A Parigi la sartoria d’avanguardia torna d’attualità, in un momento fashion alquanto insurrezionalista
È sempre istruttivo, in termini di moda, tornare a Parigi, dopo 10 giorni passati a scarpinare in giro per l'Europa – da Londra a Firenze a Milano – e iniziare a testimoniare di collezioni di abbigliamento maschile realizzate da designer che capiscono veramente il concetto di sartoria d’avanguardia. Questo e una certa atmosfera insurrezionalista, sebbene con una sfumatura di speranza, hanno dominato gli ultimi due giorni delle sfilate di Parigi.
Sia Yohji Yamamoto che Dries Van Noten hanno prodotto collezioni ben dimensionate e tagliate meravigliosamente in proporzioni inaspettate, che si tratti di giocare sull’idea di uniforme o sull’effetto nostalgia. Con i manifestanti dei ‘gilet gialli’ sempre presenti nei pensieri di tutti a Parigi, su tutti i défilé regnava un’atmosfera un po’ da ammutinamento. Da Undercover, lo stilista Jun Takahashi si è isprato all’immaginario violento di Arancia meccanica; invece Demna Gvasalia da Vetements ha fatto riferimento ai tifosi di calcio, ma soprattutto al Dark Web, in uno spettacolo suggestivo allestito all'interno del museo di storia naturale di Parigi.
Yohji Yamamoto
Il generale Yohji Yamamoto marcia sempre al suo ritmo. E lo ha fatto di nuovo, presentando una straordinaria collezione di ispirazione militare, messa in scena nella sua sede di Les Halles in un gelido giovedì sera a Parigi.
In una dimostrazione di stile quasi impeccabile, Yamamoto ha giocato misteriosamente con motivi militareschi – cordoncini, insegne, emblemi e soprattutto bottoni – per dare nuova vita a una delle più antiche ispirazioni del menswear – le uniformi militari. Ha tagliato giacche da artigliere con bottoni in modelli tangenziali; ha rifinito grandi cappotti da generale con corde e fili e ha realizzato cappotti da ufficiale prussiano con grandi pattern astratti, notevoli stampe a ragnatela e teste di tigri dipinte a mano. Persino la giacca da ussaro è stata reimmaginata come un montgomery con un grosso alamaro. Il tutto sullo sfondo musicale di “Amazing Grace” e assoli di chitarre blues, in uno show davvero pregevole.
“L'abbigliamento dell'esercito ha influenzato la moda per generazioni. Volevo mostrare il meglio dell’artigianalità delle uniformi. Anche se in questo caso volevo aggiungervi un messaggio di speranza” ha detto il designer, come sempre sibillino.
Dries Van Noten
Anche se Dries Van Noten alla fine sarà ricordato soprattutto per la bellezza dei suoi tessuti e la capacità di fondere perfettamente idee etniche e moderne, le persone tendono a dimenticare che questo designer belga è anche in grado di tagliare come un chirurgo.
E il Dottor Van Noten era proprio al suo meglio chirurgico giovedì sera, in una brillante esibizione di capacità di tagliare i vestiti, nella quale sono stati presentati quelli che con tutta probabilità saranno i migliori nuovi abiti che potremo vedere a Parigi in questa stagione. Van Noten ha chiamato questa collezione “Nostalgia del Futuro”, in italiano, un esempio di quante idee molto italiane si stiano riversando nella sua opera da quando ha acquistato una casa per l’estate a sud di Napoli.
La sua idea principale è stata di tagliare dellegiacche doppiopetto a collo alto con popeline e lana militare, dai baveri larghi e appuntiti, e abbinarle a pantaloni di dimensioni elefantesche, e tuttavia straordinariamente fluidi. In tonalità carbone, whip-chord e lana pettinata erano tutti fantastici, e indossati con evidente fierezza dai modelli.
In uno show cerebrale, in occasione del quale molti artisti alla David Bowie e Andy Warhol hanno potuto parlare di arte e ispirazione in varie interviste, l'altra grande novità è stata lo splendido uso di motivi organici e optical tie & dye – in impermeabili trapuntati e parka molto maschi. Nel complesso, una dichiarazione di moda estremamente sicura ed autorevole.
Undercover
Impossibile sapere o decifrare dove è iniziata e dove è finita la portata della collaborazione, in questo ultimo show di Undercover, che presentava una serie di look ideati in coppia dal fondatore della casa di moda, Jun Takahashi, e dal designer di Valentino Pierpaolo Piccioli. Il défilé è culminato coi risultati della collaborazione con Piccioli; dopo che i due stilisti avevano mixato immagini di Edgar Allan Poe, David Bowie e Ludwig Van Beethoven.
Ma il tema principale era molto più violento: Arancia meccanica di Stanley Kubrick. Lo show si è persino aperto con tre menestrelli che giravano nell'Espace Wagram con bastoni da passeggio e indossando le stesse maschere che Malcolm McDowell e i suoi sodali portavano nell’atroce scena di stupro del film. Tutti i dettagli del look del teppista interpretato da McDowell sono stati sfruttati da Takahashi, fino alla sua bombetta, visti su parka di nylon, grossi piumini, e anche enormi guanti da motociclista in montone. Una sfilata brillante sul piano tecnico, ma forse un po’ troppo letterale, didascalica nel suo messaggio fashion, e che dunque non ha certo rappresentato un grande momento della storia dell’abbigliamento, ma sicuramente un meraviglioso lavoro di teatro di moda.
Vetements
Abbiamo potuto assistere a una visione dark della moda da Vetements, dove lo stilista Demna Gvasalia ha riflettuto sul Dark Web all’interno della Grande Galerie de l’Evolution.
Molte figure indossavano maschere, con fori tagliati per far emergere appena gli occhi; la maggior parte sfilava con quell’estetica oversize che Demna ha fatto sua. Gli enormi e gonfi piumini e giubbotti che indossavano rispondevano agli animali impagliati del museo, dai trichechi agli gnu. Sulle felpe erano scritte cose come 'It’s Hocus Pocus Time Bitches' (“E ora abracadabra, stronzette”). C'era un'atmosfera anti-globalista in questa collezione, anche se alcuni dei manifestanti indossavano abiti da sera in velluto rosa sotto le felpe e uno aveva addirittura uno zaino di velluto a forma di scimmia.
Ma questo è stato uno show dark, riferendosi al "pazzo, spaventoso sottofondo oscuro di Internet", ha detto il designer.
Tanto che i suoi modelli finali hanno sfilato con le teste completamente coperte, utilizzando i telefoni cellulari per trovare la strada lungo la passerella. Uno show potente, anche se certamente non la collezione migliore di Vetements, visto che troppo familiari erano i tagli, le forme e le linee dei vestiti.
“Maschere e cappucci ci permettono di proteggere la nostra identità e consentono di protestare più facilmente. I geek sono diventati i nuovi punk. Dal momento che hanno infranto tutte le regole inventando il telefono cellulare”, ha detto lo stilista, che ancora non ha un account Instagram.
“Instagram è come un terzo lavoro. Non ne ho il tempo!”, ha aggiunto, indossando una tuta in nylon del Manchester United.
Tifa lo United? “Beh, voglio mostrare unità e incoraggiarci a stare uniti, e mi piace Manchester”, ha risposto Demna in modo divertente, ma rimanendo impassibile.
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