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Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
21 feb 2019
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4 minuti
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A Milano, gli stilisti emergenti si fanno sentire

Versione italiana di
Gianluca Bolelli
Pubblicato il
21 feb 2019

All’ombra di Gucci, grande nome del primo giorno di sfilate alla Settimana della Moda di Milano, il mercoledì, a fianco degli altri nomi abituali della Fashion Week, come Alberta Ferretti, N°21, Jil Sander o Moncler, l'ascesa del Made in Italy ha rivelato tutta la sua forza creativa, da Calcaterra ad Arthur Arbesser, passando per la cinese Anna Yang di Annakiki.

I vestiti avvolgono il corpo delicatamente da Calcaterra - DR


È stato Calcaterra a dare il via, presentando una collezione per l’Autunno-Inverno 2019/20 molto ispirata, con capi maschili e femminili allo stesso tempo fluidi e consistenti. Calma e voluttà. Queste sono le parole che meglio riassumono il mood della sfilata.
 
I cappotti-kimono o le ampie mantelle in lana pettinata sono indossati tono su tono con top dai volumi drappeggiati o maglie aderenti su pantaloni che scivolano all'infinito sulle gambe. Questi total look eleganti e confortevoli, declinati in una tavolozza colori che va dal bianco ai colori della terra (cioccolato, bronzo, verde, grigio), hanno un’aura estremamente rassicurante.

“Per me la bellezza si trova nel quotidiano e nel benessere. Una donna può essere chic nella semplicità indossando una maglietta bianca e un blazer. In questa stagione ho proprio giocato sulla giacca da uomo, che per la donna si trasforma di volta in volta in abito, cappotto o accessorio”, spiega Daniele Calcaterra nel backstage.
 
Ispirato dalla celebre aviatrice statunitense Amelia Earhart, che ha attraversato l’Atlantico con una trasvolata solitaria nel secolo scorso, lo stilista ci fa imbarcare per un volo a lunga distanza fra il cielo (con i volumi aerei di abiti multistrato e lunghe tuniche dai tessuti impalpabili) e la terra, dove queste eroine dell’aria, indossando cuffie da aviatore con le alette paraorecchie, atterrano al suolo indossando sofisticate combinazioni di cuoio satinato o tweed, oppure degli abiti-paracadute.

Asimmetrie e volumi caratterizzano la collezione di Calcaterra - DR


Anche Arthur Arbesser celebra la bellezza del quotidiano. Per il suo défilé, organizzato in un'enorme palestra per arrampicate, ha invitato a sfilare alcuni dei suoi amiche. “Amiche che indossano le mie creazioni nella loro vita quotidiana”. La sua donna oscilla fra la borghese milanese e l’artista mitteleuropea, tra rigore geometrico e fantasia colorata, in un’esplosione di tonalità saturate. Turchese, lilla, marrone, rosso, oro.
 
Le ragazze indossano stivali verniciati alti fino alla coscia dai toni vivaci. Alle loro orecchie pendono sculture miniature in metallo, opere della designer di gioielli Nathalie Jean. Gli abiti eleganti e talvolta austeri, con lunghe gonne plissettate abbinate a camicette classiche, si alternano a silhouette più particolari, dove i quadretti multicolori di una tunica di seta si scontrano con le losanghe bianche e nere di un maglioncino, mentre un abito color mandarino fluorescente sporge da un cappotto nero, creando uno scintillio inaspettato.
 
Per concepire questa collezione, il designer si è rifocalizzato sul proprio universo, sia attraverso il suo viaggio di viennese trapiantato a Milano, partendo dalle prime collezioni che ha realizzato, sia attraverso l'intimità del suo laboratorio di Sant’Ambrogio, nel centro storico di Milano, dove crea i propri vestiti insieme a tre collaboratori.
 
Il vecchio abaco di legno posato sulla scrivania del suo ufficio finisce così su una camicetta di seta trasformato in micromotivi stampati. Un pezzo di loden austriaco si trasforma in gonna asimmetrica, le melagrane rosse di una vecchia collezione s’invitano su un vestito.

Arthur Arbesser gioca sulle geometrie - DR


È ancora un’altra bellezza quella che celebra Annakiki, in una collezione che ambisce ad essere un inno all’imperfezione. "You are beautiful" proclama in lettere bianche su felpe neri a due colletti la stilista cinese Anna Yang, che si divide tra Shenzhen e Milano, dove ha appena aperto uno studio che impiega dieci persone.
 
“La ragazza Annakiki non è certamente la più bella della classe, ma possiede una vera personalità. Quando la incontri vuoi sapere chi è. Le sue imperfezioni forgiano il suo stile, potente e autentico”, spiega la stilista nel backstage.
 
I volumi sono oversize, i colori scintillanti, i materiali super brillanti o traslucidi. I modelli mescolano allegramente gli stampati animalier in sinuosi abiti ghepardati, cappotti e body zebrati oppure pantaloni, stivali alti alla coscia e minigonne ad effetto pitone. Le maniche si gonfiano su un mini abito da sera o su una camicia bianca, le spalle si gonfiano nei cappotti, le maniche di un tailleur a quadretti in lana mohair si deformano in sinuose forme arrotondate.

Un look firmato Annakiki - ph Dominique Muret


Altrove, le cuciture ondeggiano in rilievo su un grande cappotto rosa o un giaccone rosso, mentre una moltitudine di bozzoli in velluto vermiglio si rizzano su un cappotto per un effetto corallo. Un guardaroba eclettico, fatto per raggiungere il maggior numero possibile di persone.

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