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Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
29 set 2020
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A Milano, la moda ha ripreso vita

Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
29 set 2020

Lungi dal fiasco annunciato da alcune Cassandre, la Fashion Week di Milano si è conclusa lunedì con un bilancio più che onorevole. La Camera Nazionale della Moda Italiana (CNMI) ha dimostrato la sua capacità di gestire un evento simile in tutta sicurezza, organizzando una Settimana che di fatto segna l'ingresso della moda in una nuova era. Inoltre ha offerto a tutti gli attori del mercato, presenti a Milano o che seguivano l'evento dall'altra parte del mondo, la dolce sensazione di un ritorno alla normalità.

Marco Rambaldi ha scelto di far sfilare le sue modelle per la strada - ph Dominique Muret


Primo punto positivo. È la prima volta che una Fashion Week ha un impatto ambientale così basso. Il centro di Milano non è mai stato così fluido in un periodo simile. Zero traffico, niente trambusto, nessuna isteria. Sono in molti a riconoscere che “questa volta è stato molto meglio”. Prendersi il ​​tempo per godersi una sfilata, senza dover correre trafelati a quella successiva, approfittare del momento in una certa convivialità, condividere emozioni con una comunità… Sono queste le nuove sensazioni offerte dalla Milano Fashion Week di settembre 2020, che non per questo è stata meno densa.
 
Con 21 sfilate fisiche in cinque giorni (contro le 19 in otto giorni di Parigi) e numerosi incontri e presentazioni parallele, che hanno beneficiato di un pubblico maggiore grazie alla superiore disponibilità di buyer e stampa, ma anche grazie al digitale, la manifestazione ha paradossalmente dato l'impressione di essere più ricca rispetto al passato.

“Considerando ovviamente la situazione attuale, è andata molto bene. Volevamo mostrare al mondo che è possibile continuare, convivendo con il virus, e ci siamo riusciti. Queste sfilate hanno mostrato la resilienza di marchi e aziende italiane, che hanno saputo adattarsi nonostante le enormi difficoltà causate dalla pandemia di Covid-19”, si rallegra il presidente di Camera della Moda, Carlo Capasa.

Philosophy ha sfilato in un giardino in completa sicurezza - ph Dominique Muret


“Molte persone si sono congratulate con noi, dicendoci di essersi sentite al sicuro a Milano in ogni momento grazie alle misure adottate”, aggiunge, sottolineando anche “l'incredibile impatto avuto dal digitale, con oltre 20 milioni di visitatori online”. Alcune centinaia di giornalisti hanno potuto essere presenti (contro le abituali migliaia), per lo più tedeschi, spagnoli, inglesi, svizzeri e scandinavi, ma anche alcuni giapponesi e molti russi.
 
Secondo i primi dati diffusi dalla Camera della Moda, la sua piattaforma digitale ha registrato durante questa Fashion Week un balzo del 125% rispetto alla Settimana della Moda maschile milanese di luglio, in termini di frequentazione. Essa ha generato 825.552 visualizzazioni dirette, mentre il suo spazio "Live Room", ospitato dal colosso cinese Tencent, ha registrato 26,1 milioni di visualizzazioni.
 
Le case di moda hanno fatto a gara di immaginazione per garantire la sicurezza dei loro ospiti e delle loro équipe. Un gran numero di sfilate sono state organizzate all'aperto, sotto i portici dei maestosi cortili di molti palazzi milanesi, e nei loro giardini, o anche in strada, come nel caso di Marco Rambaldi in Via Lecco, e persino in fondo a una piscina all'aperto, nel caso di Sunnei.
 
Il più delle volte, le case distribuivano mascherine e ogni volta hanno rispettato rigorosamente le distanze tra ogni spettatore. Tuttavia, distanziamento sociale non è stato sinonimo di stanze vuote. Dolce & Gabbana, che ha sfruttato un terzo della capacità abituale del suo teatro, ha avuto ad esempio 350 ospiti. E ovunque sembrava di assistere ad una sfilata normale.

Disciplina e distanziamento anche sotto la pioggia, qui da Sunnei - ph Dominique Muret


“Queste sfilate avevano un senso e penso che si sarebbe dovuto fare di più. Secondo me, i video digitali non lasciano segni. Certo, Milano era mezza deserta, ma era prevedibile. Siamo consapevoli che avremo davanti un altro anno identico”, si lascia sfuggire Riccardo Grassi, che guida lo showroom che porta il suo nome. Rispetto a luglio, il distributore italiano di moda ha raddoppiato il numero di visitatori sulla propria piattaforma online con questa Fashion Week, ma fisicamente il suo showroom registra il 90% di visite in meno rispetto allo scorso inverno.
 
Anche Beppe Angiolini, titolare del negozio Sugar ad Arezzo, si mostra soddisfatto di questa settimana phygital, che ha trovato ben bilanciata tra show fisici e video. Alcuni hanno lasciato il segno e alimentato discussioni ai piedi della passerella, come l'attesissimo défilé di Prada, con Raf Simons per la prima volta al timone dello stile al fianco di Miuccia Prada.
 
“Il momento è particolare e, viste le difficoltà incontrate, le collezioni non erano tutte al top, ma ho comprato molto”, confida il dettagliante. È vero che si è percepito l'impatto del lockdown su alcune collezioni, prodotte con meno risorse e meno tempo.
 
Nel complesso, gli stilisti milanesi sono tornati a una moda essenziale e concreta. Una vena minimalista ha attraversato la maggior parte delle sfilate con innumerevoli total look e abiti monocromatici in tonalità sorbetto o neutre. L'enfasi è stata posta su alcuni pezzi fondamentali, come il completo, l'abito con spalline sottili, la camicia da uomo, i pantaloncini, la gonna.

Valentino ha scelto un hangar immenso e areato - ph Dominique Muret


Da notare soprattutto l'utilizzo di tessuti tecnici, come il nylon, o di materiali classici, come cotone e seta, così come l'abbondante presenza di maglie e pizzi. In compenso, gli stilisti hanno fatto poco uso di stampe o decorazioni. Ad eccezione delle piume, che hanno utilizzato per impreziosire certi outfit, quasi a lanciare un appello urgente in favore della leggerezza.
 
Più che con disegni e stampe, gli stilisti hanno giocato con grafiche di design o motivi geometrici, come i pois o la scacchiera. L'altra grande tendenza è il patchwork, con l'idea di fondo di risparmiare denaro e di riciclare utilizzando gli avanzi di tessuti disponibili. Dolce & Gabbana ha costruito un'intera collezione su questo tema.
 
Non è sfuggito a nessuno, del resto, che tante case di moda hanno utilizzato modelli di tutte le età e di tutte le provenienze, comprese modelle taglie forti, come da Fendi e Versace. Alla fine, a Milano è stata presentata una Settimana della Moda veramente responsabile.

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