A Firenze e Milano, l’uomo è tornato ai fondamentali
L’ondata dello street e dello sportswear total look è arrivata alla fine? Il look sportivo con tute e maglioni ovunque onnipresenti, che ancora dominava le collezioni l’estate scorsa, si è fatto molto più discreto in questa Settimana della Moda maschile italiana, che ha segnato il debutto della stagione a Firenze l’8 gennaio con il salone Pitti Uomo, e si è conclusa lunedì 14 con l’ultimo giorno delle sfilate milanesi.
Una cosa è sicura: il pantalone classico ha detronizzato i pantaloni della tuta da jogging! Riappare addirittura la cravatta in alcune collezioni. Lo sport non è scomparso dal guardaroba maschile, certo. Anche se ha definitivamente liberato il corpo dalle catene tradizionali, ora è meno visibile, e si fonde maggiormente con una silhouette dai contorni più classici. Allo stesso modo, i motivi animalier e i bagliori dei colori fluorescenti punteggiano ancora il guardaroba, ma solo con piccoli tocchi, su qualche capo qua e là, oppure su un colletto o un bavero.
In realtà, mai gli stilisti hanno proposto tanti abiti come in questa stagione per l'autunno-inverno 2019/20. Il tipico vestito del menswear è declinato in tutte le maniere: grafico e slim in tessuto jersey, casual mescolato con t-shirt e sneakers, classico in tweed, extra-large un poco grunge, ecc. Senza contare i quadretti, così caratteristici, che si trovano dappertutto.
Il completo da banchiere e il blazer incrociato con il pantalone ampio con le pieghe, un po’ retrò da anni ‘40, vincono il premio di modelli più popolari, con una grande enfasi data al motivo Principe di Galles. Come ha evidenziato soprattutto la sfilata di Dolce & Gabbana, incentrata sul tema dell’eleganza, che, più di qualunque altra, ha illustrato questa svolta. Con i loro completi a tre pezzi e i loro lunghi cappotti tagliati in tessuti sontuosi, i due designer hanno illuminato la scena, strappando anche qualche lacrima d’emozione quando hanno svelato completi impeccabili realizzati in meravigliose lane pepe e sale o a spina di pesce, che non si vedevano da anni sulle passerelle maschili.
“Questa settimana si è assistito a una reazione contro lo streetwear, nel desiderio di vedere un uomo più elegante, sobrio e raffinato. Ma le collezioni continuano ad essere piuttosto schizofreniche, senza più nessuna tendenza veramente marcata”, analizza Beppe Angiolini, a capo dei negozi Sugar ad Arezzo e nuovo direttore artistico del concept store milanese di lusso Excelsior.
Ritorno al classico sì, ma con quel tocco fashion vagamente disinvolto che fa la differenza e ringiovanisce immediatamente la silhouette. Così, in questa stagione gli stilisti italiani hanno decretato l’accettazione consapevole dell’imperfezione e del disordine. Il pullover s’indossa sulla giacca o persino direttamente sul piumino (ancora più chic), quando non s’infila sotto la camicia, come ha suggerito Miuccia Prada. Camicie e giacche sono indossate doppie e si abbottonano distrattamente l’una sull’altra (Marni, Bed J. W. Ford), mentre il coreano Beyond Closet esplora la camicia sulla giacca.
La silhouette si arrotonda leggermente, con volumi più cocoone avvolgenti e vestiti destrutturati. In generale, maggiore attenzione è rivolta alla qualità e soprattutto allo sviluppo sostenibile, ai materiali naturali e ai know-how ancestrali, mentre la tecnologia è posta al servizio dell’ecologia per produrre inquinando di meno, mettendo a punto nel contempo vestiti sempre più performanti.
Questa sessione sembra aver decretato anche il ritorno alle stagioni (normali). In inverno, l’accento viene messo sul grande freddo e le temperature polari. Al Pitti Uomo, le installazioni a forma d’igloo era molto trendy, mentre a Milano, Billionaire ha fatto cadere la neve su un campo di polo allestito in un chiostro.
Gli ampi parka e le giacche di montone diventano i capi imprescindibili di questo vestiario, dove sono in evidenza anche le scarpe da montagna con lacci e suole dentellate, senza dimenticare i solidi guanti di pelle. La montagna ha molto ispirato i designer italiani, dai ‘sovrapantaloni’ da sci di Dsquared2 ai completi da sci tecnici per ascese dell’Himalaya di Les Hommes.
Tutto il repertorio “Mountain chic” passa da qui, con un grande focus sull’outdoor, ma anche sulle tradizionali camicie a quadri e sui maglioni con fantasie alpine. Da notare, inoltre, l’ingresso in forze nel guardaroba maschile della lana riccia o cotta, con abbondanza di giacche e cappotti felpati.
In sostanza, un buon debutto di stagione, come hanno sottolineato molti espositori incontrati al Pitti Uomo. “Per noi è stato molto positivo. È un salone molto qualitativo, in cui scriviamo buoni ordini. Abbiamo visto molte persone, specialmente asiatici, fra giapponesi, coreani e cinesi, ma anche americani, inglesi e tedeschi. Al contrario, nessun francese, se non i commercianti”, commenta Stan Chaveau, Export Manager di Armor-Lux. Stessa storia dal piccolo marchio francese di cappelli Béton Ciré: “Abbiamo preso diversi ordini, dopo che negli ultimi due o tre Pitti il loro ritmo era rallentato”.
Nel complesso, tuttavia, il saldo finale del salone fiorentino sembra non eccezionale. Gli organizzatori hanno annunciato visitatori in linea con le stagioni precedenti, con la presenza di 24.000 buyer, il che significa un calo del 4% rispetto a gennaio 2018, quando erano stati 25.000. Il Pitti Uomo ha sofferto soprattutto del calo dei compratori italiani (-8%) e francesi (-11%), mentre gli operatori di Hong Kong e Canada sono aumentati rispettivamente dell’11% e del 10%.
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