Ansa
20 dic 2022
Antitrust Ue contro Meta per 'abuso di posizione dominante'
Ansa
20 dic 2022
Primo campanello d'allarme per Meta in Europa sul fronte delle regole antitrust. La Commissione Europea ha infatti informato il colosso fondato da Mark Zuckerberg del suo parere preliminare secondo cui l'azienda avrebbe violato le norme dell'Ue distorcendo la concorrenza nei mercati pubblicitari online. L'esecutivo blustellato ha avviato un procedimento formale su un possibile comportamento anticoncorrenziale di Facebook il 4 giugno 2021. Meta però non ci sta e bolla le affermazioni della Commissione come "prive di fondamento".

"Continueremo a lavorare con le autorità di regolamentazione per dimostrare che l'innovazione dei nostri prodotti è favorevole ai consumatori e alla concorrenza", sostiene la società in una nota. La Commissione, dal canto suo, non condivide invece il fatto che Meta leghi il suo servizio di annunci online, Facebook Marketplace, al suo social network personale, Facebook. "Ciò significa che gli utenti di Facebook hanno automaticamente accesso a Marketplace, che lo vogliano o meno, e questo conferisce a Facebook Marketplace un sostanziale vantaggio di distribuzione che i concorrenti non possono eguagliare", si legge nel giudizio preliminare.
La Commissione teme inoltre che Meta imponga "condizioni commerciali sleali" ai concorrenti di Facebook Marketplace a proprio vantaggio. "Se confermate”, si legge in una nota esplicativa dell'esecutivo blustellato, “queste pratiche violerebbero l'articolo 102 del Trattato sul funzionamento dell'Unione Europea, che vieta l'abuso di posizione dominante".
Ora, la comunicazione degli addebiti è una fase formale delle indagini della Commissione su presunte violazioni delle norme antitrust e non ne pregiudica l'esito. I destinatari possono esaminare i documenti del fascicolo, rispondere per iscritto e richiedere un'audizione per presentare le proprie osservazioni sul caso davanti ai rappresentanti della Commissione e delle autorità nazionali garanti della concorrenza. Se l'esecutivo Ue, dopo che l'azienda ha esercitato i suoi diritti di difesa, conclude che esistono prove sufficienti di una violazione può adottare una decisione che vieta la condotta e impone una multa fino al 10% del fatturato mondiale annuo dell'azienda.
"Non esiste un termine legale per porre fine a un'indagine antitrust", ricorda la Commissione citando "la complessità del caso, la misura in cui le imprese interessate collaborano e l'esercizio dei diritti di difesa". Ma, appunto, il parere preliminare non è una condanna.
L'Antitrust Ue ha appena deciso, ad esempio, di archiviare l'indagine sul presunto accordo segreto tra Google e Meta, noto come Jedi Blue, per i servizi di pubblicità display online. A seguito di un'attenta valutazione di tutte le prove pertinenti - comprese le informazioni ricevute da Google, Meta e altre società - Bruxelles ha concluso che "le prove non confermavano le sue preoccupazioni iniziali" e ha pertanto deciso di chiudere il caso.
I servizi della responsabile della Concorrenza Ue, Margrethe Vestager, riferiscono che l'Antitrust "continuerà a monitorare le pratiche commerciali nel settore tecnologico europeo" e ricordano che "è ancora in corso un'indagine separata sul possibile abuso di posizione dominante di Google nel settore della tecnologia pubblicitaria". Insomma, l'Unione Europea sul digitale non molla la presa e continua a scrutinare le pratiche di 'big-tech' su più livelli.
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