Balenciaga: Demna Gvasalia fa la parodia della febbre per lo shopping dei parigini
Una lettera d’amore ai parigini, alle parigine, e alla loro ossessione per lo shopping era il tema della sfilata di Balenciaga, realizzata in un mastodontico studio cinematografico, coperto di asfalto per farlo diventare come una gigantesca strada cittadina, dove le modelle sfilavano come se fossero disperatamente in ritardo per un appuntamento o una tresca romantica.
Uno show molto vasto, più di 100 le modelle, e probabilmente la collezione più significativa della stagione. Il direttore creativo della maison, Demna Gvasalia, ha rielaborato in maniera vivida il DNA di Balenciaga – volume, tessuti inaspettati, silhouette nobili – portandolo verso la proposta di una moda contemporanea e spettacolare.
Ancora una volta, Gvasalia ci ha portato nel cuore industriale di Parigi nord, alla Cité du Cinéma. Ha fatto sedere il pubblico di 600 persone sotto un gigantesco controsoffitto sospeso e illuminato, che cambiava colore durante il défilé. Dei cartelli all’esterno sconsigliavano l’ingresso alle persone epilettiche.
La scorsa stagione, lo stilista georgiano aveva fatto costruire un tunnel che sembrava un vortice nello stesso spazio; questa volta ha usato ogni centimetro a disposizione dell’ambiente, e ha eliminato tutti i fotografi di sfilata (fatto davvero inusuale in un défilé), per creare un “ambiente particolare in cui mostrare il nostro lavoro degli ultimi tre mesi”.
“È la mia visione moderna dello stile parigino. Guardando ancora ai codici di Balenciaga, ma rivisitandoli a modo mio”, ha detto Gvasalia.
Da qui la scelta degli abiti da baby doll di Cristóbal Balenciaga, delle molteplici versioni del cappotto cocoon e di una pletora di cappotti trapuntati, i capispalla imbottiti resi famosi dal couturier spagnolo.
Tuttavia, non si è trattato di un semplice omaggio, ma di una rigorosa modernizzazione dei codici della casa di moda. Gvasalia ha sperimentato, mostrando tanti abiti sartoriali fluidi, utilizzando la stampa 3D in modo sottile e ingegnoso per esagerare l’ampiezza della parte finale delle maniche. Inoltre, ha esibito un sacco di trucchi da sartoria, assi nella manica che hanno fatto apparire altamente elaborati le giacche e i giubbotti, ma che invece erano resi fluidi e facili da indossare.
In passerella anche bellissimi cappotti avvolgenti a collo alto in rosso primario e verde bottiglia, privi di bottoni, che Gvasalia considera avere uno stile retrò. Tutti scivolano sulla parte posteriore, anche se in modo diverso dagli anni '50, quando Balenciaga regnava supremo a Parigi.
“Mi sono di nuovo innamorato di Parigi, allontanandomi da lei. Non c'è Balenciaga senza Parigi. E quindi, questa è la nostra visione moderna di ciò che significa oggi lo stile parigino”, ha sorriso Demna, che adesso abita in Svizzera.
In più, lo stilista georgiano ha nuovamente ceduto alla logomania: sulla maggior parte degli stivali maschili e delle scarpe décolleté in pelle verniciata delle ragazze brillavano delle doppie ‘B’ d’argento. L’iniziale maiuscola era presente anche su alcune mini borsette e su diverse bisacce, su varie fibbie delle cinture, su grossi pendenti, e persino sull'alluce di molte modelle. Il nome completo era stampato sul dorso di cappotti da spia in nylon con enormi collari a imbuto, o anche in diagonale su cappotti con spalline grandissime, l’outfit-chiave di questa collezione importante.
“Non c'è il tempo per un logo solo, questi vanno e vengono. È tutta una questione d’identità. Posso farlo per una o due stagioni; o forse anche per cinque anni”, ha affermato Gvasalia.
Non c’è stato il classico gran finale, ovvero la sfilata di tutti i modelli in gruppo al termine del défilé, il quale si è svolto su un enorme podio d’asfalto. Asfalto che sarà riciclato (Balenciaga appartiene al gruppo Kering, da tempo impegnato nella sostenibilità) e verrà usato sulle strade della città a seguito di un accordo con il comune di Parigi.
"È un simbolo: costruire nuove strade nella moda attraverso un asfalto fresco di cui si può ancora sentire l'odore”, ha sorriso il designer della Georgia, la cui famiglia fu costretta a fuggire dall'ex stato comunista durante la sanguinosa guerra civile locale. Sfuggire al regime per approdare nella cultura consumistica dell'Europa occidentale, un'esperienza sicuramente citata in questo show, nel quale molti modelli hanno sfilato con più di una shopping bag nelle mani e ancora più loghi. Sei mesi fa ha mostrato immagini e materiale turistico della Torre Eiffel. Questa volta, Gvasalia ha presentato in passerella talmente tante borse per lo shopping da imbarazzare Imelda Marcos. Un modo per prendere in giro la frenesia per le compere dei parigini.
“È la mia ode per i miei clienti. Questo è il mio pubblico. Persone che fanno shopping, che amano la moda. Raramente vado in strada a Parigi in questi giorni, ma quando lo faccio questo è ciò che vedo!”.
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