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Ansa
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Pubblicato il
24 mar 2009
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A New York architetti Usa che cambieranno milano
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Ansa
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24 mar 2009
24 mar 2009
Entrambi statunitensi, entrambi architetti di fama internazionale, entrambi autori di progetti avveniristici che hanno cambiato e cambieranno il volto delle metropoli di tutto il mondo. Daniel Libeskind ed Henry Cobb in comune non hanno però solo la notorietà e una carriera costellata di successi: amano l'Italia e hanno messo il loro cappello su progetti che renderanno Milano una New York in miniatura.
Proprio per il loro filo diretto con la capitale italiana della moda, i due architetti hanno incontrato la delegazione lombarda a Manhattan a fine febbraio per promuovere, in concomitanza con le passerelle della 'fashion week' di New York, il sistema della moda lombarda negli Usa. Negli incontri Libeskind e Cobb hanno fatto anche il punto sui loro 'masterplan' milanesi.
Il primo, che ha firmato tra l'altro la riprogettazione di Ground Zero, è impegnato nella riqualificazione dell'ex quartiere fieristico di Milano (255 mila metri quadrati lasciati liberi dopo il trasferimento nell'area di Rho-Pero) ed è autore di uno dei tre grattacieli che svetteranno al centro dell'area. Cobb, invece, con il suo studio Pei Cobb Freed & Partners, ha vinto la gara internazionale per la realizzazione del Pirellone bis, la nuova sede della Regione Lombardia. Progetti mastodontici che nel capoluogo lombardo sono stati anche guardati con sospetto.
Il grattacielo di Libeskind è stato contestato per la sua forma curva e le sue dimensioni. Ma l'architetto non teme le polemiche: "Quello di Citylife non è un progetto stravagante - ha detto - ma un complesso sostenibile, funzionale e flessibile perché capace di rispondere alle nuove trasformazioni che subirà Milano anche grazie all'Expo". Henry Cobb, già amante del Pirellone per "la sua perfezione nelle proporzioni", ha parlato del grattacielo bis come di "una struttura che si adegua al contesto, anche alla luce della riqualificazione dell'area Garibaldi-Repubblica, e che si assume la responsabilità di avvicinare sempre più le istituzioni ai cittadini".
Amanti di un'architettura dinamica, "che si sviluppi insieme alla città",i due progettisti statunitensi sono accomunati anche da un sogno: quello di lavorare a tu per tu con stilisti italiani. Perché moda, design e architettura sono per loro "indissolubilmente legati". Pur con una differenza: per Libeskind la moda è "qualcosa di mortale" mentre l'architettura "non muore mai". Henry Cobb non è così netto, ma ammette: "Certo la moda cambia più rapidamente dell'architettura".
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