Boohoo: crescita delle vendite del 40% nell’ultimo terzo dell’anno
Un giorno dopo l’annuncio da parte dell’inglese Asos di un incremento del 24% del proprio fatturato nell’ultimo terzo dello scorso esercizio (a 1,364 miliardi di sterline, ovvero oltre un miliardo e mezzo di euro), anche il connazionale e competitor diretto Boohoo ha annunciato buone nuove: una crescita del 40% delle vendite nel quadrimestre chiusosi il 31 dicembre.

Risultati impressionanti da tutti i punti di vista: fra l’autunno e le feste di fine anno, i ricavi di Boohoo sono arrivati a 660,8 milioni di sterline (742,5 milioni di euro), e a 1,477 miliardi di sterline (1,66 miliardi di euro) nei primi 10 mesi dell’esercizio, +42%.
Boohoo ha registrato buoni risultati a livello mondiale, soprattutto negli USA. Le vendite nel Regno Unito sono cresciute del 40%, per raggiungere i 357,2 milioni di sterline (401,4 milioni di euro) nel quadrimestre, e del 38% nei dieci mesi, a 787,4 milioni di sterline (885,3 milioni di euro). Nel resto d’Europa, le vendite sono aumentate del 30%, a 90,4 milioni di sterline (101,6 milioni di euro) nei quattro mesi, e del 36%, a 214,1 milioni di sterline (240,7 milioni di euro) sui dieci.
Negli Stati Uniti, le vendite di Boohoo sono state molto elevate, salendo del 52%, a 110,6 milioni di sterline (124,3 milioni di euro) nell’ultimo quadrimestre del 2020, risultando quindi leggermente inferiori alla crescita del 67% registrata nei primi dieci mesi dell'esercizio. Nel resto del mondo, le vendite del quadrimestre sono salite del 20%, a 45,5 milioni di sterline (51,1 milioni di euro), con un incremento del 18% sui dieci mesi, a 105,8 milioni di sterline (118,9 milioni di euro).
Detto questo, il margine lordo sui quattro mesi è stato del 53%, ed è sceso di 50 punti base rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. L'azienda specifica che tutti i suoi marchi hanno ottenuto buoni risultati, e che “l'integrazione e il rilancio dei marchi Oasis e Warehouse hanno avuto successo”.
La crescita dei ricavi del gruppo per l'anno fiscale che si concluderà il 28 febbraio dovrebbe essere del 36-38%, oltre le sue previsioni precedenti, che invece prevedevano un aumento compreso tra il 28 e il 32%.
Boohoo afferma di aver compiuto progressi nell’adozione del programma “Agenda for Change”, a seguito degli scandali scoppiati la scorsa estate nella sua filiera, per il quale, a novembre 2020, ha assunto il 71enne Sir Brian Leveson (giudice inglese in pensione che ha ricoperto il ruolo di presidente della Queen's Bench Division e capo della giustizia penale) per garantire un monitoraggio di controllo indipendente delle proprie attività - e la società assicura di “fare ottimi progressi nell'attuazione delle raccomandazioni” del baronetto.
Circa 64 nomi sono stati rimossi dall'elenco dei fornitori britannici del gruppo. Sono in corso ulteriori indagini, e Bureau Veritas e Verisio stanno partecipando agli audit etici dei fornitori e dei subappaltatori del gruppo. Diversi specialisti in ispezioni e applicazione delle leggi, guidati dall'ex vice commissario della polizia metropolitana Tim Godwin, stanno supportando le indagini di Sir Brian.
Il dettagliante britannico è inoltre sul punto di finalizzare l'ampliamento delle proprie capacità di magazzino nel Regno Unito, dove un nuovo sito dovrebbe essere inaugurato in aprile e creare fino a 1.000 posti di lavoro.
Il sito sarà dedicato ai marchi Nasty Gal, Karen Millen, Coast, Oasis e Warehouse, che vi confluiranno nel corso del primo semestre — il che consentirà di liberare spazio nella sua rete esistente, “per sostenere i futuri piani d’espansione”.
Intanto, i lavori per la realizzazione della fabbrica “ultramoderna” di Boohoo a Leicester procedono bene. Lo stabilimento dovrebbe essere inaugurato nel corso del 2021, e “costituirà una vera e propria piattaforma per sensibilizzare la comunità”.
L’azienda britannica si appresta infine a nominare “un ulteriore amministratore indipendente non esecutivo con esperienza in materia di criteri ambientali, sociali e di governance”.
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