2 dic 2012
Brunello Cucinelli accelera nell’espansione
2 dic 2012
Un grande fermento muove Solomeo, il borgo medievale umbro situato ad una decina di chilometri da Perugia, in cui Brunello Cucinelli ha insediato la sua azienda di abbigliamento nel 1985. Il successo della quotazione alla Borsa di Milano, lo scorso aprile, ha spinto il marchio di cachemire a moltiplicare i progetti. Nel giro di un anno ci sono state 100 nuove assunzioni, in particolare negli uffici amministrativi, ma anche nel reparto di maglieria e rammendo dove giovani sarte stanno imparando il mestiere aiutate da lavoratrici più esperte.
“Siamo passati da 500 persone 3 anni fa a 783 oggi, e pensiamo di arrivare a 1000 entro tre anni”, spiega l’imprenditore, che ha fondato la società nel 1978. Oltre la maglieria installata nelle case del borgo antico di Solomeo, gli uffici di progettazione, stile, prototipia, realizzazione del campionario, merchandising, marketing e comunicazione sono riuniti in uno stabilimento di 16.000 m2 situato nella zona industriale, a cui si aggiungeranno altri 12.000 m2 ai primi del 2014.
Nel contempo il marchio, che realizza il 73% delle vendite all’estero, prosegue a gran ritmo lo sviluppo retail. Recentemente ha inaugurato 5 boutique (Zurigo, Shanghai, Berlino, Madrid e Aspen in Colorado) e si appresta ad aprire un negozio a Venezia a metà dicembre. Entro la fine dell’anno, il numero totale dei punti vendita monomarca salirà quindi a 81, mentre i clienti multimarca sono circa 1.000 in 54 Paesi. “Il canale wholesale rappresenta oggi il 61% delle nostre vendite. Rimane un canale fondamentale, perché i negozi multimarca sono i veri guardiani del brand. Parallelamente vorremmo crescere anche nel retail arrivando al 50% delle vendite entro un paio d’anni con una media di 16 a 18 nuove aperture all’anno”, indica Brunello Cucinelli.
L’obbiettivo è di svilupparsi attraverso negozi in gestione diretta nei principali mercati dove il marchio è già presente e con una formula di franchising nei nuovi mercati, come l’Europa dell’Est, oppure con dei partner locali. Il 1° ottobre è stato sottoscritto un accordo con Sichuan Lessin Department Stores (SLD), distributore cinese che lavora con una rete di 200 negozi commercializzando numerose griffe italiane, da Etro a Salvatore Ferragamo. Dal 2010 distribuiva in franchising anche Brunello Cucinelli attraverso una decina di negozi. “È stata creata una joint-venture che controlliamo al 51%, mentre il titolare Chen Long è subentrato nella nostra azienda con una quota del 2%”, specifica l’imprenditore. Dopo due anni di trattative dovrebbe essere finalizzato la settimana prossima un accordo anche in India e un altro in Brasile, due mercati in cui il marchio entrerà con dei negozi nel 2013.
Al 30 settembre, Brunello Cucinelli ha realizzato un fatturato di 220,2 milioni di euro in crescita del 15,2% rispetto allo stesso periodo del 2011. “Prediligo una crescita garbata, più o meno dal 10 al 12% negli anni buoni e intorno al 7% nei periodi meno buoni. All’investitore voglio dare un sano profitto, ma senza stravolgere l’azienda”, afferma Brunello Cucinelli che non intende diversificarsi: “Gli accessori rappresentano il 14% delle vendite, potremmo salire al 17-18% ma non oltre. Vogliamo rimanere un’azienda di abbigliamento, quel meraviglioso prêt-à-porter di lusso che ha fatto grande l’Italia”.
Il marchio è interamente prodotto in Italia, in gran parte in Umbria, ma anche in Veneto, nelle Marche e in Toscana. Il core-business è ancora focalizzato sul cachemire (circa il 50% dell’offerta). La donna rappresenta il 69% del fatturato, con collezioni composte da circa 1.000 pezzi, mentre quelle maschili, lanciate nel 1993, sono composte da 500 pezzi.
Il brand ha sviluppato un total look che comprende anche degli accessori (scarpe, borse, cinture, gioielleria), ma non intende per ora entrare in nuovi segmenti. “Siamo identificati nel segmento del lusso assoluto. Abbiamo creato un “life style” che potrebbe un giorno essere ampliato”, conclude Brunello Cucinelli, sottolineando come il brand investe il 5,3% del fatturato in comunicazione “con ritorni molto alti”.
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