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Di
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Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
16 dic 2022
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Bernard Arnault, insaziabile imperatore del lusso e prima ricchezza mondiale

Di
AFP
Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
16 dic 2022

Bernard Arnault, che con la sua famiglia è diventato il titolare della più grande fortuna economica mondiale davanti a Elon Musk, con LVMH ha costruito pazientemente un impero globale del lusso, che spazia dalla moda ai liquori, attraverso acquisizioni emblematiche che hanno forgiato la sua reputazione di uomo d'affari formidabile e insaziabile.

Il boss di LVMH, Bernard Arnault - DR


Il 73enne francese e la sua famiglia giovedì sono saliti, con 184 miliardi di dollari, in cima alla classifica di Forbes delle maggiori ricchezze al mondo a causa del restringersi del patrimonio di Elon Musk, boss di Tesla, SpaceX e Twitter.
 
“Una qualità primordiale nella nostra famiglia è la pazienza”, confidava Bernard Arnault nel 2012 in un’intervista televisiva. Dieci anni dopo, quando il fatturato annuo di LVMH è più che raddoppiato superando i 64 miliardi di euro, ha dichiarato a Radio Classique: “Possiamo continuare a crescere, ma siamo pazienti, non c'è fretta”.

LVMH, leader mondiale del lusso, annovera più di 75 marchi (Louis Vuitton, Moët Hennessy, Kenzo, Guerlain, Fendi, Céline, Sephora, Bulgari, Tiffany, ecc.), che ha acquisito nel corso degli anni.

L'imprenditore ha anche investito nella stampa francese (Les EchosLe ParisienRadio Classique...) attività che “preferirebbe considerare più come un sostegno da mecenate”, ha assicurato durante un'audizione al Senato nel gennaio 2022, dove aveva ammesso di essere intervenuto per privare dei finanziamenti pubblicitari il quotidiano Libération, reo di aver pubblicato una prima pagina che lo aveva scontentato.

L'uomo d'affari, nato il 5 marzo 1949 a Roubaix, dopo essere uscito dall'Ecole Polytechnique entrò a 22 anni nell'impresa edile di opere pubbliche del padre, che convinse a convertirla in azienda dedita allo sviluppo immobiliare.

Nel 1981, dopo l'elezione di François Mitterrand, parte per gli Stati Uniti dove rimane per tre anni. Al suo ritorno, acquista l'azienda tessile Boussac, piena di debiti, prevalendo contro diversi concorrenti seri grazie alla promessa di mantenere tutti i posti di lavoro.
 
Dior per cominciare

È però un piano sociale drastico quello che infligge a Boussac, mantenendo solo poche attività, tra cui la casa di moda Christian Dior. Allora aveva 35 anni.
 
“Mio padre l'ho sorpreso quando sono venuto a trovarlo dicendo che ‘rifocalizzeremo l’azienda di famiglia e proveremo a investire in qualcosa di più trainante, Christian Dior’”, ha detto di recente a Radio Classique.

Bernard Arnault posa così la prima pietra del suo impero del lusso. Per appropriarsi di LVMH, gruppo nato dalla fusione nel 1987 tra il produttore di bauli Louis Vuitton e il gruppo di vini e liquori Moët-Hennessy, Bernard Arnault ha approfittato delle rivalità tra le due famiglie proprietarie e ha assunto la guida dell'azienda nel 1989 al termine di... 17 procedimenti legali.
 
“È un negoziatore duro, ma eccezionale, un visionario che sa di chi circondarsi e che alla fine raggiunge sempre i suoi scopi in un modo o nell'altro”, riassume all’agenzia AFP Arnaud Cadart, Portfolio Manager di Flornoy.

Il percorso di Bernard Arnault non è però privo di fallimenti, come quando il suo grande rivale François Pinault, a capo dell’allora gruppo PPR (Pinault Printemps Redoute), oggi Kering, gli soffia nel 1999 il marchio italiano Gucci. O quando cerca, invano, di mettere le mani sul pellettiere Hermès entrando in maniera mascherata nel suo capitale.

Parla raramente. Non gli piace la pubblicità. Quest'estate, mentre sui social si tracciano le rotte dei jet privati ​​delle personalità, Bernard Arnault vende quello del gruppo LVMH. “Il risultato è che ora nessuno può sapere dove sto andando, perché gli aerei li noleggio”, spiega a Radio Classique.

“È destino degli uomini d'affari francesi incarnare - a volte in modo del tutto ingiustificato - critiche sociali, in quanto la mentalità da alcuni anni è un po' anti-business”, si lamentava sull’emittente France 2 nel 2016.

Nello stesso anno è uscito il documentario “Merci Patron!”, un'invettiva satirica contro di lui, scritto e diretto da François Ruffin, che ora, deputato, lo prende ancora regolarmente di mira.
 
Obama, Putin, Trump, Macron...

Nel 2021, LVMH paga una multa di 10 milioni di euro per evitare procedimenti giudiziari in un'indagine su un sistema di spionaggio industriale. Bernard Arnault nel 2013 ha rinunciato a chiedere la nazionalità belga e ha fatto un mea culpa pubblico, dopo aver suscitato scalpore per diversi mesi per questa sua intenzione, nel bel mezzo del dibattito dell’epoca sulla tassazione e l’evasione fiscale dei più ricchi.

È stato ricevuto da Barack Obama alla Casa Bianca nel 2011, Vladimir Putin lo ha accolto a Mosca nel 2016, François Hollande ha inaugurato la Louis Vuitton Foundation, Donald Trump un workshop Vuitton in Texas ed Emmanuel Macron lo ha fatto con il grande magazzino La Samaritaine a Parigi... In Giappone, in Cina, anche in Medio Oriente, il magnate del lusso ha accesso ai leader globali di più alto livello.

Sposato con una pianista e amante dell'arte, Bernard Arnault si è anche regalato un tempio dell'arte contemporanea, la Vuitton Foundation. Ma rimane al centro del suo impero. I suoi cinque figli lavorano per LVMH e, ogni settimana, il dirigente fa un giro tra i marchi parigini del gruppo (Louis Vuitton, Le Bon Marché...), e non intende cederne le redini nell'immediato futuro. Il limite di età per la sua carica di CEO di LVMH è stato esteso a 80 anni durante l'ultima assemblea generale. Ha anche assicurato che il suo impero del lusso rimarrà sotto il controllo della famiglia.

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