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11 mag 2021
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Assaad Awad: “Il futuro dell'artigianalità combinerà design, cura del pianeta ed etica sociale”

Pubblicato il
11 mag 2021

Il Worth Partnership Project (WPP), l’incubatore creativo dalle maggiori dimensioni in Europa, ha approfondito il futuro del design e delle capacità artigianali sul Vecchio Continente nell’evento “The Future of Creative Design” grazie agli interventi dello stilista e designer Assaad Awad, che ha parlato dell’evoluzione delle capacità artigianali in questo mondo sempre più connesso digitalmente, e di Carlo Ratti, architetto e direttore del Senseable City Lab del MIT (Massachusetts Institute of Technology) di Boston, che ha approfondito il tema degli spazi di lavoro del futuro.

Assaad Awad indossa una delle sue creazioni d'avanguardia - Assaad Awad x Lamercié


Il Worth Partnership Project è finanziato dal programma COSME dell'Unione Europea ed è la seconda edizione del progetto pilota che si è svolto dal 2013 al 2015 e che oggi vanta più di 350 partner fra le PMI di 34 nazioni. Il progetto (focalizzato sul lifestyle, tessile-abbigliamento, calzature, pelletteria e pellicceria, arredo casa, gioielleria e accessori) crea e supporta collaborazioni transnazionali tra stilisti, creativi, PMI manifatturiere e aziende tecnologiche che cercano di sviluppare prodotti innovativi e orientati al design.
 
Nel corso di questi ultimi quattro anni, sono stati oltre 2.600 i partner registrati al progetto, 462 le domande presentate e 978 i candidati da 36 nazioni, e alla fine ben 152 progetti di partnership hanno beneficiato di un programma di incubazione per sviluppare nuove idee, il quale ha elargito 10.000 euro in supporto finanziario, sessioni di coaching sulla strategia di business e lo sviluppo tecnologico, consulenze legali sui diritti di proprietà intellettuale e sulla sua protezione, partecipazioni a fiere di settore e collegamenti professionali in networking.

Per il 47enne Assaad Awad, ex pubblicitario (per 14 anni) ed artista multidisciplinare ispano-libanese che risiede a Beirut, in Libano, ma che ha un altro laboratorio nella spagnola Madrid, “il futuro dell'artigianato sarà una combinazione tra buoni prodotti di design, cura per il pianeta ed etica sociale”, ha detto nel corso del suo intervento. “I marchi possono diversificarsi lavorando in modo ibrido”, ha aggiunto. “Le tecniche di modellatura, stampa e in generale di sviluppo dei tessuti sono cruciali nel mondo fisico. Le forme successive così ottenute possono quindi diventare disponibili per essere digitalizzate e moltiplicate”.
 
Awad parla per ragion veduta: i suoi capi in pelle e metallo realizzati a mano sono stati presentati da Thierry Mugler, o Balenciaga, e indossati da Madonna e Lady Gaga, nonché esibiti dal Museo del Costume di Madrid, oltre ad essere apparsi numerose volte in editoriali su Vogue. Il lavoro di Awad nella pelletteria di lusso, negli accessori e nei gioielli è noto per essere artigianale e avanguardista. Nella sua esperienza, l’artigianalità è stato il risultato dell'utilizzo delle sue radici e della loro combinazione con materiali di provenienza locale in modi che servivano ed enfatizzavano il luogo d’origine. Per lui è possibile reinventare le abilità artigianali di ognuno adattandole alla realtà contemporanea.

Zerobarracento


“Mentre in passato l’artigiano lavorava dalla sua bottega di paese e poteva far conoscere le proprie creazioni solo a un numero limitato di persone, oggi le nuove tecnologie rendono immediatamente disponibili in tutto il globo i prodotti di un creativo”, ha ricordato il designer, “perciò in futuro dovremmo essere in grado di fornire accesso alle risorse tecnologiche non solo ai "nuovi artigiani", ma anche a coloro che sono già degli esperti nelle loro discipline e che però potrebbero non avere accesso alle risorse per farsi conoscere. E la cooperazione tra creatori ed artigiani sarà fondamentale”.
 
“Anche se non lo vogliamo, il progresso tecnologico alla fine ci ispirerà e ci spingerà a diventare "pensatori visivi" migliori e conseguentemente ad ottenere prodotti migliori”, afferma ancora Assaad Awad, il cui consiglio conclusivo è stato di “abbracciare la tecnologia ed adottarla presto, perché rappresenta un futuro inevitabile”.
 
Per Carlo Ratti del MIT, architetto ed urbanista di fama mondiale, il prospetto che ci mostra il futuro post-lockdown, dopo tanti mesi passati a lavorare da remoto, è un “ibrido, in cui lavoreremo in parte da casa e in parte in ufficio, ovvero un mix tra fisico e digitale, ma anche tra centro e periferia, fra grandi città e cittadine di minori dimensioni ben collegate e connesse alle realtà più grandi”, afferma l’esperto. “Per forza di cose assisteremo a un mutamento degli equilibri geografici e urbani che siamo abituati a conoscere. Inoltre, le tecnologie più interessanti sono quelle che ci consentiranno non solo di collegarci in modalità digitale, ma anche di trovare un nuovo equilibrio tra dimensione fisica e digitale”.
 
In conclusione, per Carlo Ratti, “l’ufficio come lo intendiamo oggi comunque non scomparirà, perché usare solo i canali digitali, come nel caso dello smart working, fa necessariamente impoverire i rapporti sociali, e quegli incontri, anche casuali, ben favoriti dallo spazio fisico. L’ufficio del prossimo futuro avrà spazi più aperti e dinamici, in cui si punterà anche sulle relazioni interpersonali”.

