Beyond Closet ha confermato il suo potenziale al Pitti Uomo
Presentato per la terza volta al Pitti Uomo nel quadro del progetto “Concept Korea”, Beyond Closet ha sedotto il pubblico della fiera fiorentina con una sfilata ben curata e ricca di colori. Lo stilista autodidatta Taeyong Ko ha dimostrato, in questa stagione forse ancor più che nelle precedenti, di saper padroneggiare davvero bene la materia. E senza dubbio non è un caso che la sua etichetta di abbigliamento maschile “classico con un tocco in più” abbia raddoppiato i clienti multimarca da una stagione all’altra, passando da 15 a 30, principalmente in Corea del Sud.
Il designer, che nella prima parte della sua vita si dedicava al nuoto e ha mosso i primi passi nella moda lavorando in una boutique, ha saputo creare un universo molto particolare e riconoscibile attraverso l’adozione di un guardaroba classico dagli accenti preppy, attraversato da una vena fun e stravagante, ma senza esagerare.
La forza di Taeyong Ko? La sua abilità nel mescolare sottilmente i generi e creare dei modelli tanto originali quanto desiderabili. Tutto sta infatti nello stile, nel modo di giocare con accessori e dettagli che arricchiscono i look, e nel mix and match di materiali e registri. Come riassume lui stesso nel backstage: “Vesto un uomo che trova la sua originalità nel proprio stile”.
In un layout da accampamento militare, con tende piantate nel deserto, risuona il rombo di una motocicletta, mentre i primi modelli sfilano velocemente sulle note di “Walk on the wild side” di Lou Reed. Pantaloni risvoltati ai polpacci, camicie a quadri in lana, voluminosi parka si alternano con abiti Principe di Galles e con altri look “navy”, in riferimento al tema scelto da Taeyong Ko in questa stagione, con cappotti da marina dai bottoni dorati indossati su una marinière, e il foularino annodato attorno al collo.
L’atteggiamento è allo stesso tempo rilassato ed elegante, come per quel dandy che esce in tuta da ginnastica e pantofole foderate di pelliccia, indossando il suo tradizionale cappotto in tweed, o in cardigan blu scuro e pantaloni scozzesi.
L’accento viene posto soprattutto sui capi cosye molto caldi, per proteggersi dalle temperature rigide con cappotti col pelo o in lana cotta, dei pullover in pile da infilare sotto la giacca o dei dolcevita avvolgenti, delle tute in lana arricciata, senza contare i grandi colletti e baveri delle giacche o dei giubbotti, sistematicamente imbottiti, mentre molte giacche e pantaloni sono felpati con dei patchwork colorati che riprendono gli stampati tipici del guardaroba maschile (quadretti, pied-de-poule, ecc.).
Il tutto è esaltato da una grande attenzione ai dettagli e al cromatismo. Una fila verticale di bottoni dorati impreziosisce il retro di una giacca kaki. O ancora, come fossero gomiti o ginocchiere, lo stilista opta per una sorta di etichette rettangolari, alcune camicie in feltro grigio sono dotate di grandi tasche di nylon felpate e dai colori vivaci, dei guanti di pelle di un giallo intenso si notano su un capo Principe di Galles, la patta blu royal o di velluto sul petto ravviva un classico trench.
Il designer gioca anche con sovrapposizioni e trompe l'oeil, come nella felpa in stile Teddy, che si trasforma in una giacca di nylon grigia nella parte posteriore, o nella giacca gessata da banchiere, che assume l'aspetto di una maglia da baseball con il numero “27” stampato sul retro. Altro esempio, il cappotto che si prolunga senza preavviso in giacca a vento o la giacca che diventa una cerata arancione.
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