Adnkronos
10 set 2012
Borse e collane made in Elba, Dampaì guida la riscossa dell'Isola
Adnkronos
10 set 2012
Capoliveri, isola d'Elba. E' qui che nasce, lontano dal fashion system, un marchio di moda che nel solo primo anno di vita ha talmente convinto da finire in oltre 100 punti vendita tra Italia ed Europa (persino a Capo Verde).
Come spesso accade, è l'idea semplice ma innovativa a vincere. In questo caso un tubo di caucciù di ispirazione etnica ma di impronta assolutamente moderna che dà vita a collane e braccialetti. A idearli e produrli è Simona Giovannetti, architetto, con il marchio Dampaì, che in iraniano significa 'Si porta facile'.
A scoprirlo (è stata la prima cliente) Valeria De Padova, figlia di una delle signore del design, Maddalena. Che per prima ha accolto e venduto nel suo spazio di corso Venezia a Milano, tempio del design mondiale, le collane e che già, unica per ora in Italia, ha avuto modo di testare sulle clienti la nuova produzione di borse in gomma (materiale plastico microespanso). Tutte vendute.
"Sono un architetto e da 20 anni progetto case" racconta Simona Giovannetti, ricordando che dopo avere lavorato con un'azienda di Bologna a un progetto di infradito per due anni, e visto che nulla andava in porto, "ho deciso di fare da me. Ho cercato di immaginare una cosa che potessi essere io stessa a produrre. Così ho ideato una collanina, poi un bracciale e una collana lunga".
Accanto a Simona altri due amici, dell'Elba, che collaborano con lei e si occupano rispettivamente di vendita e fatturazione. "Abbiamo iniziato il progetto senza avere - confessa la designer - esperienza del settore". L'avventura è iniziata con una prima esperienza al Macef di Milano (il salone dei complementi e oggettistica per la casa) dove "abbiamo avuto molto successo".
E' stata la vetrina che ha consentito di far conoscere le collane e destinarle a quegli oltre 100 rivenditori che ancora oggi le stanno vendendo. "Nel frattempo - spiega ancora - siamo diventati in cinque, amici che hanno creduto nel prodotto, come i fotografi che mi hanno aiutato nella parte fotografica con il lancio e poi sono entrati nell'azienda, o il socio con il quale lavoro alla progettazione edilizia delle case".
Il 2012 è stato l'anno del salto di qualità, con il debutto a Pitti con una nuova collezione di borse, il cui materiale è "molto innovativo, non era mai stato utilizzato. E' lo stesso - chiarisce la designer - con cui ci si fanno i tacchi delle scarpe. E' microespanso, lo stesso delle Crocs, ma con una densità diversa, per arrivare alla cui definitiva stesura ci è voluto molto tempo".
Prossimo appuntamento il White di Milano, dove verrà ripresentata la collezione di borse con una novità: un modello più economico della Bernarda Handbag. I modelli presentati al Pitti vengono proposti al pubblico a un prezzo che va dai 100 euro in su. Il modello 'economico' che si distingue per le sole finiture andrà a 50 euro.
Insomma un prodotto crossover tra moda e design, espressione di una vera e propria rete che è nata all'Elba a servizio del progetto. "Quando siamo partiti - racconta Giovannetti - con la prima collezione, ho fatto indossare queste collane a tutti i miei amici. Alla prima campagna pubblicitaria hanno partecipato 60 persone, gente che vive all'Elba e che credeva nel progetto. Si vedeva e si sentiva che era una campagna partecipata".
E se è vero che il successo di una griffe si misura da quanto viene copiata, Dampaì nel primo anno di vita ha già dovuto combattere contro una grossa realtà che ha tentato di imitare la produzione. Senza riuscirci, visto che la causa intentata da Simona Giovannetti le ha dato in toto ragione.
"Per l'Elba - conclude - è un periodo difficile. Qui non ci sono realtà di questo genere. Si vive soprattutto di turismo che risente della crisi, come tutta Italia del resto. Io sono un punto di riferimento per tanti. Nel mondo della moda e del design tutti vengono da Milano, da Firenze. Quando andiamo alle fiere e ci chiedono da dove veniamo, rimangono tutti stupiti. Sembra quasi che per fare lo stilista o il designer si debba vivere tutti a Milano, ma non è così. L'importante è avere dei collaboratori validi, come quelli che ci sono qui, all'isola d'Elba''.
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