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Pubblicato il
13 giu 2019
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A Pitti sfila il Baudelaire di Givenchy

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Ansa
Pubblicato il
13 giu 2019

Sfila a Firenze, nei giardini di Villa Palmieri, tra piante e aiuole che disegnano labirinti di verde intenso, il giovane Charles Baudelaire disegnato da Clare Waight Keller, direttrice creativa della maison Givenchy, ospite d'onore di Pitti Uomo 96. Il poeta maledetto de I fiori del male viene evocato dalla designer inglese che ha realizzato l'abito da sposa di Meghan Markle attraverso completi con giacche tre bottoni o doppio petto, dai volumi ampi, che sposano nuance di chiaroscuro, per superfici la cui narrazione evoca la poesia tenebrosa di Baudelaire.

@givenchy


Una sfilata dove anche le modelle indossano i capi maschili, a conferma che lo stile a-gender è quello vincente tra le sfilate viste a Pitti finora. La palette si tinge infatti delle sfumature pallide della rosa damasco, del panna, del blu polvere e del rosso, affiancate dai toni notturni del blu notte, bordeaux e canna di fucile. "Ho voluto creare una commistione di estetica di mondo antico e moderno”, spiega la stilista nell'anteprima, “per la mia collezione-debutto con l'uomo, su cui ho riflettuto per due anni prima di realizzarla. Ma ho voluto evidenziare anche il legame tra Italia e Francia. Voglio trasmettere un'energia palpabile, un senso di urbana mascolinità che nasce a Parigi e raggiunge i colli fiorentini. Potete percepire l'unione tra questi paesi con i disegni dei giardini alla francese e all'italiana che sono a Villa Palmieri, dove si respira anche molta sensualità, visto che il Boccaccio ci ha scritto il Decamerone".

Visioni di classicismo attraversano i labirinti dei giardini della Villa e si deformano trasformando la flora Art Nouveau. "In effetti”, aggiunge, “pensavo anche ai disegni della tappezzeria, a quei tappeti antichi che sono in tutti i palazzi di Firenze. Poi lo zio del marchese Hubert de Givenchy fabbricava tappeti", rivela mostrando una foto d'epoca su una parete. Linee rilassate caratterizzano le giacche tre bottoni o doppiopetto, morbide (talvolta senza maniche) con spalle anni Novanta, in lucente cotone tecnico, quadri grafici o accennati gessati, accostati a pantaloni anni '90 a gamba larga o dritta con in vita cinture doppie o a catena.

@givenchy


"In realtà ho disegnato dieci tipi di pantaloni diversi da cambiare con le giacche nei miei 60 outfit", rivela. I top, da ciclista in rete con stampa o a fiori e maglia tecnica, avvolgono il busto come una seconda pelle sotto giacche sartoriali o realizzate in tessuto tecnico ("I tessuti vengono dalla Corea, un paese che ha grande creatività), vengono indossate anche con maglie squadrate a manica corta e pantaloni cargo in un gioco di codici formali e informali.

Rimanendo in tema, la calligrafia gotica di Fleurs du Mal viene frammentata per comporre stampe astratte, mentre una serie di anorak doppiati e parka vaporosi sono contraddistinti da tessuti coreani ultra-leggeri metallici e lucenti o da vellutato nylon. Nata a Beauvais e sviluppatasi tra gli arazzi di "La Manufacture des Gobelins", la propensione di Hubert de Givenchy nei confronti della sfarzosità barocca rinasce nei jaquard italiani d'archivio, con i soprabiti e i pantaloni che si trasformano lasciandosi alle spalle i motivi floreali per abbracciare nuove forme pixellate. La stravaganza della tecnica espressa dai giacconi ricoperti da luccicanti canottiglie, molto rock anni Novanta, si ritrova nei rigati argentati e viene sottolineata da voluminosi foulard in crespo regalando un'interpretazione disinvolta dell'abbigliamento da sera. In un equilibrio di performance ed eleganza, gli accessori riuniscono un ampio ventaglio di dettagli raffinati e funzionali. Motivi classici e industriali s'intrecciano dando vita a gioielli a catena con perle d'ispirazione barocca, cinture dalla chiusura magnetica, borsoni e zaini da trekking in pelle e jacquard a catena impreziositi da chiusura gioiello.

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