Bottega Veneta: fuori dal buio del Berghain e sul web
Dunque, finalmente venerdì pomeriggio abbiamo avuto modo di vedere l'ultima collezione di Bottega Veneta, rivelata in anteprima ad aprile a un gruppuscolo di amici del designer nel più famoso nightclub di Berlino, il “Berghain”.

È valsa la pena attendere ben quattro mesi? Sostanzialmente sì, considerando la raffinatezza dark, la stravaganza artistica e la bravura iconoclasta di questa collezione.
Chiamata “Salon 02”, questa collezione Autunno-Inverno 2021 è stata mostrata in scatti fotografici di Tyrone Lebon, un onore raro visto che il “Berghain”, cupo tempio della musica techno industriale ed ex centrale elettrica, ha una famosa house rule, una politica tutta sua: consentire a un solo fotografo - Wolfgang Tillmans - di realizzare scatti ai suoi ospiti notturni. La “Salon 01” era andata in scena a Londra lo scorso autunno. Questa Salon sarà messa in scena il prossimo autunno a Detroit.
Il designer di Bottega Veneta, Daniel Lee, ha chiamato la collezione con un riferimento a un'era precedente della moda, quando i couturier organizzavano sfilate all’interno di saloni, davanti a piccoli gruppi di ospiti. Anche se il locale di Berlino è sicuramente lontano un milione di chilometri dagli intimi show della Parigi di metà Ottocento, che vengono in mente a tutti quando si pensa ai saloni di moda.

Nel periodo Lee, BV ha goduto di un notevole revival, basato sulla sua coraggiosa esplosione e sull'esagerazione del concept distintivo e iconico del marchio veneto: la pelle intreccio.
Lee ha lavorato di nuovo su quell'idea in tutta questa collezione: dai cappotti fantascientifici alle enormi borse con finiture metalliche degne di uno dei cani palloncino di Jeff Koons, a sorprendenti mini-abiti da sera con frange giganti da mocio lavapavimenti, indossati con stivali da tipa prepotente alti fino alla coscia.
Mostrando un’abilità di confezione sartoriale degna dell’alta moda, Lee ha avvolto le ragazze in top e abiti divini color caramello e cioccolato che si avvolgevano due volte intorno al collo e terminavano con una nappa. Tante pochette erano interamente rifinite con nappe di pelle.

Da quel momento lo stilista britannico è andato in overdrive, proponendo tute decorate con migliaia di piume di marabù color viola imperiale romano e cappotti da Yeti a coda di volpe in finta pelliccia straordinariamente cool indossati da diverse bellezze. Come molte ragazze della presentazione, tutte facevano emozionare, con il loro rossetto bordeaux.
Considerando la cattiva reputazione di ciò che accade nel dietro le quinte del “Berghain” (che si dice faccia sembrare “Ramrod” a Lower Manhattan come un tea party) il suo abbigliamento maschile sembrava quasi compassato, persino spirituale. Dagli impressionanti e maestosi cappotti di feltro tagliati a forma di pezzi degli scacchi ai cappotti stile spia della Stasi ad alcune redingote austriache da uomo tagliate in modo perfetto. Capi che, sospettiamo, Helmut Lang avrebbe approvato all'istante.
Anche i ragazzi hanno ricevuto il trattamento Jeff Koons, con tote bag a bolle turchesi e pantaloni e gilet di velluto a coste abbinati - tutti nella stessa tonalità del tappeto anch’esso a coste che copriva il pavimento del “Berghain”, il quale di solito è un pasticcio umido e sporco.

Ad aprile, la maggior parte delle persone ha trovato volutamente, ma eccessivamente, stravagante e bislacco pubblicare immagini degli ospiti di Daniel al “Berghain”, ma non i vestiti. Probabilmente la pensano ancora così, visto quanto si è rivelata incisiva e potente la collezione attuale.
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