Ansa
5 set 2014
Al V&A di Londra, in mostra 250 immagini di Horst P. Horst
Ansa
5 set 2014
Ci vuole un intuito speciale per immortalare quel preciso istante in cui una semplice fotografia diventa specchio di un modo di vivere, di un mondo, di una sensazione. Horst P. Horst (1906-1999, vero nome Horst Paul Albert Bohrmann) aveva in questo un talento tale da renderlo, in 60 anni di carriera, uno dei fotografi maggiormente incisivi del Novecento, in grado di prendere per mano lo stile opulento e teatrale degli anni '30 e accompagnarlo fino all'eleganza più austera del dopoguerra.

A celebrarlo sarà una grande retrospettiva, allestita dal 6 settembre al Victoria and Albert Museum di Londra e intitolata "Horst: Photographer of Style": fino al 4 gennaio per il pubblico una selezione imponente di 250 fotografie (molte delle quali donate al V&A Museum dal collezionista Gert Elfering), che delineano ogni tappa del percorso professionale e creativo del fotografo di origine tedesca. Non solo la fotografia di moda, ambito principe del lavoro di Horst, ma anche gli sconfinamenti nell'arte, nel design, nel teatro, per un'indagine a 360° sull'artista e sull'uomo.
Il viaggio inizia con i primi passi da fotografo, dopo il trasferimento a Parigi, nella rivista Vogue (di cui poi realizzerà oltre 90 copertine). Le collaborazioni con Lanvin, Molyneux e Vionnet, l'influenza del surrealismo di Salvador Dali, la conquista di New York e l'amore platonico per Coco Chanel (Horst, omosessuale, un flirt anche con Luchino Visconti, la definì ''la regina di tutte le cose''); e ancora, i ritratti nei quali immortalò alcune tra le più belle donne del mondo - come Rita Hayworth, Bette Davis, Vivien Leigh, Ginger Rogers, Marlene Dietrich e Joan Crawford -, fino alle sperimentazioni sull'uso del colore e gli studi sulle forme naturali (fiori, minerali, conchiglie e ali di farfalla) da applicare come modelli per tessuti, tappeti e oggettistica: tanti elementi a comporre un'ascesa inarrestabile, che rese Horst un'icona indiscussa di stile, eclettismo, anticonvenzionalità.
Ma la mostra accende i riflettori anche su alcuni aspetti poco conosciuti della sua vita e del suo lavoro. Come i viaggi tra il 1940 e il 1950 in Israele, Iran, Siria, Italia e Marocco, da quali tornò con fotografie che denotavano la sua bramosia di conoscere altre culture, tra suggestioni, paesaggi e architetture diversi.

Nel percorso dell'esposizione, spazio anche ai segreti del processo creativo: attraverso provini e schizzi, si potrà scoprire ciò che si nasconde dietro a uno dei lavori di Horst più celebri, la foto al corsetto Mainbocher, apparsa su Vogue nel 1939 (a cui il regista David Fincher si è poi ispirato negli anni '90 per le riprese del videoclip di Madonna ''Vogue''), o l'influenza che la scultura classica ebbe sui nudi maschili che il fotografo scattò negli anni '50. A chiudere la retrospettiva, gli ultimi lavori di Horst, dalle case fotografate per la rivista House and Garden alle collaborazioni con musei, mostre e documentari.
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