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Pubblicato il
3 lug 2014
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American Apparel: una "pillola avvelenata" contro il suo fondatore estromesso

Di
AFP
Pubblicato il
3 lug 2014

Il gruppo statunitense di abbigliamento American Apparel, in piena débâcle in Borsa, ha annunciato che adotterà un piano anti-OPA destinato a bloccare gli attacchi del suo fondatore decaduto Dov Charney.

Foto: AFP


Questa "pillola avvelenata", il soprannome dato negli USA a questo tipo di disposizione, dovrebbe consentire in un anno di "limitare la possibilità per qualsiasi individuo o gruppo, ivi compreso Dov Charney, di prendere il controllo dell'azienda senza compensare adeguatamente tutti gli azionisti", spiega la direzione di American Apparel in un comunicato.

"Questa decisione è stata presa dopo che Dov Charney ha comunicato alla SEC (l'autorità borsistica statunitense) la sua intenzione di prendere il controllo della società o di aumentare la propria influenza al suo interno", e dopo che la direzione ha riscontrato che erano in atto significativi acquisti di sue azioni, secondo il comunicato.

Il piano anti-OPA sarà attivato una volta che un investitore superi la soglia del 15% di azioni ordinarie di American Apparel, oppure, se ne possiede già almeno il 15%, ne acquisti un 1% in più.

Le "pillole avvelenate" permettono di far fronte a un superamento di soglia con la massiccia emissione di nuove azioni, in modo da diluire completamente la partecipazione del potenziale acquirente, il che ha un forte effetto deterrente.

Il titolo di American Apparel da diverse settimane sta andando sempre più giù in Borsa. Le difficoltà finanziarie del brand hanno portato il 19 giugno alla brusca esclusione senza mezzi termini di Dov Charney, tolto dalla sua poltrona di presidente del consiglio d'amministrazione e sostituito da un triumvirato.

Ma Dov Charney non ha intenzione di stare a guardare, e sta incrementando gli attacchi contro la società, di cui possiede il 27%.

Fondato nel 1989 a Montréal e oggi basato a Los Angeles, American Apparel ha ottenuto una notevole crescita, alimentata da campagne pubblicitarie spesso “sulfuree”. La società tiene a sottolineare con forza che una parte della produzione continua ad essere realizzata nella sua fabbrica in California.

Ma i suoi conti annaspano: la società ancora l'anno scorso ha perso 106,3 milioni di dollari su vendite pari a 633,9 milioni. Ed era già stata in deficit per 37,3 milioni nel 2012 e di 39,3 milioni nel 2011.

Le disavventure del suo fondatore non hanno certo contribuito ad aiutare il brand, secondo la stampa statunitense. Dov Charney in particolare ha fatto molto parlare di sé (e non bene) nei giornali scandalistici per i suoi atteggiamenti esibizionistici.

Versione italiana di Gianluca Bolelli; fonte: AFP

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