e il 45% dai monomarca.
Di Elena Passeri
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