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Ansa
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Pubblicato il
9 feb 2009
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"Rage": 14 personaggi per dire no a moda e glamour
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Ansa
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9 feb 2009
9 feb 2009
BERLINO, 8 FEB - "Lo sfruttamento della bellezza nel raggiungimento del profitto. Annichilita dal marketing, attaccata dall'avanzare dell'età e truffata dal culto del mondo delle celebrities". Questa la denuncia di 'Rage' ultimo film di Sally Potter passato ieri in concorso al Festival di Berlino.
Jude Law prima e dopo la trasformazione in donna per il film Rage |
Ma molti ieri, alla prima proiezione stampa, hanno lasciato dopo un po' quella sala conquistata con una lunga fila: a giudizio di tanti questa volta la regista inglese di 'Lezioni di Tango' avrebbe esagerato. Un'ora e mezzo di riprese, in piano americano, di attori che si confessano come in un confessionale del Grande Fratello a un interlocutore di nome Michelangelo, sono davvero troppi.
Troppi anche se quello che dicono diverte e fa pensare. Insomma solo primi piani e parole con dietro nulla, o meglio solo un fondo di colore compatto. Il tutto ripreso con una fotografia iperrealista e platinata proprio come richiede il mondo della moda. Novantanove minuti divisi in sei giorni e da quattordici personaggi tra cui un ragazzo e il suo website.
E ancora, in Rage, la morte di una modella e la crisi di una casa di moda di New York. Sullo schermo, compaiono così di volta in volta: dallo stilista alla manager, dalla modella al capo del marketing. E una volta nel 'confessionale' parlano dei loro sogni falliti, si confessano, raccontano le loro frustrazioni, discutono di globalizzazione nell'età dell'informazione, della loro voglia di sparire o apparire. Tra i personaggi c'é Jude Law nell'inedito ruolo di Mix, modella trans dalla bellezza folgorante in vena di coming out.
Ma ci sono anche, in questo film prodotto da Gran Bretagna-Usa, Judi Dench nel ruolo della critica; John Leguizamo in quello di bodyguard; Steve Buscemi in quello del fotografo Frank e Dianne Wiest in quello della manager della casa di moda. "Noi siamo così pieni di immagini platinate del mondo della moda che non riusciamo più a vedere oltre - spiega la regista della sua scelta stilistica minimalista -. Lo stesso vale per New York, super sfruttata.
Da qui la semplice soluzione di non mostrare né la città, né la maison in modo che il mondo intorno ai personaggi sia creato dall'immaginazione di chi guarda, dall'idea che uno ne ha, dalla cose che le persone sullo schermo dicono o non dicono". Per quanto riguarda i personaggi di Rage e il mondo che raccontano, "si vive - spiega la Potter - in una cultura ossessionata dall'apparenza e la fama, ma parti dell'industria della moda sono dipendenti dal lavoro clandestino, la cui invisibilità è garanzia di sopravvivenza.
Così proprio come Michelangelo l'interlocutore a cui si rivolgono tutti i personaggi che è appunto invisibile e non replica mai, un testimone assente il cui occhio fisso e che non giudica fa sì che i personaggi si aprano a lui in tutta libertà".
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