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13 feb 2023
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Botto Giuseppe supera i ricavi pre-Covid e spinge sui tessuti “Slowool Earth”

Pubblicato il
13 feb 2023

Dopo un primo assaggio nella linea Autunno-Inverno 2023/24, aumenta, con la Primavera-Estate 2024, la portata della collezione “Slowool Earth” del lanificio biellese Botto Giuseppe, caratterizzata dall’essere composta dai primi tessuti in lana al mondo certificati Cradle to Cradle, che provengono dalle fattorie australiane partner dell’azienda piemontese.

Silvio Botto Poala è il CEO di Botto Giuseppe


“Si tratta di una certificazione per molti versi differente dalle altre, più basate sull’origine della materia prima, sulla qualità del benessere degli animali nella gestione della fattoria e sul benessere del territorio. Questa guarda anche a tutti i passaggi della supply chain, controlla se la produzione viene fatta con energie rinnovabili, e poi il risparmio d’acqua, la riduzione di CO2, i coloranti che vengono immessi (come una specie di ZDHC ancor più limitativa) e il benessere sociale dell’azienda”, ha spiegato a FashionNetwork.com Silvio Botto Poala, Amministratore Delegato dell’azienda, il cui nome completo è Botto Giuseppe & Figli SpA. “Il giudizio complessivo che abbiamo ricevuto è Gold, dei quattro standard il secondo più importante. Per ottenere il più elevato di essi, il Platinum, non si dovrebbero tingere i tessuti – essendo la tintura la fase di lavorazione più impattante sull’ambiente”.
 
Una decina di anni fa, Botto Giuseppe ha iniziato il percorso della Cradle to Cradle certificando il primo cashmere come filato. “Poi siamo passati alle lane, quindi alle sete e poi ai misti”, racconta Botto Poala. “I colori attuali dello Slowool Earth cono sei, ma adesso li aumenteremo. La certificazione Cradle to Cradle è restrittiva, ma in effetti consente di fare altri test anno dopo anno per aggiungere nuovi colori”.

“I clienti totali di Botto Giuseppe sono 1.000, ma quelli con cui lavoriamo continuativamente ogni stagione sono circa 200, dei quali una quarantina sono quelli essenziali”, prosegue il dirigente. L’Italia è il mercato principale di Botto Giuseppe, col 35% del fatturato, che nel 2022 è arrivato a 68 milioni di euro, riuscendo a superare abbondantemente i 55 milioni di euro del 2021, ma anche i 63 milioni del pre-Covid.
 
“Ovviamente l’Italia unisce ai clienti locali tutti quelli esteri che effettuano la produzione in Italia, soprattutto i francesi, ma anche alcuni americani, inglesi o giapponesi”, precisa Botto Poala. “Come nostri mercati più importanti seguono la Francia, gli Stati Uniti e poi, con molti meno clienti, Spagna e Germania (quest’ultima molto scesa nel nostro volume d’affari rispetto ad alcuni anni fa). Rilevanti anche i mercati del Far East, con Giappone e Corea del Sud, ma soprattutto la Cina, che rientra fra i quattro mercati principali”.

Botto Giuseppe, PE 2024


I dipendenti del lanificio biellese sono 330, ridotti di circa il 10%a causa del Covid, “ma se il fatturato dovesse salire di nuovo punteremo  a recuperarli”, assicura l’AD. “Nella fase post- pandemica, è vero che il nostro fatturato è salito, ma prendendo in considerazione chili o metri di tessuti venduti il dato è quasi invariato. Ciò che è cresciuto davvero è il valore aggiunto del prezzo medio, in quanto sono state scelte qualità più alte”, precisa Silvio Botto Poala. “Per esempio, invece di vendere un 100% lana abbiamo venduto un lana-cashmere: la quantità è la stessa, ma quella qualità di tessuto è più alta e il suo prezzo è conseguentemente più elevato, sebbene i volumi venduti siano più o meno gli stessi del 2019”, spiega il manager piemontese, che lascia trapelare come l’azienda stia per aggiungere altre due fattorie australiane alla sua produzione, anche se questi deal sono ancora da perfezionare.
 
Le altre farms australiane dalle quali Botto Giuseppe si serve sono la Congi, della famiglia Field, situata 30 km. ad ovest di Walcha e nella quale vengono allevate 30.000 pecore merino per la produzione di lana merino superfine e ultra fine; Benangaroo, che si estende per circa 9 chilometri lungo il corso del fiume Murrumbidgee nel Nuovo Galles del Sud, sempre della famiglia Field, nella quale vengono allevate 20.000 pecore per la produzione di lana da 17,5 micron; Woodside Moutajup, della famiglia Crawford, situata ai piedi dei monti Grampians, che gestisce 30.000 pecore merino producendo lana extrafine dai 15.5 ai 17,5 micron, e Cavan Station, 9.900 ettari di terreno a sud di Yass, lungo il fiume Murrumbidgee nel Southern Tablelands del Nuovo Galles del Sud, specializzata nella produzione di lana merino superfine di altissima qualità, certificata RWS. 
 
