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Ansa
Pubblicato il
8 lug 2011
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Alaia chiude Parigi anche se non è haute couture

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Ansa
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8 lug 2011

Per convincere Azzedine Alaia a uscire in passerella, c'è voluto il ministro della cultura, Frederic Mitterand, che è andato a prelevarlo di peso nel back stage e lo ha letteralmente trascinato fuori a ricevere i meritati applausi per una collezione di grande femminilità, forse una delle sue più belle.


Alaia, Haute Couture Paris 2011

Con la ritrosia e il talento del grande stilista franco-tunisino, che mancava dalle passerelle da ben otto anni, si può dire conclusa la settimana dell'alta moda parigina. Eppure quella di Alaia non è propriamente haute couture, ma è una linea di pret-a-porter talmente "alta" che a nessuno è parso strano applaudirla al termine delle giornate dedicate alle collezioni uniche ed esclusive.

Alaia, che ha come partner finanziario il gruppo Richemont dal 2007 (quando uscì il socio Prada che era entrato nel 2001), è rimasto un creatore indipendente, fuori dai giochi e dalle mode, un piccolo grande uomo che segue il suo gusto e la sua passione. E' del 1935, è famoso dagli anni 80, è diventato un mito per i suoi vestiti e per il suo modo schivo di vivere la moda.

Ha confermato le sue qualità con la sfilata-evento che val la pena raccontare. Tutto è stato organizzato volutamente in sordina e per pochi (un sistema che ormai amplifica l'interesse). Niente cartoncino di invito, solo una telefonata e la disperazione di coloro che non la ricevevano. C'è chi si è fatto "raccomandare" ed è entrato, non tutti ci sono riusciti: la sala della sfilata era quella della sede dove Azzedine vive e lavora, da dove non esce quasi mai, in rue de Moussy, nel quartiere Marais. A far da guardiani, i suoi fidati collaboratori e le amiche di sempre, da Carla Sozzani di 10 Corso Como ad Afef Jnifen, che è stata una delle sue modelle preferite insieme con tutta la pattuglia delle top degli anni 80, da Linda Evangelista a Stephanie Seymour e a Naomi Campbell che ancora lo chiama papà. L'atmosfera era quella di un tempo, quando a guidare il popolo della moda verso i vari appuntamenti erano la curiosità e la passione.


Alaia, Haute Couture Paris 2011

Posti in piedi accettati con garbo, stilisti giovani (come Marco Zanini di Rochas) e nomi famosi (come Donatella Versace) che considerano Alaia un maestro: tutti insieme nella trepida attesa di una collezione che si è rivelata subito una meravigliosa performance di gusto. Il famoso jersey strutturato, che Alaia ha sempre usato per vestiti tagliati anatomicamente sul corpo, è stato anche stavolta protagonista, per abiti che si stringono smilzi sul busto ed esplodono con la gonna a corolla mossa da naturali volute, per redingote che si chiudono con la zip sulla camicia bianca severamente abbottonata. Poi, tutto un gioco di pinces, fermate da piccoli nodi di spago, a formare delle parentesi tonde che si aprono e si chiudono sulle sottane ampie dei completi, sempre a vita strettissima, con giacchina scolpita. Avvitata anche la pelliccia di marabù, con l'aiuto di una cintura bustino, e l'abitino con il corpino in pelle stampata a coccodrillo e la corta gonna di velluto nero orlato da uno zig-zag di pelliccia (''me lo comprerei subito'' commenta Donatella Versace, e chissà che non lo faccia!).

Ancora in jersey traforato gli abiti lunghi da sera a balze di volants puntati, con giochi di spalline sempre magicamente piazzate. E ai piedi eclatanti tronchetti borchiati, con tacchi a virgola, coraggiosi e unici. Tutto piuttosto caro, ma è un investimento: un Alaia è per sempre.

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