Ansa
27 gen 2021
Armani, il mio 'Privé' in omaggio a Milano
Ansa
27 gen 2021
Avrebbe voluto una sfilata vera, con ospiti, per festeggiare il ritorno alla normalità, l'avrebbe fatta a Milano e non a Parigi, come simbolo di rinascita. Le condizioni non consentono di aprire le porte di palazzo Orsini, ma Giorgio Armani non ha rinunciato a intitolare la sua nuova collezione Privé, presentata online, 'Omaggio a Milano'.

"Bisogna riconoscere”, racconta lo stilista incontrando la stampa a palazzo Orsini, cuore del suo atelier di alta moda, “che Milano può essere una zona di pacatezza ed eleganza, un'isola a parte nel mondo, che continua a volerlo essere". Una città che somiglia al suo stile e anche se "nell'alta moda ho provato a lanciarmi in tentativi più forti, mi sono dovuto ricredere perché i vestiti che le donne vogliono sono eleganti e gentili".
Ed è proprio "Milano che mi dà questa sensazione" racconta lo stilista, che ha passato gli ultimi mesi tra la sua casa di campagna di Broni, nel Pavese, e la città che ne ha accompagnato i successi. Ed è stato nei lunghi momenti di fermo, che Armani ha notato "Milano senza nessuno, che eleganza, nemmeno esibita come a Parigi" per non parlare dell'impari confronto con Londra "dove sembra di vedere ancora in giro Jack lo squartatore" e New York "succube delle tendenze".
"Mi piace pensare che a Milano”, chiosa in uno dei salotti della dimora nobiliare seicentesca che ospita per la prima volta la passerella della sua alta moda, “si può camminare per strada senza essere rincorsi da qualcosa o qualcuno". E magari farlo in uno dei tailleur gioiello in seta, cashmere e lamé, tutti bordati di fili di cristalli, che aprono la sfilata, prima di cedere il passo a una serie di meraviglie: capolavori in velluto di seta tutti ricamati di cristalli, tuniche scivolate di satin con collane-gilet, abiti con scollo ornato di ventagli di plissé incrostati di gemme, creazioni di tulle con cascate di jais, pantaloni sottili e lunghi top con motivi di fiori o conchiglie. Tutto leggero e colorato, dal rosso magenta al verde acqua, dal grigio al greige fino al bliu cobalto del meraviglioso abito di tulle corteccia costato 3 mesi di lavoro che chiude la sfilata.

A vederla così, sembrerebbe una collezione nata in un momento di ottimismo, ma in realtà è più un invito, un "esortare la gente a ritrovare il bello vero. Che bello”, riflette Armani, “recuperare la natura: è quella che ci permette di fare anche le mattane su TikTok, perché la terra va rispettata, se non lo fai la banca non c'è, i denari non servono. La terra ci protegge e dobbiamo esserne rispettosi. Per i giovani, inoltre, credo sia stato bello recuperare una dimensione del vivere al di là dei locali di moda e delle tendenze".
Così la sua collezione di alta moda "non è un'operazione a scopo di lucro ma è un mantenere il contatto con la bellezza, ciò che la moda dovrebbe essere". Di tutto questo, Armani aveva parlato in una lettera aperta a inizio pandemia, "un messaggio forte che forse”, dice oggi, “ha dato fastidio a qualcuno, hanno detto 'hai ragione' ma poi hanno continuato" per la loro strada, quella del "fatto per primi, dell'eccentricità spinta, fregandosene del seguito". Invece - è il suo insegnamento di sempre - "bisogna rinnovare il vestito con dettagli che lo rendono nuovo ma portabile". Perché "le regole”, conclude, “servono non a essere soffocati, ma a vivere bene".
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