Ci sono poi la Fattoria La Porfìa, situata in Artigas (zona Nord dell’Uruguay) parte del gruppo Engraw, che sul finire degli anni ‘40 iniziò a produrre lana in tops. La Famiglia Artola vi alleva 20.000 pecore merino, in un’area di 12.000 ettari; la sua lana extrafine certificata RWS ha una straordinaria lunghezza e resistenza. Infine, c’è Cocoa, certificato GCS e SFA, un territorio di circa 1.300 chilometri quadrati nella regione dell’Alashan (Mongolia Interna), dove 48 allevatori si prendono cura di circa 40.000 capre. L’habitat è caratterizzato da inverni rigidissimi e estati torride. Dalla capacità di resistere e adattarsi ad un clima così ostile viene il cashmere più fine al mondo, grazie a una finezza di 14.8-15.2 micron, che Botto Giuseppe acquista direttamente dagli allevatori, senza intermediari.

Botto Giuseppe, PE 2024, tessuto Silk Butterfly, Nm 2_80


Sede storica dell’azienda, lo stabilimento di Valle Mosso - Valdilana (BI) sorge sul torrente Strona: la purezza delle sue acque è elemento essenziale per ottenere la  finezza e la qualità dei prodotti tessuti. Lo stabilimento Cascami Seta a Tarcento, in provincia di Udine, risale ai primi del ‘900 ed invece è di proprietà della famiglia dal 1985. La vicina cascata Crosis annessa alla proprietà la cui gittata genera energia idroelettrica, alimenta tutte le attività produttive dell’azienda con l’ausilio dei pannelli solari che vanno a completare il fabbisogno energetico dello stabilimento, il quale è autosufficiente e l’eccedenza di energia prodotta viene rilasciata e immessa nel sistema.
 
L’azienda nel 2021 ha ridotto per il 60% le emissioni di CO2 grazie agli investimenti effettuati negli ultimi 10 anni. Il 75% dell’energia utilizzata nei due stabilimenti di Valdilana e Tarcento, viene autoprodotta da fonti rinnovabili. Silvio Botto Poala ha affermato che l’obiettivo dell’azienda è di arrivare alla totalità di energia autoprodotta e di realizzare entro il 2025 filati che al 100% derivino dall’acquisto di materia prima sostenibile.
 
I tessuti di Botto Giuseppe e Figli SpA sono per l’uomo e la donna, e specialmente a quest’ultima si riferisce il maggior numero delle proposte con costanti volumi di produzione. Le collezioni dei tessuti di matrice laniera si fondono e si mescolano con altre fibre naturali come la seta, cui si aggiungono il cotone, il lino e il bamboo. Senza dimenticare le sciarpe transtagionali in 100% cashmere, caratterizzate da una lavorazione unica ed esclusiva, brevetto dell’azienda.
 
Nella collezione Primavera-Estate 2024 della realtà biellese, torna la lana, certificata RWS,  che in questa collezione si abbina a fibre ritorte o elastomeri, tutti certificati. Anche il cashmere certificato GCS (Good Cashmere Standard) è presente per soluzioni in versione estiva. Appartengono a questo gruppo la tela e il twill di Slowool Earth.

Botto Giuseppe, uno scorcio dello stabilimento in Valdilana


E poi ecco le micro-stuoie in lana, mescolate al lino e alla seta. Per un effetto più compatto, con una mano che assomiglia al jersey, il popeline in crêpe bielastica opaca. La leggerezza luminosa si vede nei pettinati in lana, seta e mohair, mentre la proposta prettamente estiva di una giacca o di un pantalone è data dal lino mélange doppio apribile. La tridimensionalità di questa linea si esprime con raggrinzimenti che esaltano disegnature più discrete.
 
Su queste proposte si evidenziano gli ottoman stretch in lana e mohair, il denim fiammato semilucido in lana e lino in contrasto. Una lavorazione tipica di ogni stagione il tessuto seersucker elastico o il double con un effetto corteccia in lana stratorta. Il tipico tessuto  tridimensionale grisaglia grigia è in lana stretch e seta.
 
I tessuti sono sofisticati ed estremamente raffinati. Si parla di double ultra leggeri, impalpabili in lana, oppure di puro cashmere stretch pettinato talmente leggero da sembrare mussola. Sempre nell’ambito lusso, tessuti con microstrutture in lana e seta mélange, qualche tocco di denim in cotone e cashmere elastico, ma non mancano i grafismi jacquard, con effetti di lucido e opaco.

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