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Versione italiana di
Laura Galbiati
Pubblicato il
13 feb 2020
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Bottega Veneta in piena rinascita

Versione italiana di
Laura Galbiati
Pubblicato il
13 feb 2020

Bottega Veneta torna sotto i riflettori. Dopo tre anni, la maison veneziana ricomincia a crescere, realizzando nel 2019 un giro d’affari di 1,168 miliardi di euro, in salita del +5,3% rispetto all’anno precedente (+2,2 % a dati comparabili). Considerato uno dei fiori all’occhiello di Kering per avere registrato una crescita esponenziale dalla sua acquisizione da parte del gruppo francese nel 2001 fino al 2015, il brand ha visto il suo fatturato calare tra il 2016 al 2018. Ma la cura avviata due anni fa ha iniziato a dare i suoi frutti.


La campagna per la primavera scattata dal fotografo Tyrone Lebon - Bottega Veneta


Durante una conferenza con gli analisti per presentare i risultati annuali, i dirigenti del colosso del lusso si sono dichiarati soddisfatti dei promettenti risultati del marchio, che confermano le scelte strategiche e gli investimenti attuati in questi ultimi due anni, in particolare la nomina, a giugno 2018, nel ruolo di Direttore Artistico del designer Daniel Lee, ex Direttore del design per il prêt-à-porter di Céline.
 
Lee si è particolarmente distinto durante gli ultimi Fashion Awards 2019 del British Fashion Council, aggiudicandosi quattro premi, tra cui quello di "stilista britannico dell’anno" e di “miglior brand” con Bottega Veneta. In poche stagioni, Daniel Lee è riuscito a ridefinire l’immagine della griffe, rispettandone l’identità molto sofisticata ma aggiungendo un lieve tocco sovversivo, che ha dato una scossa allo stile chic e ultra raffinato adottato per 15 anni dal suo predecessore, Tomas Maier.

Alcune sue creazioni in particolare, come la celebre pochette oversize "Pouch" o i sandali matelassé, hanno attirato l’attenzione degli appassionati di moda, rendendo il brand di nuovo molto desiderabile. Così come la sua divertente interpretazione del famoso “intrecciato”, simbolo della maison, riproposto in versione XL su calzature e accessori.
 
Anche la nuova campagna super sexy di Bottega Veneta segna una svolta, confermando il nuovo posizionamento come griffe fashion ed edonista, che non si nasconde più dietro il baluardo di un certo elitismo. Come ha sottolineato il patron di Kering, François Henri-Pinault, durante la conferenza, “la maison è cresciuta in un mercato molto di nicchia, che le ha consentito di costruire il suo successo. Oggi è diventata un marchio globale, rivolgendosi a una clientela più ampia. La considero una nuova partenza”.
 
Secondo il Direttore Finanziario di Kering, Jean-Marc Duplaix, la maison italiana ha beneficiato soprattutto della reinterpretazione del suo spirito da parte del designer inglese e dei suoi nuovi prodotti, che hanno rappresentato il 60% dell’offerta totale nell’ultimo trimestre del 2019. Tre mesi in cui il fatturato di Bottega Veneta è aumentato del +9,4%, grazie a dinamiche positive sia nei negozi di proprietà che per quanto riguarda il wholesale. “Investiremo a lungo termine nell’abbigliamento e nelle calzature, ma anche nel retail con aperture, restyling e rilocalizzazioni delle boutique”.


Bottega Veneta, primavera/estate 2020 - © PixelFormula

 
L’azienda ha completamente riorganizzato il management nel 2019, con l’arrivo, a settembre, del nuovo CEO Bartolomeo Rongone, oltre che di un nuovo Direttore Generale per l’Europa, Massimiliano Brunazzo.
 
Lo scorso anno, l’utile operativo corrente di Bottega Veneta si è attestato a 215,2 milioni di euro, in calo del -14,3% rispetto al 2018. Il margine operativo corrente è stato del 18,4%, "principalmente in virtù di un aumento mirato e controllato di alcune spese operative, al fine di sostenere la maison nella sua trasformazione e rilancio", ha dichiarato la società in un comunicato stampa.
 
Dal punto di vista geografico, Bottega Veneta è ancora molto esposta in Asia, dove il fatturato retail è diminuto del -3% in Asia Pacifico e del -5% in Giappone. Il marchio ha sofferto in modo particolare della crisi a Hong Kong, dove nel 2018 ha realizzato il 10% del suo giro d’affari.
 
“Hong Kong era per noi un mercato molto importante e non è stato possibile compensarne la debolezza, nonostante le nuove collezioni abbiano avuto riscontri positivi in Sud Corea”, ha precisato Jean-Marc Duplaix, aggiungendo: "In Asia ci vorrà più tempo perché la nuova estetica del brand venga apprezzata. Al contrario, le nuove collezioni sono state accolte molto positivamente nei mercati maturi, grazie alla clientela locale”.
 
Nelle boutique del brand, le vendite sono cresciute del +7% in Europa Continentale, del +6% in Nord America e del +18% nel resto del mondo. Globalmente, il fatturato retail, che rappresenta l’81% del giro d’affari totale della griffe, è salito del +1% nel 2019, mentre quello del canale wholesale del +7%.
 
Nell’ultimo trimestre, la crescita è stata del +20% in Europa, del +19% negli Stati Uniti, del +43% nel resto del mondo e del +20% per quanto riguarda il wholesale. Numeri incoraggianti per l’anno in corso, che dovrà tuttavia fare i conti con l’impatto dell’epidemia di coronavirus.

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