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Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
15 lug 2018
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Acquistato da Haeres Equita, Borsalino è pronto a rilanciarsi

Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
15 lug 2018

Dopo tre anni turbolenti, Borsalino, ormai salvo, può guardare al futuro con fiducia. L’uomo d’affari italo-svizzero Philippe Camperio, che gestisce lo storico produttore piem0ntese di cappelli dal dicembre 2015 attraverso una formula di affitto aziendale, ha vinto giovedì l'asta per l'assegnazione del patrimonio della società, mettendo sul tavolo 6,4 milioni di euro.

Il marchio di Alessandria intende far crescere le proprie vendite di cappelli femminili


Per tre anni, il finanziere ha rimesso in piedi la società, all’epoca indebitata per 30 milioni di euro e posta in procedura di concordato preventivo, assumendo un team commerciale, ed investendo anche in macchinari produttivi e comunicazione. Nel giugno 2017, ha acquisito, sempre attraverso la società Haeres Equita, di cui è il presidente esecutivo e tramite la quale guida il fabbricante di cappelli, il marchio Borsalino. L’ex proprietario aveva venduto il brand ad una banca, che l’ha poi ceduto a Haeres Equita per 17,5 milioni di euro.
 
Al finanziere, accorso al capezzale di Borsalino alla fine del 2015, non restava che ottenere la luce verde dal tribunale per diventare, alla fine del concordato preventivo, il nuovo proprietario dell’intera società. Ma nel corso di questi tre anni, Haeres Equita ha visto i due piani che ha presentato essere revocati dal tribunale, il quale ha finito per dichiarare il fallimento di Borsalino lo scorso dicembre, mettendo all'asta i suoi asset.

“È una storia allucinante. Ma preferisco lasciare questo trambusto alle nostre spalle e guardare avanti”, ci confida l’imprenditore, che ha appena riacquisito il sito produttivo di Alessandria, in Piemonte, dove si trova la sede storica del celebre marchio. Inoltre ha acquisito l'unico negozio in proprio di Borsalino, situato nella stessa città, e tutti i contratti dei 134 impiegati dell’azienda, 80 dei quali dipendenti della fabbrica, nonché tutti i contratti di locazione degli altri nove negozi del brand.
 
I punti vendita si trovano tutti in Italia, tranne uno, in rue de Grenelle a Parigi, destinato ad essere trasferito in un altro quartiere. “Il nostro obiettivo è di aprire una boutique in media all’anno. La prima inaugurazione sarà realizzata nel 2019 a New York, nel quartiere di SoHo”, precisa Philippe Camperio, che non vuole rivelare l’esborso complessivo degli investimenti compiuti per Borsalino e il suo salvataggio, fra acquisto delle rimanenze, e altre voci.
 
“Ora possiamo attivare il nostro piano di sviluppo, sospeso negli ultimi anni. Esso prevede tre linee guida: il prodotto, con l’introduzione di cappelli più fashion per piacere di più ai Millennials e alla clientela femminile, lo sviluppo di nuovi mercati e l’e-commerce, con il lancio del nostro nuovo sito web tra settembre e ottobre”, indica il presidente esecutivo.
 
Il fatturato di Borsalino ha raggiunto i 17,5 milioni di euro nel 2017. L’Italia rappresenta il primo mercato con il 40% delle vendite, seguita dal Giappone, dove Borsalino riprenderà a gestire direttamente la distribuzione. Il produttore di cappelli prevede anche d’investire in Cina, dove praticamente non è presente, e di rafforzarsi negli Stati Uniti, come pure in Europa.
 
Borsalino intende anche far crescere le vendite della collezione donna, che attualmente rappresentano il 32% del giro d’affari complessivo, fino a quasi il 50%. Infine, potrebbe concretizzarsi una quotazione in Borsa, a Milano o a Londra, ma “non prima della completa realizzazione di questo piano di sviluppo quinquennale”.

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