Carlo Ratti


La giornata di lavori è terminata con la presentazione, attraverso una serie di live showcase delle case histories di brand e creativi i cuoi prodotti sono dotati di un’alta percentuale di innovazione, sostenibilità e inclusività. La sfida della riprogettazione dei processi produttivi per aumentare la consapevolezza dei consumatori è stata ad esempio affrontata dagli austriaci di FreyZein, azienda fondata nel 2019, creando capispalla composti dall’innovativo tessuto BiCircular, idrorepellente e traspirante, il quale può essere riutilizzato, altrimenti si decomporrà nell’ambiente. Oppure il progetto ispano-tedesco ALLCA Inclusive Rugs, di tappeti tessuti a mano realizzati con rifiuti di plastica post-consumo, stampati in digitale.
 
E ancora, l’italianissimo Zerobarracento, nato nel 2016, che propone una collezione di capispalla a rifiuti zero gender & age fluid, che col suo womenswear pret-à-porter ha sfilato alla settimana della moda di Berlino, alla settimana della moda di Milano e alla Fashion Week di Budapest. Oppure LiLO (Link & Lock), un connettore/chiusura modulare per gioielli ottenuto da sottoprodotti della lavorazione degli smeraldi e metalli riciclati, che contribuisce alla modularità dei gioielli, ideato dalla designer colombiana, ma londinese d’adozione, Maria José Zambrano Lopez e prodotto dell’italiana Clic.
 
Edge Chair è la sedia impilabile realizzata in legno massello di frassino disegnata dalla danese Mette Schelde e realizzata dall’azienda di falegnameria finlandese Fiskarson Puusepät Oy. Modifiable Vegan Bag è invece la linea di borse costituita da 3 pezzi realizzati in pelle bio/vegana derivante da scarti di mela dell’inglese Kzeniya e prodotta dall’italiana Super Company. Il brand Mocha Split crea borse Cradle-to-Cradle realizzate in pelle derivante da bucce di banana e confezioni di caffè dell’italiana Meraky di Emilia Paolicelli, con tessuti portoghesi di Casa Grigi.

LiLo


Alma è un progetto dell’italiana Mabel (che sfrutterà il brevetto di Frumat) e dell’olandese Osier che utilizzerà pelle di mela vegana a base di oli a base biologica provenienti dalle alghe, invece del PU convenzionale. La partnership produrrà una capsule collection di giacche in pelle vegan per mettere in evidenza l'ecopelle sostenibile. (MUB) è una capsule collection sostenibile di capi sviluppata seguendo i principi dell'economia circolare. Progettata e prodotta dalla portoghese Dahlia Rodríguez, la capsule sfrutta tecniche artigianali e come materia prima usa biancheria da letto proveniente da mercatini di scambio organizzati dalla bulgara Empty Your Wardrobe e tinti naturalmente dalla spagnola Warm & Wild.
 
Il progetto franco-spagnolo-danese Maretech mira a sviluppare prodotti innovativi applicando materiali sedimentari di scarto agli elementi architettonici (piastrelle, sospensioni, mattoni) utilizzando la stampa 3D. Il lavoro di ricerca dell’austro-belga Common Sands 2.0 punta sull’utilizzo di materiali grezzi per realizzare utensili. Loom-State, dell’olandese EE Exclusives e del designer britannico Graysha Audren realizza indumenti tessuti in 3D, mentre New Matters (dei tedeschi Von Tauben & Spatzen e del danese Material Design Lab) è una linea biodegradabile che usa le alghe come materie prime per sviluppare una gamma di nuove pelli più salubri.

Recontile, progetto italo-ungherese, ottiene piastrelle artigianali riciclabili al 100%, mentre Komboucha Tsugi è una piccola collezione di borse che integrano materiali a base di kombucha, un fungo normalmente utilizzato per produrre bevande frizzanti, della francese Thr34d5 e dell’olandese Louche. C’è poi il progetto In The Circle, dei turchi di Rakha Tekstil con l’Università di Cambridge (UK), che punta a creare una capsule collection circolare di capi completamente biodegradabili o riciclabili con una causa sociale a sostegno delle donne rifugiate. Invece, Reprint Ceramics è una serie di lampade stampate in 3D progettate in modo parametrico e realizzate con ceramica riciclata. Combina la speciale tecnica di stampa 3D con argilla sviluppata dallo spagnolo Coudre Studio con la metodologia per l'upcycling delle ceramiche domestiche scartate (Remake Ceramics) di Fabrique Publique dei Paesi Bassi.

Komboucha Tsugi

 
Ventri crea borsette fatte di pelle ricavata da stomaci di mucche. Pare infatti che tre dei quattro stomaci delle mucche siano adattissimi per la conceria. Hanno sfruttato questa nozione la designer olandese Billie Van Katwijk e gli spagnoli di Afer Leather. Moseanic è un nuovo materiale sostenibile derivante da un’idea sloveno-ungherese per rivestire terrazzi. Marble Salts propone sgabelli di design simili al marmo realizzati utilizzando il sale come materiale principale, concepiti dalla francese Roxane Lahidji e dalla belga Fabienne Massart. Il team di BioChromatic, del marchio berlinese Anima e dell’austriaco Vienna Textile Lab, vuole produrre una capsule composta da un cappotto e un vestito per creare un look totalmente sostenibile tinto con batteri, ovvero con coloranti biogenici. Infine, Circular Bags è una capsule collection di 5 borse circolari progettate fin dall'inizio con in mente la loro seconda generazione ideate dalla designer tedesca Larissa Roviezzo con la spagnola Movex.

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