A Parigi, Hermès celebra il ritorno ai grandi spazi aperti
Per la prossima estate, la donna Hermès sogna ampi spazi aperti. Vuole riconnettersi con la natura e respirare a pieni polmoni, pronta ad intraprendere grandi sfide sportive. Per assecondare i suoi desideri post-Covid, dopo due anni di pandemia, l'enorme sala del Tennis Club de Paris, che sabato ha ospitato la sfilata Primavera-Estate 2023 della maison parigina, si è trasformata in un deserto, grazie a un tappeto di seta color sabbia e ad una grande duna centrale dai colori cangianti.
Accompagnate da una colonna sonora elettronica, in uno spirito da rave party in mezzo al deserto californiano, le modelle si precipitano in passerella in outfit semplici e pratici nei colori della terra (beige, arancio, marrone, caramello). Sono come sospese nell'assenza di gravità su scarpe impreziosite da una suola vuota composta da una lastra di carbonio, che dona loro una sensazione di leggerezza e galleggiamento. Modelli, firmati dal calzolaio Pierre Hardy, collaboratore di lunga data della maison, che ricordano i sandali sopraelevati giapponesi.
Cappotti, short a vita alta, pantaloni, mantelle con cappuccio, parka, giacche, trench... Il guardaroba, tagliato in diverse pelli, dal vitello liscio all'agnello, passando per il vitello effetto scamosciato double face, e in robusti tessuti tecnici idrorepellenti, è composto di abbigliamento pratico e funzionale in uno spirito da escursionismo e campeggio selvaggio. Così il gilet di pelle incorpora nel dorso uno zaino, i giromanica delle canotte sono molto ampi, come quelli delle maglie sportive, le tasche sono decorate con una fibbia in metallo che ricorda il mondo dell'arrampicata, così come i cordini nautici o da free climbing, che s’impadroniscono del guardaroba.
A volte sono legati in vita come una cintura. Altre volte, vengono infilati in occhielli di metallo, che bordano le gambe di una tuta-pantalone color terra di Siena, o in chiusure in tessuto per comporre un lungo abito a strati realizzato a partire da tre sezioni di cotone bianco o seta colorata. Come spiega la direttrice artistica, Nadège Vanhee-Cybulski, a margine dello show, queste corde “vengono usate per trattenere, inguainare, creare volumi. Sono come accette con cui puoi drappeggiare”.
Un accessorio che rafforza la proposta della stilista - che dice di essersi ispirata al trekking e all'escursionismo - con “un lato sportivo utilitaristico, come dimostrano gli elementi presi da tende e zaini”. Quest’idea della tenda, che viene montata e smontata, percorre l'intera collezione attraverso giochi di allacciatura. Qui una gonna è trattenuta da due coulisse scorrevoli che si incrociano sul petto per essere appese dietro al collo. Altrove, consentono di collegare una gonna o un pantalone ampio a una maglietta corta, lasciando scoperta la vita.
A volte il cordino è sostituito da una zip, che corre lungo la vita di certi abiti baschi, per scoprire un fianco, aggiungendo un tocco sexy all'insieme. “La funzionalità può essere noiosa, motivo per cui ho voluto apportare anche della desiderabilità”, spiega la designer.
Per questo ritorno ai grandi spazi aperti, Nadège Vanhee-Cybulski ha disegnato una collezione chiaramente pensata per stare all’esterno, “con un lato protettivo e allo stesso tempo in armonia con la natura”, sottolinea. “Abbigliamento in stile ‘seconda pelle’ che comunica con il mondo che ci circonda”. Sensazione suggerita in particolare dalla tavolozza dei colori, che abbraccia tutta la gamma del sole fino agli ultimi bagliori rossi prima del tramonto, incarnata dal velo nero lucido che si sovrappone ad alcuni abiti rossi andando a scurirli delicatamente.
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