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Versione italiana di
Laura Galbiati
Pubblicato il
7 mar 2023
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A Première Classe le Marche puntano su calzature e abbigliamento

Versione italiana di
Laura Galbiati
Pubblicato il
7 mar 2023

Una delegazione di 17 aziende marchigiane è stata protagonista dal 3 al 6 marzo, al salone Première Classe presso il Jardin des Tuileries, a Parigi. Un’operazione di promozione regionale che è solo la superficie di una strategia volta a rafforzare la posizione delle Marche nel settore tessile ma soprattutto nel calzaturiero.


Al centro Andrea Maria Antonini e alla sua sinistra Frédéric Maus (Who's Next, Première Classe), insieme ad alcuni rappresentanti delle Marche - WSW


È quello che ha spiegato a FashionNetwork l'assessore regionale Andrea Maria Antonini, reduce da un incontro con l'ambasciatore italiano a Parigi, rallegrandosi dell’avvio, a partire dal prossimo 27 maggio, dei voli diretti tra Parigi e Ancona e sottolineando che nelle Marche calzature e pelletteria rappresentano il 10,3% dell'export (1,29 miliardi di euro nel 2021), a cui si aggiunge il 4,1% generato dal tessile e abbigliamento (513 milioni di euro).
 
"È il distretto calzaturiero più importante d'Italia", sottolinea Antonini, parlando con giusto orgoglioso delle produzioni realizzate per maison come Gucci (Kering), Chanel, Loro Piana, Bulgari e Fendi (LVMH), che hanno investito localmente in propri stabilimenti. “Ci sono molte piccole e medie strutture, generalmente a conduzione familiare, e soprattutto portatrici di saper fare. E i marchi vengono da noi per cercare artigianato di nicchia, ma anche innovazione”.

Oltre all’abbigliamento femminile di Mape Fashion, ai cappelli Atum e alle borse e accessori di Arrhe Studio, le Marche sono state rappresentate a Première Classe principalmente dai produttori di calzature, con Alberto Fasciani, Camerlengo, CPB Dei F.lli Pitolesi, Ducanero, Falc e Ottaviani per i brand misti, e per le collezioni donna da Bruno Trotti, Beppe, Fauzian Jeunesse, Fru.it e Strategia. Senza dimenticare Gal.men, Frago e King Tartufoli.
 
A livello italiano, le Marche totalizzano il 5,7% di quota di mercato nell'export di calzature e accessori. Export destinato principalmente a Germania e Francia, verso le quali nei primi nove mesi del 2022 le esportazioni sono aumentate rispettivamente del 20% e del 27,4%. Seguono Stati Uniti (+54,9%), e Cina (+133,1%).


Commercio estero per Paese di calzature e accessori prodotti nelle Marche - Regione Marche


Oltre alla presenza di proprie delegazioni a fiere come Première Classe, le Marche lavorano a livello internazionale soprattutto organizzando con la Camera di Commercio di New York l'arrivo di buyer nelle loro fabbriche. “Perché negli Stati Uniti come in Francia si giudica dalla qualità”. Oltre a Cina, Giappone e Corea del Sud, le Marche guardano anche ai mercati africani emergenti, come la Nigeria, dove si sta formando una classe benestante.
 
La Russia è oggi il quinto mercato per le calzature marchigiane. “Un grosso problema perché era il nostro mercato principale!”, sottolinea Andrea Maria Antonini. “La guerra ha ridotto gli scambi di oltre il 25% nell'ultimo anno. Pensavo sarebbe stato peggio, ma le persone hanno trovato il modo, passando per Serbia, Svizzera e Turchia, di continuare il commercio con la Russia”.
 
L'assessore ha citato come esempio il marchio King Tartufoli, che ha un proprio negozio di scarpe a Mosca e continua a poterlo rifornire. “Paesi ex-sovietici come Kazakistan e Uzbekistan possono in parte compensare la perdita sperimentata con la Russia”, aggiunge.


Il brand Fru.it esponeva al salone Première Classe - Fru.it


Per quanto riguarda la concorrenza, le Marche guardano al Portogallo, a sua volta Paese con “una grande tradizione calzaturiera”. Ma anche alla Francia, “che ha un forte tessuto industriale nella pelle e nelle calzature”. Ma è soprattutto la Turchia a essere tenuta d’occhio dai produttori marchigiani, il Paese più competitivo in termini di prezzo. «Inoltre è una filiera che si forma molto in Italia: se i cinesi ci copiano male, i turchi ci copiano molto bene», dice sorridendo Andrea Maria Antonini.

Come i loro vicini francesi, i produttori di abbigliamento e calzature italiani vedono nel reperimento di nuove risorse un problema crescente. E questo è particolarmente vero nelle Marche, rinomate per il livello qualitativo generalmente elevato delle sue produzioni. Per soddisfare la crescente domanda, la regione sta sviluppando nuovi centri di apprendistato e quest'anno ha aumentato i budget dedicati ai centri di formazione specializzati. “Per le nostre calzature essere generalisti non basta più: serve una manodopera sempre più specializzata e qualificata», spiega l'assessore regionale, il quale fa notare che alcuni istituti di formazione sono già attivi, con la quasi certezza di trovare occupazione in loco. “E abbiamo coinvolto le aziende nel processo, in modo che siano implicate nella trasmissione del saper fare”.


Anche il brand Strategia era uno dei 17 espositori marchigiani presenti a Première Classe - Stratégia


La regione non è immune nemmeno dall'esplosione dei costi energetici che minaccia l'industria tessile europea. Assessore regionale all'energia, Andrea Maria Antonini è stato sentito dalla Commissione Europea per richiedere ulteriori fondi, visto il caso particolare delle Marche. Fondi ottenuti. "La regione soffre di un deficit energetico molto elevato e di una rete a bassa potenza, il che significa che la maggior parte dei progetti locali oggi si basano sull'energia", spiega Antonini, riferendosi ai progetti di alimentazione elettrica alternativi basati su idrogeno, fotovoltaico o turbine eoliche. "Tutti gli industriali regionali chiedono di essere più sostenuti da Bruxelles; stiamo attualmente preparando la ridistribuzione locale degli aiuti".
 
La responsabilità sociale e ambientale non è messa in secondo piano. Le Marche affermano di essere la prima regione d’Italia ad aver predisposto un protocollo per la valutazione green delle imprese, su criteri presentati come elevati. “La Regione è molto attenta a queste questioni, ma il fatto è che le aziende si erano si erano già attivate autonomamente su questi aspetti. Da un lato perché sono sensibili a questi temi. Ma anche perché sono commercianti, e hanno capito che non si trattava più di una scelta”, conclude Antonini.

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