27 dic 2021
Blue of a Kind debutta nel retail a Milano e punta all’internazionalizzazione
27 dic 2021
Blue of a Kind, brand milanese di denim upcycled fondato nel 2018 da Fabrizio Consoli, ha fatto di recente il suo debutto nel retail nella propria città natale, aprendo una temporary store in via Capelli 3, tra corso Como e piazza Gae Aulenti, in zona Porta Nuova.
Lo spazio di 80 mq, in precedenza occupato da Christian Louboutin, rispecchia appieno i valori del marchio: il negozio, infatti, è allestito esclusivamente con materiali e arredi che erano già presenti nello store o che sono stati recuperati da sfilate o allestimenti. Altra peculiarità: la vetrina, completamente “oscurata” in blu, presenta un unico oblò attraverso il quale è possibile vedere un paio di jeans, accanto ai quali campeggia la scritta “These jeans are made of garbage” (Questi jeans sono fatti con spazzatura).
Oltre ai capi in denim del brand, come pantaloni e giacche, totalmente realizzati con tessuto recuperato da abbigliamento in jeans dismesso, lo store propone una linea di t-shirt colorate con polvere di cotone proveniente da capi già esistenti, una tipologia di lavorazione denominata Recycrom e sviluppata dall’azienda biellese Officina+39.
“Il negozio, che sta andando molto bene, rimarrà aperto fino a fine gennaio. Si tratta di un primo test per sondare il mercato; se tutto va bene, potremmo in futuro pensare a un monomarca stabile”, spiega a FashionNetwork.com Fabrizio Consoli. “Oggi siamo presenti all’interno di una dozzina di negozi multimarca di fascia alta, principalmente in Italia. Pensiamo però che avere un monomarca sia un’esperienza fondamentale: non solo dà autorevolezza al brand, ma consente di avere un contatto diretto con i clienti, di conoscere in prima persona il loro feedback sul prodotto”.
Un altro asset su cui l’azienda punterà nel prossimo futuro è l’internazionalizzazione: nel mirino di Blue of a Kind, che oggi è già presente in alcuni store in Cina e a Los Angeles, ci sono in primis mercati come Francia, Stati Uniti (East e West Coast) e Scandinavia. “Mi piacerebbe anche approcciare Giappone e Corea”, aggiunge Consoli. Il marchio continuerà inoltre a promuovere in ottica di brand awareness il proprio e-commerce, che sta funzionando bene soprattutto con clienti che hanno già acquistato dei capi Blue of a Kind in negozio.
Blue of a Kind nasce dalla passione sviluppata da Consoli per il denim dopo aver lavorato per tanti anni in Replay. “L’obiettivo era di creare un prodotto che fosse il più possibile sostenibile e quando ci siamo chiesti quale capo è davvero green, la risposta è stata: quello che esiste già”, ci racconta Consoli. “Abbiamo trovato un’azienda di Bergamo che ha creduto nella nostra idea di smontare il denim per dargli una nuova vita. Ognuno dei nostri capi è un prodotto artigianale; l’abbigliamento è da sempre un modo di esprimersi e chi sceglie Blue of a Kind vuole raccontare qualcosa di sé attraverso i nostri prodotti”.
Proprio per la loro natura, i capi del brand sono tutti diversi tra loro e imperfetti. Alcuni prodotti sono una riedizione di capi già esistenti, la cui creazione non richiede l’utilizzo di acqua; altri vengono realizzati con tessuti di scarto, fine pezza o con piccoli difetti.
“Recuperiamo il denim in alcuni centri di raccolta, uno in Toscana e uno in Normandia, oppure dagli stock delle aziende. Il denim viene scucito completamente e poi ricostruito con delle aggiunte, sempre riciclando tessuti o materiali già utilizzati”, conclude Consoli. “All’interno di ogni capo scriviamo la sua storia, persino il nome della sarta che l’ha cucito. Oggi i nostri jeans sono venduti al pubblico a circa 230 euro, un prezzo premium ma basso se si considera la tipologia di prodotto e di lavorazione. È una scelta consapevole: vogliamo rendere accessibile il nostro denim upcycled al maggior numero di persone che condividono i nostri valori”.
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