APCOM
20 giu 2014
American Apparel caccia il suo fondatore e AD
APCOM
20 giu 2014
Il marchio di abbigliamento American Apparel ha deciso di licenziare il suo fondatore, presidente e amministratore delegato, Dov Charney. Su di lui da anni pendono accuse di molestie sessuali sui dipendenti, diversi ex impiegati lo hanno più volte portato in tribunale sostenendo di aver subito minacce e lesioni. Ma sulla decisione del board dell'azienda americana hanno pesato anche i suoi ripetuti errori che hanno portato il gruppo vicino al collasso finanziario.
Come ha annunciato il board in un comunicato, la decisione arriva dopo "un'indagine per alcuni casi di cattiva condotta" e prevede che Charney da subito sarà sospeso dalle sue funzioni e che tra trenta giorni, come il suo contratto, verrà licenziato.
Ma chi è Charney? Nato nel 1969 in Canada, è l'uomo che ha trasformato un piccolo gruppo che produceva magliette in un colosso dell'abbigliamento con oltre 10.000 dipendenti, 249 negozi (i primi sono stati lanciati nel 2004) in 20 Stati del mondo. E un solo punto di riferimento: produrre vestiti semplici fatti negli Stati Uniti.
Ma oltre alle presunte molestie sessuali, si vocifera che i soci del gruppo (Dov controlla il 27% delle azioni) fossero stanchi delle sue stranezze. Si racconta che girasse spasso in mutande negli uffici di Los Angeles, sede del quartier generale. E ancora il suo nome era finito sulle pagine dei giornali per le estreme scelte pubblicitarie, spesso accusato di sessismo (ad esempio, i manichini per la biancheria intima femminile, realizzati con i peli del pube sotto le mutandine e i capezzoli ben visibili sotto i reggiseni quasi trasparenti).
Inoltre le performance della società da tempo erano deludenti. Come riporta il "Wall Street Journal", nel primo trimestre del 2014 American Apparel ha perso 5,5 milioni di dollari con vendite scese del 7%. Lo scorso gennaio il gruppo aveva comunicato di avere un debito di 240 milioni di dollari.
Fonte: APCOM