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Pubblicato il
2 nov 2020
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'Robottizzati', esperimenti di moda in mostra

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Ansa
Pubblicato il
2 nov 2020

"Poteva sembrare una follia mettere i robot al posto dei manichini con addosso abiti di Armani e di Moschino, pensando di fare una mostra dove la robotica incontra la moda e la cultura in un momento difficile come questo. Invece, eccoci qui, siamo fieri di aver creato assieme alla regione Lazio un evento del genere a Roma, che si dice non sia più una città della moda". Parola di Stefano Dominella, presidente della Gattinoni, che ha ideato e curato, con la direzione artistica di Guillermo Mariotto che disegna la stessa maison, la mostra "Robottizzati. Esperimenti di moda".


L'esposizione è stata presentata con una diretta su Facebook dai suoi autori, assieme all'assessore della Regione Lazio, Alessandra Troncarelli e a Rosalinda Celentano. Realizzata da Laziocrea con il patrocinio di Unindustria Lazio, è ospitata dal 31 ottobre al 24 gennaio 2021, a Palazzo WeGil, hub culturale a Trastevere della Regione Lazio, promotrice dell'evento, uno spazio aperto per la prima volta alla moda.

In mostra, abiti griffati su manichini tecnologici e robot: i capi iconici di grandi stilisti (da Courrèges a Pierre Cardin, da Paco Rabanne a Thierry Mugler, da Yamamoto a McQueen, passando per Armani, Moschino, Prada, Ferrè) e le creazioni di designer giovani allevati da Dominella, dialogano idealmente in un gioco di suggestioni e rimandi, con i robot in metallo della collezione privata di Roberto Pesucci di 40 chogokin, robot in metallo pensati per collezionisti adulti.

"Ho vissuto per cinque mesi a Nagoya in Giappone”, rivela Dominella, “e ho capito il significato dei robot per i giapponesi. I mecha, robot di dimensioni straordinarie comandati da un pilota all'interno, come Mazinga Z, Gundam, i Transformers, rappresentano per loro la fusione tra uomo e macchina, sono robot col cuore che incarnano l'idea del samurai, eroi contemporanei, i nuovi dèi, ì supereroi dell'Oriente".

Dopo tre anni ha preso forma la mostra con cui Dominella ha ricercato l'influenza della cultura dei mecha sulla moda e viceversa. "La mostra parte dall'allunaggio”, racconta Dominella, “visto che il primo uomo sulla Luna nel 1969, avvolto nella sua tuta spaziale, assomiglia a un robot, a un mecha. La tuta spaziale esposta è quella realizzata dalla Sartoria Nori per Harrison Ford in Apollo 3. Ma la prima missione, quella dell'Apollo 11 ha suggestionato tutta la moda e il costume a seguire. Addirittura ben prima del 1969 gli stilisti hanno iniziato a ispirarsi all'evento epocale utilizzando tessuti metallici, lurex, alluminio, paillettes e plexiglass. André Courrège è stato il primo nel 1964 con la collezione Space age. E proprio alcuni pezzi iconici di Courrèges, precursore della Sputnik couture, ispirata ai romanzi di Isaac Asimov e di Philip K. Dick, sono protagonisti della mostra".

Sempre intorno al potere attrattivo della Luna, ruota il brand di calzature Moon Boot, nato proprio il 20 luglio del 1969, il giorno dell'allunaggio. Anche Philippe Plein ha creato tute luccicanti ricoperte di cristalli e ha fatto sfilare in passerella un robot di dimensioni giganti che tiene per mano la top model Irina Shayk. "La Golden Lady Company”, aggiunge Dominella, “ha realizzato per la mostra con Mariotto 300 collant coloratissimi ispirati ai robot giapponesi esposti".

Al WeGil sono presenti le creazioni dei grandi nomi della moda internazionale, alcune delle quali provenienti da archivi storici e da collezionisti. "Questi capi li abbiamo Robottizzati", ironizza Mariotto. "Ma forse quando Armani o Moschino li hanno realizzati non pensavano ai robot", commenta Dominella. In mostra anche alcuni celebri costumi di scena di film iconici fatti dalle sartorie cine-teatrali Nori e Farani, i gioielli-insetto-robot realizzati dall'orafo Gianni De Benedittis del brand FuturoRemoto, il grande Gundam realizzato con la stampante 3D dal designer Silvio Tassinari di FabFactory, e i Robot Realistic, manichini robot dalle sembianze femminili e maschili dell'azienda milanese La Rosa.

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