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Ansa
Pubblicato il
2 apr 2015
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Bellezza "halal": in Italia il potenziale musulmano è tutto da scoprire

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Ansa
Pubblicato il
2 apr 2015

Dove va oggi una donna musulmana in Italia per prendersi cura della sua bellezza? “Purtroppo resta a casa propria, nonostante mostrare la propria bellezza e sottoporsi a massaggi e cure del corpo siano non solo sono molto gradite come a qualunque altra donna, ma anche imprescindibili a scopo religioso” – afferma Shaima Sehlaoui, studentessa di giurisprudenza islamica alla Cordoba Academy, residente a Torino e manager al dipartimento marketing sui cosmetici di Whad, sistema di certificazione ente di certificazione halal italiano riconosciuto in 22 Paesi del mondo per la certificazione di generi alimentari, cosmetici, farmaci, nutraceutici e farmaci ritenuti leciti secondo le norme religiose islamiche.

Due tipiche bellezze musulmane - Foto: Ansa


“La domanda più singolare che mi fanno gli italiani è se per una donna musulmana la bellezza sia solo un elemento di interiorità e che non includa le cure estetiche o il fitness”, sottolinea Sehlaoui. “Le donne musulmane non sono diverse dalle altre e curano il loro aspetto esteriore quanto le altre. La difficoltà in Italia è un’altra, cioè trovare piscine, hammam, parrucchieri, centri estetici e Spa che siano halal friendly, cioè che rispettino la nostra cultura. In tutta Torino, dove vivo, una sola piscina ci riserva un’ora alla settimana per fare attività fisica”, afferma Sehlaoui.

Precisa Sehlaoui: “La bellezza per il mondo islamico è halal, parola araba che significa "lecito" e che si contrappone al termine haram, cioè proibito. Le cure per il corpo sono halal perché la bellezza è un dono da preservare. Le cure sono perfino obbligatorie, perché incluse nelle norme religiose sia per le donne che per gli uomini musulmani. Oltre alle 5 abluzioni al giorno che anticipano le preghiere quotidiane in ambito arabo le donne, ma anche gli uomini di alcune aree, depilano il corpo almeno ogni 40 giorni perché previsto dalle regole religiose, la depilazione è imprescindibile”.

“Le donne musulmane curano inoltre e in modo particolare i capelli, proprio perché trattenuti dai veli hanno più problemi, diventano delicati e più soggetti alla caduta”, racconta Sehlaoui. “Le chiome sono quindi mantenute lucenti, molto curate e vengono mostrate moltissimo in ambito femminile, sono un vero vanto. Il make up è anche molto usato, gli occhi sono il punto focale del fascino, così come gli ornamenti. In casa sia la moglie che il marito adottano regole igieniche ferree e tanta attenzione per l’aspetto, usano ornamenti, affinché siano gradevoli al partner. Cure estetiche fondamentali sono inoltre dedicate al corpo e, oltre alla depilazione, la cultura del bagno turco è molto radicata. Qui si socializza e ci si relaziona fra donne ed è perciò anche il luogo in sui si mostra la vanità femminile più che altrove. Scrub e massaggi, da eseguire secondo regole che rispettino le zone auree del corpo e che vanno dall’ombelico alle ginocchia, sono anche una abitudine molto comune”.

Ribadisce le difficoltà della donne musulmana in Italia per prendersi cura della sua bellezza Annamaria Aisha Tiozzo, Presidente di Whad, consulente di marketing islamico e certificazione religiose e membro di commissioni internazionali per lo sviluppo di standard halal: “Purtroppo le donne musulmane restano a casa propria. In Italia è rarissima la possibilità di avere spazi o orari dedicati alle sole donne o ai soli uomini per garantire la loro privacy,e relativo personale solo maschile o solo femminile dedicato, un decoro dei luoghi senza immagini "sensibili", o di pratiche non islamicamente accettabili, come l’offerta di bevande alcooliche. Le regole halal includono anche alcune caratteristiche per i cosmetici, dai saponi alle tinture per capelli che vanno dall’assenza di conservanti, aromi, coloranti e derivati da grassi di origine suina, di animali non macellati ritualmente, derivati di alcol etilico, di sangue, ogm o altre sostanze mashbooh, cioè dubbie”.

Il mercato cosmetico certificato halal non è affatto un fenomeno di nicchia e cresce con un tasso del 12% annuo da 5 anni nel mondo, nei paesi GCC del 19%. Secondo le stime Whad – World Halal Development, su dati ENIT e enti promozione turismo del GCC, appena presentate alla World Halal Week, fiera mondiale degli operatori turistici e ai centri di certificazione halal nel mondo in corso in questi giorni a Kuala Lumpur, in Malaysia, una consumatrice araba spende in media 11.000 euro all’anno in prodotti di bellezza, contro i 180 euro spesi all’anno dai consumatori italiani (stima Cosmetica Italia).

L’Italia non solo non è preparata alle esigenze delle donne e degli uomini musulmani che vivono qui, ma perde anche l’occasione di fare affari con i turisti che arrivano dai Paesi musulmani.

“Le donne degli Emirati Arabi Uniti spendono 40.000 euro l’anno per la bellezza. Anche l’uomo arabo cura molto il proprio aspetto e di euro ne spende 9.000 pro-capite all’anno”, precisa Tiozzo. “Sono 2 miliardi i musulmani nel mondo, un terzo della popolazione del globo, distribuiti in tutti i continenti. L’ Indonesia è il Paese con più elevata presenza di credenti musulmani, ma vi sono anche 164 milioni di musulmani in India, 20 in Russia e 20 in Cina. In Italia ve ne risiedono 2 milioni”.

“L’Italia non è in grado di cogliere questa grande occasione di business, perché non conosce le abitudini e le richieste degli islamici che per la cura del corpo devono rivolgersi in altre città europee, da Londra a Parigi”, afferma Tiozzo. “Secondo l’indice 'Muslim Travel Index 2014' mostra l’Italia come la seconda meta desiderata per le prossime vacanze dai turisti sauditi, la terza per i malesi e la quinta per gli emiratini. La potenzialità per gli operatori italiani è valutata dallo stesso indice in diversi miliardi di euro. Le statistiche parlano di un turista di fascia economica medio-alta, abbastanza giovane, dai 25 ai 55 anni, con livello culturale medio-alto, amante di mare, lago, montagna, città d’arte, sport, shopping e cura del corpo. La presenza di Spa, terme e servizi per la persona è uno dei criteri principali per la scelta delle destinazione turistica delle numerose famiglie arabe, soprattutto se in grado di offrire servizi adatti al consumatore musulmano”.

“A fronte dell’altissimo interesse per il nostro Paese, i potenziali visitatori lamentano la quasi assenza di servizi a loro dedicati, inclusa la possibilità di cibarsi secondo la propria regola alimentare, halal. Perciò abbiamo fondato un sistema di formazione certificazione, detto Italia Bayti, Italia casa mia, rivolto agli operatori del settore”, conclude Tiozzo.

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