Pubblicato il
22 mag 2009
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100.000 ettari di cotone transgenico in Burkina Faso
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22 mag 2009
22 mag 2009
OUAGADOUGOU (AFP) – Il Burkina Faso ha deciso di seminare nel 2009 e 2010 più di 100.000 ettari di terreno a cotone transgenico, nella speranza di incrementare la produttività e il reddito degli agricoltori. Tuttavia, il progetto, sostenuto dall'azienda Usa Monsanto, ha sollevato forti proteste nel Paese africano.
- Foto : AFP |
Dopo il Sudafrica, il Burkina Faso è il secondo paese dell'Africa sub-sahariana ad aver promosso la produzione di cotone geneticamente modificato. L'anno scorso sono stati seminati 8.500 ettari di terreno. "Questo ci ha permesso di avere sementi sufficienti per estendere la produzione di cotone transgenico", ha spiegato un responsabile della Società di fibre e tessili (Sofitex), Georges Yaméogo. Si tratta di seminare "118.000 ettari", precisa il ministero dell'Agricoltura.
I ricercatori dell'Istituto dell'ambiente e delle ricerche agricole (Inera) hanno seguito la sperimentazione condotta in diverse aziende agricole, in collaborazione con l'azienda Monsanto che fornisce il gene, al termine delle quali è stata scelta la varietà Bollgard II. I promotori del cotone Bt sostengono che questa varietà presenta almeno tre vantaggi: ridotto utilizzo degli anti-parassitari, aumento del "30%" del rendimento per ettaro di terreno, maggiori profitti per gli agricoltori.
Questo tipo di cotone è stato geneticamente modificato per resistere ad alcuni parassiti, dice Yaméogo, così "i contadini risparmieranno sui pesticidi" e "sarà tutelata la salute dei produttori, grazie a un minore utilizzo degli insetticidi". Anche Allassane Séré, responsabile di un'associazione che promuove l'utilizzo di ogm, Burkina biotech, sostiene che "nessuno si è preoccupato finora dei danni causati dagli anti-parassitari per il trattamento del cotone convenzionale".
"Le acque sono inquinate, i pesci muoiono, gli insetti sono stati uccisi", denuncia l'ex ministro dell'Agricoltura. Tuttavia, le organizzazioni non governative contestano con forza queste argomentazioni. Innanzitutto, ritengono che il cotone Bt non porti vantaggi ai piccoli agricoltori e che la sua coltura sia pericolosa a lungo termine per l'ambiente. "Nessuno studio indipendente ha dimostrato che questa tecnologia e questa varietà non causano danni", precisa l'ambientalista Yacouba Touré, membro della Rete degli attori verdi dell'Africa Occidentale.
Da parte sua il genetista Jean Didier Zongo, a nome della Coalizione di sorveglianza sugli ogm, smentisce invece la tesi secondo cui si avrebbe un aumento del rendimento, "che si ottiene in laboratorio, ma non per i contadini che lavorano all'aperto". Perchè il cotone transgenico risulti conveniente, le aziende di cotone hanno previsto di vendere il sacco di semente da 30 chilogrammi a 26.000 FCFA (39,6 euro), cioè 100 franchi (0,15 euro) in meno del cotone convenzionale. Il genetista Zongo teme tuttavia che a lungo termine la biotecnologia risulti inaccessibile ai produttori perchè "viene da Monsanto che potrà aumentare i costi".
Il contratto firmato dal gruppo americano con le autorità del Burkina Faso prevede che i geni rimangano di proprietà di Monsanto e che la varietà sia invece al paese. Riguardo ai vantaggi della vendita delle sementi, il 60% deve tornare ai contadini che li producono, il 28% a Monsanto e il 12% alle strutture di ricerca sul cotone Bt, secondo Séré di Burkina biotech. "Fate un paragone con la ripartizione delle royalties in India o in Sudafrica" dove opera Monsanto, invita Yaméogo, convinto che il Burkina Faso sia riuscito a negoziare un contratto vantaggioso.
Fonte: AFP
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