Alexander McQueen: la moda sul Meridiano di Greenwich con Parigi nel mirino
La griffe Alexander McQueen ha svelato martedì la sua nuova collezione: un racconto visivo tanto cupo quanto splendido presentato in una membrana sintetica che formava una cupola gigante, installata su una piattaforma rialzata al Royal Navy College di Greenwich.

Il Meridiano di Greenwich era dunque uno dei concept alla base di questa collezione pensata come un commento all’epoca che stiamo vivendo, e declinata in una selezione di magnifici abiti per donne di gusto. Le immagini più potenti sono state i quattro look ispirati al pittore Hieronymus Bosch, che trasformano la sua visione di un Medioevo colpito dalla peste in abiti incisivi e sicuri che colpiscono i cuori e le menti in maniera brillante.
Ma l’elemento clou è stato l'eccezionale lavoro sui tagli, da parte di una maison che oggi è tra le più innovative in questo campo.
Dopo la morte della Regina Elisabetta II, molti marchi hanno posticipato le loro sfilate londinesi a questa settimana, come Roksanda Ilincic e Raf Simons. Ma la maison McQueen aveva programmato fin dall'inizio di presentare la propria collezione fuori dal calendario ufficiale.
Il lavoro sartoriale ha quindi dominato le prime salve di look. Abiti divisi a forma di corsetto sul davanti, con le code che pendono dietro. Tute-smoking con spalline e schiena tagliata. E pantaloni che resuscitano i famosi pantaloni “bumster” a vita bassa del fondatore Alexander.
C'erano anche body strepitosi strutturati da corsetti integrati, in intarsio rosso o rete nera. Quindi, la direttrice artistica della casa, Sarah Burton, ha iniziato a spedire in passerella i capi salienti di questa collezione, come il body avvolto da enormi frange da uccello del paradiso.
Anche Sarah Burton non ha così tante rivali quando si tratta di drappeggi. Per citare alcuni esempi: il brillante abito asimmetrico in pelle color lapislazzuli, indossato con lunghi guanti abbinati. La summa di una dea del rock. O l'abito in pelle nera scollato degno di un samurai, che permetteva alla modella di infilarvi le mani all'interno, stile Toshiro Mifune. E gli abiti freneticamente sgambati di Sarah, in compatta maglia di viscosa rossa, lasceranno un segno indelebile.
Un occhio onnisciente appare ricorrente in molti outfit. Ingrandito fino a misurare come un pallone da calcio, impreziosisce un abito in poliestere bianco a petali giganti, indossato sopra un reggiseno sportivo. Un altro di quegli occhi ti fissa su un blazer doppiopetto femminile in viscosa bianca. Il più grande di essi decora un body tempestato di cristalli con calze attaccate, indossato da Naomi Campbell.
“Volevo porre questa domanda: dove trovare l'umanità in questi tempi difficili? Tutto quello che bisogna fare è aprire gli occhi. È davvero un simbolo unico di cosa significhi essere umani, ognuno è come un'impronta digitale, un individuo a pieno titolo. E quando si tratta di sartoria, i tagli sono chirurgici senza abbellimenti superficiali. Volevo vedere come prendere il lavoro dei tagli e giocare con le proporzioni del corpo femminile, per renderlo potente e rivelarlo. È una donna che veste una donna, non uno sguardo maschile”, ha spiegato Sarah Burton.

C'è un altro elemento che rende Sarah Burton davvero una grande stilista: non è mai didascalica. Il suo primo look Bosch era infatti interamente monocromatico, l'iconografia del pittore declinata in delicati ricami bianchi – il bianco è un colore raramente associato al maestro fiammingo. Ma l'immagine che rimarrà la più memorabile di questa specialissima collezione sono gli abitini in pelle tagliuzzata e le tute ricamate degne dell'haute couture, che ricordano il Giardino delle Delizie di Hieronymus Bosch, in una tecnica declinata financo sugli stivaletti.
“Si direbbe che siamo sul punto di vivere un nuovo Medioevo. Questo è qualcosa che ci ha sempre interessato in McQueen: la vita, la morte, la distruzione e la bellezza. C'è una bellezza immediata in Bosch, eppure vediamo l'oscurità in tutto questo splendore”, ha sottolineato la designer.
Sarah era il braccio destro di Alexander McQueen quando ha creato l'ormai leggendaria collezione “Widows of Culloden” nel 2006, ispirandosi all'insurrezione giacobita del 1746, l'ultima battaglia campale che ha avuto luogo sul suolo britannico. Vicino alla sfilata odierna, il National Maritime Museum conserva le bandiere sequestrate durante la battaglia di Trafalgar, la più grande vittoria navale britannica.
Questo show è stato anche il primo a Londra per il CEO della casa di moda, Gianfilippo Testa, arrivato a marzo. Quest'ultimo ha rivelato che McQueen intende sfilare a Parigi la prossima stagione, entrando nel calendario ufficiale francese, dopo una pausa durata diversi anni. Sei mesi fa il brand ha sfilato a New York, e un anno fa a Londra, dopo l'anno di interruzione dovuto alla pandemia.
La collezione McQueen Primavera-Estate 2023 è stata presentata sotto l'elegante facciata neoclassica di questo capolavoro architettonico sulle rive del Tamigi, una delle migliori creazioni di Sir Christopher Wren.
Con una colonna sonora vibrante, che comprendeva soprattutto Transport di Kamil Van Derson, il clou di questi 41 look è stato un abito da sposa ribelle decostruito e tagliato, quasi interamente composto da ricami in stile Bosch.
Sullo sfondo si vedeva l'Osservatorio Reale, che ospita il primo meridiano, punto di partenza per tutte le osservazioni astronomiche. L'ideale per questa collezione, che rimarrà essa stessa un punto di riferimento per chi vuole evocare il meglio della couture e dello stile di abbigliamento contemporanei.
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