AFP
Gianluca Bolelli
24 nov 2022
Boohoo nuovamente accusato per le pessime condizioni di lavoro dei suoi dipendenti
AFP
Gianluca Bolelli
24 nov 2022
Il rivenditore di abbigliamento online Boohoo fa lavorare i dipendenti di uno dei suoi magazzini nel Regno Unito in condizioni estenuanti e pericolose per la salute, secondo un’inchiesta del Times, a distanza di due anni dalle accuse simili che gli erano state rivolte.

Secondo un giornalista del quotidiano, il quale ha lavorato sotto copertura per un mese, i dipendenti del magazzino di Burnley (Nord Ovest dell'Inghilterra) devono movimentare 130 articoli all'ora camminando tantissimo.
Il giornalista afferma di aver percorso circa 20 chilometri a piedi senza alcuna pausa per sedersi durante una sessione di lavoro di 11 ore, riuscendo comunque a raggiungere solo il 70% degli obiettivi fissati. La temperatura nel magazzino raggiungeva spesso i 32 gradi durante la notte in estate, riferisce.
Boohoo afferma di impiegare più di 5.000 persone in tutto il mondo, secondo il suo sito web. Il suo fatturato annuo è di circa 2 miliardi di sterline.
“Prigione”, “schiavi”, “non lavorate lì”, si legge su alcuni graffiti scritti fuori dal magazzino, fotografati e riprodotti nell'articolo del Times, che descrive anche numerosi ricoveri dei dipendenti al pronto soccorso, svenimenti, ecc... Conseguenza: il tasso di turnover del personale è elevato.
I dipendenti ricevono le istruzioni e l'ubicazione degli articoli tramite un ingombrante terminale nero attaccato al polso, per mezzo del quale sono anche monitorati dai loro superiori, continua l'articolo del quotidiano britannico.
Un dipendente dice di aver quasi investito il suo capo con il proprio carrello mentre faceva una svolta per cercare di raggiungere assolutamente i suoi obiettivi.
Obiettivi che se non raggiunti potrebbero portare al licenziamento, secondo il giornale.
Il direttore generale di Boohoo, che si è concesso anche una collaborazione con la star dei reality televisivi Kourtney Kardashian, ha ricevuto un bonus di 1,3 milioni di sterline, mentre i dipendenti ricevono 11 sterline l'ora, riporta il Times.
Già due anni fa, Boohoo era stato accusato di vendere abiti realizzati in Pakistan da fornitori che sottopagavano il personale in maniera importante, ma anche nel centro del Regno Unito, a Leicester, i lavoratori locali erano pagati molto meno del salario minimo nazionale.

Il gruppo del fast fashion, che aveva promesso di porre fine a queste pratiche, era stato anche costretto dalle autorità locali britanniche a ritirare delle pubblicità ritenute sessiste.
Boohoo ha beneficiato di un boom delle vendite online durante la pandemia, durante la quale si è espanso in modo aggressivo per accaparrarsi marchi appartenenti a colossi della vendita al dettaglio del Regno Unito in disarmo a causa del crollo delle vendite fisiche durante i numerosi lockdown.
Nell’ultimo biennio, l’azienda britannica ha infatti acquistato le etichette di moda Burton, Wallis e Dorothy Perkins dal gruppo Arcadia, nonché le attività del fallito grande magazzino britannico Debenhams.
Contattato dall’agenzia francese AFP, un portavoce di Boohoo ha affermato che l'articolo del Times “non riflette l'effettivo ambiente di lavoro nel nostro magazzino di Burnley”.
Boohoo “sta prendendo molto sul serio ogni reclamo”, ha proseguito il portavoce, aggiungendo che assicurarsi che i lavoratori siano al sicuro e a proprio agio è la “massima priorità” dell'azienda.
A 11 sterline l'ora, il portavoce sottolinea che i salari sono superiori al cosiddetto salario minimo di sussistenza, che non è obbligatorio, ma raccomandato, nel Regno Unito.
Il titolo azionario di Boohoo è sceso fino quasi a un decimo del suo valore negli ultimi due anni, e mercoledì si scambiava in Borsa a Londra a 37,62 pence intorno alle 10:30, in calo del 3%.
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