Alexander McQueen: la gloria tenebrosa del nord dell'Inghilterra
Un ritorno alle radici, sebbene quelle di Sarah Burton e non di Alexander McQueen. Questo è stato il cuore di una straordinaria collezione realizzata dalla stilista inglese vista alla Settimana della Moda di Parigi: un sontuoso assemblaggio di sartorialità, fantasy, alta moda, hard chic e un po' di magia.

La Burton ha portato il proprio team stilistico nella sua città natale, nel nord dell'Inghilterra (Macclesfield, cittadina di 50.000 abitanti nella contea del Cheshire, ndr.), per trovare nuova ispirazione, ma anche per attingere materie prime dai mills locali, che comprendono famosi fornitori e confezionisti come William Halstead, John Foster, Bower Roebuck, Savile Clifford e Joshua Ellis. Il risultato finale è stata la sartoria più originale vista in questa stagione: mescolanze complesse e sofisticate di multi-gessati utilizzati negli abiti maschili della City di Londra; straordinarie giacche strette e austere dalle quali spuntavano, allargandosi, dei mini strascichi a pieghe svasate; ed eleganti vestiti punk pied-de-poule.
I suoi primi look hanno fissato le idee alla base della collezione: due marsine dal taglio fantasioso, indossate senza maglietta, con fasce pieghettate penzolanti da un lato. Di classe ma incisive, anche perché abbinate ad anfibi nel tipico stile McQueen, seppur con lacci rossi a contrasto, o ricoperte di densi gruppi di borchie argentate.
“Lo stile di McQueen è sempre una questione di sartorialità. Lee [Alexander] ha lavorato su Savile Row. È così che siamo partiti. Questa è la spina dorsale di ciò che indossiamo; ma essendo allo stesso tempo maschile e femminile”, ha spiegato la direttrice creativa Sarah Burton.
Per le fredde notti del nord, grandi cappotti dell'esercito - di color blu divisa della Polizia britannica sopra, ma che sfumano fino a un ampio tartan arrivando alle ginocchia. Tutto giusto un pelino sottosopra e volutamente un po’ fuori fase, ma ancor più bello proprio per questo motivo.
“Ho portato la mia squadra nelle città industriali e nella terra selvaggia da dove provengo, ai piedi delle colline del Derbyshire. Quindi questa collezione è la sovrapposizione di due mondi, la realtà delle città rispetto alla bellezza della natura”, ha aggiunto un’emozionata Burton nel backstage.

La confezione e i tessuti erano di una sobrietà tutta britannica, così come l'ambientazione. Sebbene la sfilata sia stata messa in scena in una delle migliori scuole superiori di Parigi (il Lycée Carnot) gli ospiti sedevano su enormi e confortevoli balle di lana.
Inoltre, gli accessori erano fantastici: una mezza dozzina di orecchini a cerchio degni di un Masai, girocolli metallici, bandoliere a catena e bardature di metallo, collane composte da palline di vetro con motivi astratti.
E per concludere, la Burton è andata in overdrive, caricando ulteriormente le sue creazioni, per esempio in un vestito da valchiria tempestato di gioielli scintillanti che somigliavano a una catena, e a varie perle e cristalli che sembravano crescere in maniera organica. Prima di alcuni splendidi e voluminosi abiti da nobildonna in satin, accartocciato, piegato e increspato fino a creare delle gigantesche rose di tessuto: uno rosso, il successivo bianco.
“È la Guerra delle Rose. È da là che vengo”, ha sorriso la Burton, mentre riceveva una selva di complimenti, e stando in piedi davanti al più bel mood boardimmaginabile. Praticamente un'opera d'arte a sé stante.
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