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Al Forum di Verona 900 imprese, Made in Italy risolleva la testa

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APCOM
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16 ott 2017

Ci saranno oltre 900 imprese al X Forum Economico Eurasiatico di Verona, dal 19 al 20 ottobre, e rappresenteranno ben più del 90% dell'interscambio tra l'Italia e l'Eurasia, ossia Russia, Bielorussia, Kazakistan, Armenia, Kirghizistan.

Al via il X Forum Economico Eurasiatico di Verona - Askanews


Dalla finanza all'energia, dall'industria ai trasporti, nella città scaligera sarà protagonista della ripresa dei flussi commerciali - ora in forte incremento dopo 3 anni di crisi congiunturale e geopolitica - dal nostro Paese lungo quella che un tempo veniva indicata come la Via della Seta. Benchè oggi quella stessa dizione abbia assunto nuovi significati.

I numeri tra l'Unione Eurasiatica e l'Italia sono comunque rassicuranti. Secondo un'analisi della direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo in collaborazione con l'Associazione Conoscere Eurasia l'interscambio con l'Unione economica eurasiatica (UEEA) è cresciuto del 15,9% (11,7 miliardi di euro), con l'export di Made in Italy a +15%. Un balzo che se si prende soltanto la Russia come Paese di destinazione sale addirittura a +24,5%. E la Federazione di Putin rappresenta l'85% dell'intero mercato eurasiatico.

La ripresa è tuttavia ancora lontana dai valori espressi nel 2013, quando solo nel primo semestre l'export italiano nell'Unione Economica Eurasiatica toccava quota 5,7 miliardi di euro, il 32% in più rispetto a oggi. Ma a tracciare le prospettive e a tirare le conclusioni dell'intesa due giorni di dibattito che è il Forum, ci penseranno Antonio Fallico, presidente di Banca Intesa Russia e di Conoscere Eurasia e Aleksander Stuglev, direttore Fondazione Roscongress (Russia), moderati dal direttore di Askanews Paolo Mazzanti.

Intanto va detto che a trainare il ritorno del “prodotto Italia” sono i settori industriali a partire dai macchinari meccanici (+30,4% a/a), in testa al paniere con 1,3 miliardi di euro nei sei mesi. Bene anche il tessile (808 milioni di euro, +14,5%) e soprattutto i prodotti chimici (333 milioni di euro, +20,3%) e gli apparecchi elettrici (279 milioni di euro, +47,9%).

"Il nostro know how è storicamente importante in Russia e in Eurasia, ma lo potrà essere anche in Cina, a partire dai suoi grandi progetti infrastrutturali", ha dichiarato il Presidente di Conoscere Eurasia e di Banca Intesa Russia, Fallico, sottolineando che l'accordo per uno spazio economico comune Cina-Unione eurasiatica aprirà ulteriomente le prospettive di un mercato. E chi entra, avrà le chiavi della stanza del tesoro: un mercato non più solo di 180 milioni di abitanti (quelli dell`Unione Eurasiatica) ma quasi un miliardo e mezzo, calcolando i 1,3 miliardi di cinesi. Dallo studio emerge inoltre come in 3 anni (2013-2016) si sia passati da un interscambio di 36,2 miliardi di euro, a 20,1 miliardi.

A perdere, sul fronte delle esportazioni, sono in primis il Nord-Est (-1,7 miliardi di euro) e il Nord-Ovest (-1,6miliardi di euro), che assieme rappresentano l'80% delle vendite verso l'Ueea; segue il Centro Italia (-719 milioni di euro), e il Sud (-115 milioni di euro).

Tra i settori che hanno risentito maggiormente, la meccanica (-1,3 miliardi di euro), l'abbigliamento (-520,5 milioni), la filiera della pelle (-403 milioni), l'automotive (-362,8 milioni), i mobili (-305,8 milioni), gli altri mezzi di trasporto (-274 milioni), i metalli (-259,4 milioni), l'elettrotecnica (-185,6 milioni) e l'alimentare (-165,4 milioni).

Fonte: APCOM