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24 gen 2019
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Brexit: con 'no deal' a rischio l'export di moda delle Marche

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Ansa
Pubblicato il
24 gen 2019

Borse, scarpe, pullover e cardigan: è soprattutto il settore della moda ad interessare l'export delle Marche verso il Regno Unito. La Brexit senza accordo con l'UE potrebbe comportare ricadute anche sul sistema economico marchigiano.

La fabbrica di calzature Franceschetti, esempio di 'bello e ben fatto' italiano


L'Ufficio Studi di Confartigianato, che ha elaborato i dati ISTAT, evidenzia come l'export manifatturiero dalle Marche verso la Gran Bretagna nel primo semestre 2018 si sia attestato su un valore di quasi 250 milioni di euro, composti dai circa 97 milioni dalla provincia di Ancona, 42 da Pesaro Urbino, 41 da Macerata, 34 da Ascoli Piceno, 32 da Fermo.

Il manifatturiero rappresenta l'asset più importante dell'economia locale, le Marche sono tra le prime regioni manifatturiere d'Europa. Un settore che guarda ai mercati esteri, forte del prestigio del 'ben fatto', emblema di qualità ed eccellenza in tutto il mondo, e consapevole dell'opportunità - dato il calo della domanda interna - offerta dall'export. L'Italia esporta verso il Regno Unito (ultimi dodici mesi a settembre 2018) per 23,2 miliardi di euro a fronte di 11,2 miliardi di import, con un interscambio pari a 34,4 miliardi di euro.

L'analisi di dettaglio dei dati di commercio estero italiano mette in luce la rilevanza del mercato inglese per il settore della moda, comparto che contribuisce alla tenuta di tutto il Made in Italy verso l'area. Tra i settori di micro e piccole imprese, come evidenziato dai dati dell'Ufficio Studi di Confartigianato, la moda registra la migliore performance con un aumento del 5,7%. In salita del 5,9% l'abbigliamento, del 5,2% la pelle, l'occhialeria con il +5,2% e in forte crescita con +21,7% l'export della gioielleria. Tra gli altri prodotti di MPI maggiormente esportati nel Regno unito spicca il +12,2% di altri articoli da viaggio, borse e simili, pelletteria e selleria, +7,5% di pullover e cardigan, il +5,6% delle calzature e il +5,5% dell'abbigliamento esterno confezionato in serie, di sartoria o confezionato su misura.

Una Brexit non ordinata potrebbe determinare un periodo di caos alle dogane - fanno sapere da Confartigianato - deprimendo inevitabilmente i flussi di import/export; le conseguenze su importanti hub come i porti sull'Atlantico dei Paesi dell'Unione europea potrebbero ripercuotersi sull'ordinato flusso commerciale anche da e verso altri mercati. "In caso di Brexit senza accordo, ripristinare tutto il sistema burocratico doganale con il Regno Unito senza fasi transitorie o agevolazioni particolari potrebbe rappresentare un trauma, in particolare per certe tipologie di aziende e di specializzazioni merceologiche”, dichiara David Coppari, presidente Moda Confartigianato Imprese Ancona-Pesaro Urbino.

“Esportare nel Regno Unito potrebbe diventare inaspettatamente come esportare in Ucraina, e sul nostro territorio sono tante le aziende che abitualmente spediscono abbigliamento e calzature, produzioni meccaniche e mobili. Inoltre il nostro settore agroalimentare, che sta crescendo in tutto il mondo, troverebbe un ostacolo in più nell'attraversare la Manica. Questo lo scenario che”, conclude Coppari, “potrebbe aprirsi con potenziali ripercussioni anche sull'economia delle nostre province".

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