Alexander McQueen: la co-lab a Londra con 12 donne artiste per la Pre-Fall 2022 è da vedere
La maison Alexander McQueen ha collaborato non con una, bensì con una dozzina di artiste per la sua collezione pre-autunnale del 2022, invertendo il classico legame tra moda e belle arti.
Laddove la moda è costantemente ispirata dagli artisti, è molto meno comune trovare artisti che si ispirano alla moda. Non è così in questa stagione da Alexander McQueen, dove la direttrice creativa Sarah Burton ha riunito una dozzina di artiste provenienti da più nazioni e culture, le cui idee sono state svelate collettivamente in esclusiva a Fashion Network martedì.
Presentate all'interno della boutique duplex della casa di moda britannica su Old Bond Street a Londra, le opere d'arte sono state svelate accanto alle creazioni che hanno acceso l'immaginazione delle artiste. L'incarico è stato chiaramente galvanizzante: creare opere d'arte audaci e brillanti o inquietanti e oscure. Il che non sorprende se organizzato come in questo caso da una griffe la cui seconda sfilata realizzata dal suo omonimo fondatore si chiamava “Banshee” (lo spirito femminile della tradizione anglosassone che avverte col suo straziante lamento di un’immimente morte in casa, ndr.) e la cui quarta si chiamava “Highland Rape” (“Stupro nelle Highlands”).
Le opere d’arte, come tutti i capi di moda, possono essere acquistate all'interno del negozio oppure online, mentre la mostra, imperdibile se siete a Londra, è visibile fino al 21 giugno.
In due occasioni, le artiste hanno scelto lo stesso look. Come Marcela Correa e Beverly Semmes, che hanno entrambe lavorato con un abito décolleté giallo canarino. Ma mentre Correa, di origine cilena, ha immaginato un paio di teste scultoree surrealiste fatte di riviste, pietra e carta, l'americana Beverly Semmes ha legato l'abito vero e proprio ad una vasca di organza rosa. Dove si staglia una copia esatta del suo cane Labrador nero, una presenza permanente durante la realizzazione dell'opera d'arte, riprodotto mentre sfoggia con orgoglio un collare di metallo, estratto da una vicina borsetta McQueen.
La famosa ex modella Guinevere van Seenus, veterana delle passerelle e star degli show di McQueen, ha scelto un abito argentato relativamente semplice, così come Cristina de Middel. Quest'ultima ha sviluppato un mini video chiamato “The New Domestic”, una meditazione su come le donne siano state ridotte in passato allo stato di casalinghe, intrappolate dentro a quattro mura nelle quali possono arrivare ad esplodere. Invece van Seenus ha creato una serie di Polaroid ossidate, rifinite con ricami metallici sartoriali dall'atelier della casa.
Il tessuto è un leitmotiv chiave della mostra, come in un arazzo di cotone grezzo di Ann Cathrin November Høibo, ispirato a un delicato abito rosa. O nel caso dell'artista cinese Bingyi, la cui visione romantica ha reinterpretato un abito bianco come abito da sposa realizzato in carta ecrù stropicciata, che gradualmente si disfa mentre la sposa raggiunge l'altare quasi nuda.
"Volevo avviare un nuovo dialogo creativo con la collezione in questa stagione, e vedere come le artiste interpretavano il lavoro che abbiamo creato in studio... Volevamo che avessero la totale libertà di rispondere ai look, creando audaci e stimolanti conversazioni con le loro opere. Spero che gli spettatori siano ispirati come lo siamo stati tutti noi assistendo a questi processi creativi”, ha spiegato Burton.
Sospettiamo che i collezionisti d'arte saranno ispirati da una grande mostra di Marcia Kure, che vive tra il New Jersey e la Nigeria. Estrapolando brillantemente l’idea di base dal suo enorme disegno in carbonio su tela che rappresenta una donna guerriera sovrana, Kure ha poi costruito 18 copricapi fatti di cimeli di guerre in Africa.
La capacità di Burton di fondere elementi di diversi abiti in un unico look coerente era evidente in un brillante abito bustier-che-incontra-un-negligé, scelto da Marcia Michael, britannica che ha modellato una scultura in cemento e acrilico di una donna di colore, rifinendola poi con cera e gommalacca, prima di ricamarla con perline che replicavano quelle utilizzate dal team di design di Sarah Burton.
In un altro caso, la versione di Jackie Nickerson di un abito da flamenco arancione ha prodotto quattro foto su larga scala di una donna avvolta in carta da imballaggio nera – a rappresentare la Carbon Footprint – in riferimento all'inquinamento dei mari. Inoltre un vivace vestito rosso di pelle ha portato alla realizzazione della bellissima installazione di Jennie Jieun Lee, dotata di un vaso colorato fuso e fiori abbinati al centro. Un vestito di jeans orlato da un fazzoletto è riapparso nella visione di Høibo di una vicina di casa chiamata (che coincidenza!) Katherine McQueen, in un dipinto colorato che includeva una gabbia vista in una sfilata Autunno-Inverno 2013.
Infine, e in modo più incisivo, Judas Companion ha preso un classico blazer con pantaloni blu e nero e ne ha fuso i colori in una serie di maschere surrealiste a grandezza naturale, la cui miscela di cristallo, ceramica, conchiglie e lana suggeriva al subconscio costante angoscia.
Burton ha escogitato l'idea durante il periodo natalizio e ha iniziato a parlarne alle artiste a gennaio, concedendo a ciascuna di loro diversi mesi per convivere con gli abiti scelti, mentre sviluppavano le proprie idee. Un processo raccontato in documentari video visualizzabili nel negozio.
Il risultato finale è stato un esperimento altamente innovativo in cui il processo creativo è considerato in un modo molto diverso dal solito. Come del resto fa da sempre questa casa di moda, il suo fondatore, e colei che gli è succeduta.
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