Ansa
30 apr 2020
BCE: da acquisti debito a liquidità, ecco le misure anti-Covid
Ansa
30 apr 2020
Una BCE "pronta a tutto", che dà liquidità senza precedenti per spingere credito verso le imprese strozzate dallo shock del coronavirus. E che non tollererà fiammate dello spread, di fronte a uno shock economico "mai visto in tempi di pace" che potrebbe far cadere il PIL dell'Eurozona fra il cinque e il 12% quest'anno.

Ma Christine Lagarde, a una settimana dalla sentenza costituzionale sulla legittimità del Qe e mentre l'Europa discute il 'recovery fund', non rilancia il quantitative easing. Anche a costo di deludere i mercati, con lo spread salito sopra 230 e le Borse in perdita di oltre il 2% visto che diversi investitori puntavano persino su un raddoppio della potenza di fuoco del 'Pepp', il programma di acquisto di debito da 750 miliardi per l'emergenza pandemica.
La Bce mette sul tavolo un oceano di liquidità per dare ossigeno all'economia: con sette nuove operazioni chiamate 'Peltro', Pandemic Emergency Lending Refinancing Operations, e con il taglio dei tassi, sulle nuove operazioni Tltro3 che iniziano a giugno, fino a -1% per le banche 'virtuose' nel dar credito all'economia.È l'equivalente dell'iniettare a forza liquidità e prestiti nel sistema economico: si stima che le banche possano approvvigionarsi di 1.000 miliardi col Tltro3 a giugno e mettere al sicuro tre miliardi di utili.
I tassi e la potenza di fuoco monetaria della Bce - il 'Pepp' e il precedente 'App' - restano dove sono: a -0,5% e oltre 1.000 miliardi di euro complessivi. E non arriva - per ora - l'apertura a includere nel Qe i titoli 'junk', quelli speculativi, per allontanare l'ipotesi che qualche Paese mediterraneo sia tagliato fuori.
La Bce è "del tutto preparata ad aumentare le dimensioni", e ad estendere la durata del 'Pepp' oltre il 2020, spiega Lagarde. "Siamo più determinati che mai" a fronteggiare la crisi innescata dalla pandemia e dai lockdown, scandisce la presidente della Bce. Quanto allo spread italiano, l''elefante nella stanza' di ogni riunione sulla difesa dell'Eurozona dati i livelli di debito e la recessione attesa, col 'Pepp' "abbiamo usato tutta la flessibilità necessaria e continueremo a farlo, credetemi", assicura la francese riferendosi ai pesanti acquisti di Btp delle settimane passate.
"Non tollereremo alcun rischio di frammentazione dell'Eurozona" è l'impegno diretto all'Italia. Ma la Bce, per ora, preferisce aspettare cosa succederà con i lockdown europei, variabile chiave per stimare una recessione imprevedibile: il prossimo consiglio direttivo di politica monetaria è il 4 giugno, e possono sempre esserci decisioni d'emergenza. E poi c'è l'opportunità politica. La Bce riesce a comprare tanto debito italiano perché col 'Pepp' si è data la facoltà di deviare significativamente della 'capital key' che vorrebbe acquisti commisurati alla quota nazionale del suo capitale, per l'Italia attorno al 17%.
La sentenza della Corte costituzionale tedesca sulla legittimità del Qe, il 5 maggio, potrebbe rimettere tutto in discussione: meglio essere prudenti fino ad allora. Il giorno dopo, il 6, a Bruxelles si discute una prima bozza del recovery fund, il fondo che dovrebbe mettere in campo 1.000 miliardi di euro per aiutare i Paesi, con due nodi da sciogliere: finanziarlo con emissioni comuni, e sborsare non solo prestiti ma sovvenzioni a fondo perduto. Lagarde ha promosso i 540 miliardi impegnati con il Mes, lo schema 'Sure' per la disoccupazione e il potenziamento della Banca europea degli investimenti. Ma non ha nascosto di aspettarsi un ulteriore "forte e tempestivo sforzo" dal recovery fund. E ha depotenziato l'uso del 'bazooka antispread', l'Omt di Draghi, che può aiutare i Paesi che attivano del Mes: lo strumento per l'attuale situazione "è chiaramente il Pepp".
Nel mezzo di un negoziato europeo tanto delicato, probabilmente la Bce non vuole alzare il tiro del suo arsenale monetario perché rischierebbe di togliere le castagne dal fuoco ai governi. Indebolirebbe gli argomenti di chi chiede una risposta di bilancio poderosa, accanto a quella monetaria. È per questo che Lagarde preferisce tenere le carte coperte ancora per un po'.
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